
Sono tantissime le proposte delle industrie, da quelle di Starbucks ad Algida, fino a Illy sul caffè freddo o sui diversi tipi di cappuccino che troviamo sugli scaffali di bar e supermercati. A guardarle bene si scopre un abuso di additivi che dovrebbe spingerci a scegliere con attenzione
Quante volte, da italiani, ci è capitato di soffrire all’estero per la mancanza di una delle cose più difficili da trovare, come il caffè espresso?
Dagli enormi caffè allungati del bar alle macchinette self service degli alberghi, gustare un tipico, corto e corposo caffè espresso diventa un’impresa e c’è chi ha una vera e propria difficoltà a iniziare la giornata senza. Piuttosto che bere un grosso bicchiere di scura acqua calda, capita di comprare nei supermercati nelle vetrine frigo i caffè freddi da bere delle grandi catene come Starbucks; accattivanti in tante diverse varietà come il caramello, il cappuccino, il matcha, etc… Oppure, specialmente nella stagione calda, i caffè ghiacciati come quelli di Algida.
Si tratta di alternative che sicuramente non sostituiscono il piacere di un espresso, ma che certamente soddisfano il palato, purtroppo però a discapito della salute, trattandosi dei soliti prodotti ultraprocessati, pieni di zuccheri e additivi. A questi prodotti e alle creme caffè abbiamo dedicato un lungo approfondimento sul numero di settembre del Salvagente che trovate in edicola o in edizione digitale qui.
Starbucks: latte, caffè e…
Al supermercato nella linea frigo Starbucks non troviamo un vero e proprio espresso, ma prodotti come cappuccino, caffè latte, caramel macchiato, frappuccino o signature chocolate.
Tutte queste versioni sono costituite per il 75% da latte, circa un 20% di caffè o cioccolato, un 4-5% di zuccheri aggiunti, aromi e in tutti non mancano gli stabilizzanti che garantiscono l’ottenimento di una certa consistenza e cremosità al palato; si tratta in effetti di addensanti quali la gomma di gellano e la carragenina.
Questi additivi non sono presenti se acquistiamo le varianti Starbucks in vetro della linea “Frappuccino”; a differenza della linea in cup di polipropilene c’è un 1% di zuccheri aggiunti in più.
Illy e Brasilena
Decisamente più annacquati gli omologhi italiani di Illy. Il cappuccino Cold Brew in lattina di
alluminio di Illy è costituito prevalentemente da acqua, segue il 37% di latte parzialmente scremato e poi lo zucchero più presente del caffè. Quest’ultimo è contenuto per il 2,9%.
Tra gli stabilizzanti troviamo la carbossimetilcellulosa e la carragenina. Illy però, a differenza di Starbucks propone anche il semplice caffè freddo: 4,3% di estratto di caffè 100% arabica in acqua senza additivi tranne il correttore di acidità.
Un altro prodotto iconico, una ricetta italiana famosissima in Calabria, è la Brasilena, nota anche come “gassosa al caffè”: acqua, zucchero e il 12% di infuso di caffè, anidride carbonica per renderla frizzante, e infine colorante caramello e aromi per renderla bella e gustosa.
Cafè Zero (ma non zero zuccheri)
Algida invece propone la linea Cafè Zero, molto più freddi dei precedenti prodotti; si tratta
infatti di granite cremose di caffè. “Zero” è scritto a caratteri cubitali e confonde il consumatore che può pensare di trovarsi di fronte ad un prodotto dietetico senza zuccheri o senza calorie. Invece non è così e il simbolo dei gradi termici a cui lo zero si riferisce è molto piccolo in apice al termine e non salta subito all’occhio del consumatore.
Se guardiamo la lista ingredienti e la tabella nutrizionale, questi prodotti sono tutt’altro che “zero zuccheri”. Nel classico espresso di Cafè Zero troviamo tra i primi ingredienti lo sciroppo di glucosio-fruttosio e lo sciroppo di glucosio e poi in misura minore il destrosio. Non mancano gli addensanti (eritritolo, carragenina e gomma di guar) e anche i mono e digliceridi degli acidi grassi e l’olio di cocco. Infine il caffè, presente per il solo 1,5%. Dal punto di vista nutrizionale una porzione di Cafè Zero espresso fornisce 22 grammi di zucchero; se vogliamo equipararlo al caffè del bar dobbiamo metterci dentro 5 bustine e mezzo di zucchero.
Una composizione simile con 1 grammo di zucchero in più per porzione la troviamo nel cappuccino e nel mocaccino di Cafè Zero; ancora di più gli zuccheri (25g per porzione) nel gusto Cocco e Cacao.
Poteva mancare quello protein?
E poteva mancare la versione proteica per gli sportivi? Assolutamente no! Flexpresso
Protein Coffee è quello che l’azienda produttrice ESN chiama “Il caffè whey per iniziare la giornata” (per i non anglofoni whey significa siero di latte); 85% di proteine per l’appunto del siero di latte, 6,6% di caffè, grasso di palma e una lunga lista di additivi tra cui addensanti (gomma di xanthano ed edulcoranti (sucralosio e acesulfame K).
Tutti questi prodotti rientrano in una categoria che è anche una nuova tendenza in ambito alimentare, ossia il Cold Brew. Il termine Brew, letteralmente in inglese significa “birrificare” e infatti è molto noto leggerlo e ascoltarlo nel campo della birra. Per quanto riguarda il mondo del caffè sull’estrazione a freddo si è strutturata una vera e propria disciplina così come esiste per la birra che porta a ottenere una grande varietà di prodotti, agendo su diversi fattori, come la tostatura, la temperatura, l’acidità….
Una scienza che però, come abbiamo visto nelle precedenti analisi, quando incontra l’industria perde tutto il suo fascino lasciando agli zuccheri e agli additivi il ruolo di protagonisti.
A casa invece ci si può sbizzarrire in modo più genuino, preparando infusi di caffè freddo dai macinati grossolani proposti dai famosi marchi e da acqua, utilizzando specifici filtri di carta o accessori come la French Press.










