
Le varietà meno a rischio, i metodi di pesca a basso impatto ambientale, le indicazioni in etichetta: i consigli dell’associazione
Il cenone della vigilia si avvicina e tanti italiani porteranno in tavola piatti a base di pesce. Greenpeace ha stilato una mini guida per riconoscere le specie meno a rischio e i metodi di pesca meno impattante per fare una scelta sostenibile.
Gli stock ittici del Mediterraneo e del Mar Nero, ricorda l’associazione, mostrano segnali di ripresa incoraggianti: secondo le stime della Fao, nel 2025 la percentuale di stock sovrasfruttati – ovvero, pescati troppo – è scesa al 52%. “Una buona notizia? Senza dubbio. Ma c’è un problema: sempre secondo la Fao, nonostante la riduzione della pressione di pesca stia favorendo il recupero delle popolazioni ittiche, questi valori sono ancora lontani dagli obiettivi prefissati per garantire ecosistemi marini sani e resilienti”.
Innanzitutto cosa significa pesca sostenibile? È quella, precisa Greenpeace, praticata da piccole imbarcazioni con attrezzi selettivi che hanno un basso impatto sull’ambiente.
Il pesce di allevamento è sostenibile? “No, non è una soluzione virtuosa. Gli allevamenti ittici intensivi sono infatti estremamente dannosi per i mari: per allevare migliaia e migliaia di pesci, rinchiusi in gabbie, gli ecosistemi marini possono essere inondati di deiezioni, mangimi, pesticidi e antibiotici“.
Le specie più sostenibili
Di seguito trovi quelle che Greenpeace considera le specie di pesce “meno a rischio”. “Attenzione, però! Ricorda sempre di controllare sull’etichetta il metodo di pesca utilizzato“.
Cefalo o muggine

Ha carni buone e delicate con un buon apporto di nutrienti. Le uova vengono usate per la preparazione della bottarga.
- Stagione: tutto l’anno
- Metodo di pesca: reti da posta
- Taglia minima: 20 cm
Mormora

Vive in fondali sabbiosi costieri a basse profondità, Ha carni pregiate e gustose.
- Stagione: inverno, primavera
- Metodo di pesca: reti da posta
- Taglia minima: 20 cm
Palamita

È un pesce azzurro con ottime carni bianche e delicate, ricche di omega 3.
- Stagione: inverno, primavera
- Metodo di pesca: reti da posta
- Taglia minima: 25 cm
Lampuga

Ha carni magre, saporite e compatte, facili da sfilettare, ricche di vitamina A e sali minerali.
- Stagione: inverno, autunno
- Metodo di pesca: reti da posta
- Taglia minima: 7 cm
Sarago maggiore

Ha carni pregiate, bianche e ricche di sali minerali e nutrienti.
- Stagione: primavera, estate, inverno
- Metodo di pesca: nasse e reti da posta
- Taglia minima: 23 cm
Scorfano

Ha carni saporite, magre e ricche di Omega 3. Perfetto per le zuppe di pesce.
- Stagione: primavera,inverno
- Metodo di pesca: palangaro di fondo
- Taglia minima: 15 cm
Seppia

Ha ottime carni, magre e povere di grassi.
- Stagione: autunno, inverno
- Metodo di pesca: Nasse, reti di posta
- Taglia minima: 7 cm
Sgombro

Ha carni saporite e ricche di nutrienti e Omega 3.
- Stagione: inverno, primavera
- Metodo di pesca: Reti a circuizione (cianciolo)
- Taglia minima: 18 cm
Sugarello

Si trova a basse profondità e su fondali sabbiosi. Ha carni eccellenti e gustose.
- Stagione: primavera, estate
- Metodo di pesca: Reti da posta
- Taglia minima: 15 cm
Quali sono i metodi di pesca da preferire?
Distinguere i metodi di pesca, prosege Greenpeace, è utile per valutare se stai acquistando pesce sostenibile o pescato con metodi dannosi, come reti a strascico che raschiano i fondali e distruggono habitat marini preziosi e delicati, o attrezzi da pesca poco selettivi che possono comportare la cattura accidentale di specie marine protette o a rischio di estinzione, come squali, delfini, tartarughe e uccelli marini.
Vale sempre la pena però ricordare una cosa importante: ogni metodo di pesca, se usato in modo rischioso e improprio su fondali delicati, può comunque causare impatti o catture accidentali. Inoltre la pesca eccessiva (qualunque sia il metodo usato) è sempre problematica, sia per la specie pescata sia per l’intero ecosistema marino.
Metodi di pesca a basso impatto ambientale
Nassa
Antico attrezzo a forma di imbuto o gabbia che viene calato a mano e intrappola il pesce grazie a un’esca. Artigianale e selettivo: eventuali catture indesiderate o esemplari sottotaglia possono essere rilasciati vivi in mare.
Palangaro di fondo
È composto da un insieme di ami collegati a un sostegno e calati in prossimità del fondale per la pesca di fondo. Contrariamente al palangaro derivante – utilizzato per la cattura di grandi pelagici – il palangaro di fondo è abbastanza sostenibile.
Reti a circuizione cianciolo
Una potente sorgente di luce (lampara) attira i pesci che formano un “banco” che viene circondato dalla rete. Attrezzo selettivo per la cattura soprattutto
di pesce azzurro (sgombri, sardine e acciughe)
Rete da posta
Rete fissa artigianale, molto diffusa nel Mediterraneo con varie tipologie. Può essere formata da un’unica pezza di rete (reti ad imbrocco) o da tre pezze di rete sovrapposte (tremaglio) in cui restano impigliate molte varietà di pesce, soprattutto quelle che vivono vicino al fondale, come sogliole, scorfani, seppie, cefali.
Metodi di pesca ad alto impatto ambientale
Tonnara volante
Rete a circuizione di grandi dimensioni, utilizzata per la pesca del tonno. Se dotata di FAD (sistemi di aggregazione dei pesci) comporta la cattura accidentale di specie indesiderate o protette come squali, delfini e tartarughe marine.
Palangaro derivante
A un lungo cavo di nylon munito di galleggianti sono collegati un grande numero di ami.
Il sistema è lasciato in balia delle correnti per la cattura di grandi pesci pelagici come tonno e pesce spada. Poco selettivo, cattura accidentalmente anche squali, delfini e tartarughe marine.
Rete da traino (o strascico)
Molto diffusa, necessita di imbarcazioni piuttosto potenti. Le reti a strascico, che vengono trainate sul fondale per la cattura di specie di fondo, hanno un forte impatto sugli habitat e le specie marine. Le reti da traino pelagico sono trainate da coppie di imbarcazioni (volanti a coppia) e catturano soprattutto piccoli pelagici come acciughe e sardine.
Draga turbosoffiante
Attrezzi trainati che smuovono il fondale sabbioso con potenti getti d’acqua mentre un rastrello raccoglie molluschi (vongole soprattutto) ma anche ogni altro organismo presente. Sono tra gli attrezzi più dannosi.









