Se ne è andato Carlo Ricchini: a lui si deve l’intuizione e la nascita de il Salvagente

Carlo Ricchini in uno scatto di Donatella Laureti

A Carlo Ricchini si deve la nascita di questo giornale. È stato lui a idearlo e a guidarlo nel 1989 come Enciclopedia dei diritti del cittadino. Un’intuizione che racconta solo in parte un grande giornalista che da oggi non c’è più

 

“Belin!”. Quante volte mi sono sentito apostrofare in questo modo, spesso col sorriso tra le labbra da Carlo Ricchini, il mio primo maestro di giornalismo. Spezzino, a capo di una redazione che curava le iniziative editoriali (quella che ha editato tanti libri indimenticabili de l’Unità e ha dato vita a tante altre iniziative di quel giornale), Carlo era giornalista e uomo vero e si era circondato di colleghi che avevano trasformato quelle stanze del terzo piano di via dei Taurini in un laboratorio di idee e in un esperimento editoriale continuo.

Aveva già dietro di se una carriera da grande cronista,  reportage indimenticabili, come i funerali di Berlinguer (con quel  titolo cubitale “Tutti” che dominava la copertina del giornale che è rimasto impresso per anni), ma anche iniziative geniali e visionarie.

Da Luisa Melograni a Eugenio Manca, da Sergio Sergi a Edoardo Garduni – con i continui passaggi di intellettuali come Antonio Santucci, Carlo Spriano, Giuseppe Boffa – quel nucleo di menti fertili passava dalle analisi sulle strade che stava prendendo l’Unione sovietica della perestroika a quelle sulla rivoluzione francese, alle opere di Gramsci. E ha prodotto collane di libri che ancora figurano degnamente nelle librerie di molti italiani.

Assieme a Sergio Staino fu protagonista di un parto per nulla facile nel giornale ancora organo del Pci: quello della stagione di Tango, un’esperienza mai comoda ma senza dubbio dirompente nel giornale allora diretto da Emanuele Macaluso.

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Una tra le sue creazioni – concepita e ideata assieme a Tito Cortese – è stata proprio il Salvagente. Il primo fascicolo settimanale dell’Enciclopedia dei diritti del cittadino uscì nel 1989, l’ultimo nel 1990 e rappresentò un successo e un caso editoriale nella diffusione de l’Unità. Tanto che una volta conclusa quella collana dopo oltre 70 monografie, il 21 luglio del 1990 Carlo iniziò a pensare a come offrire una seconda vita a quell’esperienza, progettando il settimanale che poi avrebbe diretto Rocco Di Blasi e che avrebbe fatto solo una piccola parte di strada con l’Unità per affrontare quasi subito il mare aperto come cooperativa editoriale di giornalisti e tipografici.

Una storia che dal 1989 a oggi ha dato ragione alla grande intuizione di Carlo: raccontare i diritti del cittadino per far sì che non fossero percepiti come favori, una delle lezioni politiche e giornalistiche più grandi che ci ha consegnato.

Carlo Ricchini ci ha lasciato questa mattina, nella sua casa, circondato dai suoi affetti. Alla famiglia va un grande abbraccio da tutta la squadra di questo giornale