Pfas: la procura di Vicenza indaga su nuove contaminazioni dai cantieri della Pedemontana

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La Procura di Vicenza sta concludendo le indagini a carico di 12 persone con l’accusa di aver utilizzato illecitamente un Pfas come accelerante del cemento per due gallerie della superstrada pedemontana tra Vicenza e Treviso, inquinando il torrente Poscola

 

La Procura di Vicenza sta concludendo le indagini a carico di 12 persone con l’accusa di aver utilizzato illecitamente un Pfas come accelerante del cemento per due gallerie della superstrada pedemontana tra Vicenza e Treviso, inquinando il torrente Poscola. A riportare la notizia è il Fatto quotidiano che racconta come, secondo gli inquirenti, le acque di scolo del cantiere contenessero Pfba (acido perfluorobutanoico), appartenente alla famiglia dei cosiddetti inquinanti per sempre, al centro ormai di diversi studi che ne dimostrano tossicità, cancerogenicità, problemi per lo sviluppo, e legami con patologie cardiache e riproduttive.

Le zone interessate

Dal torrente Poscola, il Pfba avrebbe così contaminato acque superficiali e sotterranee di una parte del Vicentino, interessando i Comuni di Castelgomberto, Malo e Montecchio Maggiore (oltre a quelli di Isola Vicentina e Costabissara). Quasi una beffa, considerando che l’accusa riguarda una zona già al centro di una delle catastrofi ambientali più grandi d’Europa: quella che riguarda l’enorme falda acquifera contaminata da Pfas provenienti dallo stabilimento ex Miteni, con conseguenze per un’area abitata da circa 350mila persone, tra Vicenza, Padova e Verona. Storia, quest’ultima, arrivata a 11 condanne lo scorso luglio.

12 manager sotto accusa

Ora, sotto indagine sono finiti 12 manager della “Sis” e della “Spv” – la società costruttrice e quella concessionaria – accusati di inquinamento ambientale e omessa bonifica. Come ha spiegato il comando provinciale dei carabineri di Vicenza, gli accertamenti riguardano un periodo molto ampio. L’annuncio dell’inchiesta sui Pfas utilizzati nella costruzione è stato dato dal comando provinciale dei carabinieri di Vicenza. Si tratta di accertamenti che riguardano un periodo molto ampio, dal 28 giugno 2021 al 23 gennaio 2024. 

La Regione difende i suoi tecnici

Gli indagati appartengono innanzitutto al consorzio Sis che ha costruito la Pedemontana, un gruppo imprenditoriale piemontese che fa riferimento alla famiglia Dogliani. Ci sono anche rappresentanti della società per azioni Strada Pedemontana Veneta che è titolare della gestione della gestione dell’infrastruttura lunga 96 chilometri. Sono indagati però anche responsabili tecnici e direttori dei cantieri che si sono occupati della realizzazione delle opere. L’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin difende invece l’operato della Regione: “Siamo stati noi a imporre la sostituzione dei prodotti non conformi. Il controllo c’è stato e i lavori sono stati corretti”. Ma opposizioni e comitati protestano per la mancata vigilanza a tempo debito.

Prescrizioni tecniche non rispettate

Secondo l’ipotesi accusatoria scrivono i carabinieri “gli indagati avrebbero in concorso tra loro e a vario titolo omesso di rispettare le prescrizioni tecniche relative alla composizione del calcestruzzo proiettato utilizzato per le opere in sotterraneo”. Già in passato la galleria naturale di Malo, nei territori di Castelgomberto e Malo, e la galleria naturale di Sant’Urbano che si trova nel territorio di Montecchio Maggiore, erano rimaste a lungo sequestrate con l’accusa di utilizzo di materiale non in regola con le certificazioni europee. Per quel motivo le gallerie sono rimaste a lungo sequestrate. L’accusa della Procura è che un additivo accelerante denominato “Mapequick AF 1000”, contenente l’acido perfluorobutanoico sia stato utilizzato “in concentrazioni superiori ai valori soglia indicati dal parere dell’Istituto Superiore di Sanità 24565/2015”.

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