Nel marzo 2020 aveva fatto molto scalpore uno studio secondo cui c’era un minor rischio sintomi gravi con il Covid-19 nei fumatori. A distanza di oltre un anno, l’editore che l’aveva pubblicato l’ha ritirato, perché i due autori non avevano rivelato i loro legami finanziari con l’industria del tabacco.
I conflitti d’interesse
A riportare la notizia è Que Choisir, portale dei consumatori francesi, che ricorda come sebbene molti professionisti sanitari, inclusa l’Organizzazione mondiale della sanità, hanno ricordato che i fumatori erano maggiormente a rischio di forme gravi in caso di infezione da Covid-19, lo studio pubblicato sull’European Respiratory Journal, sosteneva il contrario. Adesso viene fuori che un autore è stato impiegato come consulente sulla riduzione del danno da tabacco. Il secondo ha condotto ricerche per un’organizzazione che riceve finanziamenti dalla Foundation for a Smoke Free World, essa stessa finanziata dall’industria del tabacco. Chiamata Nosmoke, produce prodotti per lo svapo e promuove la ricerca sulle sigarette elettroniche da parte dei produttori di tabacco.
Gli altri dubbi
In sé non è una frode scientifica. Ma come spiegano i redattori, “la Società europea per le malattie respiratorie [che pubblica la rivista, ndr] ha regolamenti interni che non consentono alle persone con legami con l’industria del tabacco di partecipare alle sue attività”. Inoltre, un’analisi pubblicata sul Bmj Journals, ha messo in dubbio la serietà di questo lavoro. I suoi autori hanno identificato, in diversi casi, “pregiudizi e carenze che potrebbero dare l’impressione sbagliata che il fumo protegga dal Covid-19. Attualmente, le prove a sostegno del paradosso del fumatore sono limitate e discutibili”.