Se il governo utilizza ad arte un caso di cronaca per la sua crociata contro la cannabis light

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Il dipartimento antidroga del Governo ha diffuso un allerta dopo un caso di morte legato all’utilizzo di cannabis light contaminata da una sostanza sintetica. Da allora sono partiti controlli nei cannabis shop di tutta Italia. Un pretesto per fare pressione sulla magistratura che dissequestra regolarmente prodotti definiti stupefacenti da una legge pasticciata?

 

Il dipartimento antidroga del Governo ha diffuso un allerta dopo un caso di morte legato all’utilizzo di cannabis light contaminata da una sostanza sintetica. L’allert, infatti, recita: “Il Sistema nazionale di allerta rapida per le droghe del dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze, Presidenza del Consiglio dei ministri ha segnalato con un’allerta ai centri collaborativi del sistema un grave episodio, avvenuto nei giorni scorsi, legato al consumo di prodotti contenenti cannabis a basso contenuto di Thc (c.d. cannabis light) e un pericoloso cannabinoide sintetico denominato Mdmb-Pinaca”.

L’Mdmb-Pinaca

L’Mdmb-Pinaca, la cui potenza è molto superiore a quella del Thc, causa effetti imprevedibili, pericolosi, gravi e letali tra cui confusione, allucinazioni, vomito, perdita di coscienza e sedazione profonda. In Europa sono già stati segnalati casi di intossicazione grave e letale e, di recente, un decesso avvenuto in Italia è stato collegato al consumo di prodotti contenenti questa sostanza.

Il caso dello studente morto a Milano

Il caso a cui fa riferimento il governo è quello di uno studente turco precipitato dalla finestra di un bnb di Milano dopo aver fumato della cannabis light. Lo studente, deceduto a seguito delle lesioni dovute all’impatto, aveva comprato la cannabis in uno shop di Firenze. Secondo le analisi di laboratorio, la cannabis consumata dalla vittima era contaminata dall’Mdmb-Pinaca, e sarebbe stata comprata dal rivenditore fiorentino a Praga, con ogni probabilità inconsapevole della contaminazione. Fino a qui, i fatti.

L’allerta

Ma l’allerta del governo aggiunge: “L’Mdmb-Pinaca può essere presente in infiorescenze, resine o prodotti venduti come cannabis light e non è possibile riconoscerne la presenza a vista. Il Sistema Nazionale di Allerta Rapida per le Droghe monitora la situazione al fine di scongiurare ulteriori eventi pericolosi e in caso di sospetta intossicazione ed effetti avversi è operativo h 24 il Centro Antiveleni di Pavia”.

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Le critiche di Luca Marola, esperto di cannabis light

Secondo Luca Marola, considerato “il padre della cannabis light” in Italia, che ha subito un lungo processo da cui è stato assolto per aver venduto derivati da canapa con Thc basso nei suoi negozi, e oggi titolare di un canapaio a Parma, l’operazione ha una valenza politica: “Lanciare un allerta nazionale sulla cannabis light per un singolo caso di contaminazione, non si sa neanche se voluto o involontario, è ridicolo. I prodotti venduti nei cannabis shop sono derivati dai fiori dalla canapa industriale, che hanno un Thc molto basso. In questo caso la canapa è stato un vettore per una sostanza sintetica che nulla c’entra. È come se avessero trovato della cocaina su una rosetta e stessero lanciando l’allarme sul pane”.

Il nodo del Ddl sicurezza

Secondo il fondatore di EastJoint (il negozio di cannabis light che ha dovuto chiudere a causa del processo subito), a guidare il governo in questa mossa c’è la difficoltà legata al pasticcio dell’articolo 18 del Ddl sicurezza, che di fatto mette fuorilegge la cannabis light e i suoi derivati: “Nei prossimi mesi la Corte costituzionale dovrà esprimersi sull’articolo 18, e così anche la Corte di Giustizia Ue sulla compatibilità della normativa italiana con quella comunitaria. È probabile che entrambe le corti si esprimano a favore della commercializzazione della cannabis light. Del resto ormai da sei mesi, ad ogni sequestro operato nei negozi, segue un dissequestro da parte del giudice competente. Ed è logico: per confermarlo bisognerebbe dimostrare che stupefacente è qualcosa che stupefacente non è”.

Controlli e sequestri

Persino una parte della maggioranza aveva tentato con un emendamento alla manovra di restituire agibilità ai rivenditori di derivati da canapa industriale (quella con un Thc inferiore allo 0,3%), ma la norma è saltata a causa della contrarietà dei falchi anti-cannabis. “Il governo – ragiona Marola – ha così deciso di cavalcare il caso del ragazzo che ha usato della cannabis contaminata da Mdmb-Pinaca per lanciare un allerta e, ancora prima, diramare una circolare in tutte le procure affinché inviassero agenti nei canapa shop di tutta Italia. Dal 9 dicembre, in una settimana, sono circa 70 i controlli, con diversi prodotti sequestrati. Mi aspetto che a breve qualcuno lo rivendichi dicendo che sono stati sequestrati tot migliaia di chili di sostanze stupefacenti. L’esecutivo sta usando la scusa del Mdmb-Pinaca per tirare l’opinione pubblica dalla sua parte. Del resto, già nel 2028 ci aveva provato, inutilmente”.

I tentativi del governo di alzare l’allerta

Marola fa riferimento alle dichiarazioni secondo cui anche la cannabis light se concentrata poteva diventare pericolosa: “Un’operazione insensata, da piccolo chimico, che nessuno avrebbe mai fatto. E poi sarebbe stato come dire: il caffè se concentrato ad alte dosi può essere letale, vietiamolo. Adesso ci riprovano”, chiosa Luca Marola.

Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso delle aziende sugli oli

Intanto, il 15 dicembre, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di alcune aziende, smentendo la posizione del Tar Lazio che aveva ritenuto legittimo il decreto del ministero della Salute del 27 giugno 2024 che inseriva le composizioni orali a base di cannabidiolo tra i medicinali stupefacenti. Le aziende possono dunque lavorare, almeno per quanto riguardano le composizioni orali, come gli oli.