Test sulle creme solari: bene La Roche-Posay, delude Nivea

60 Millions de consommateurs ha messo alla prova otto creme solari con SPF 50+: promosse La Rosèe, SVR, La Roche-Posay e Avéne; ottengono insufficiente Nivea Sun, Bioderma e Mixa solaire

Ormai sono lontani i tempi in cui si partiva per le vacanze senza protezione solare, sperando di abbronzarsi il più possibile per tornare a lavoro con una tintarella da far invidia ai colleghi. Oggi in valigia non può mancare una crema solare ad alta protezione, perché è chiaro a tutti che l’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) sia uno dei principali fattori di rischio per i tumori della pelle. Ed è per questo che in vista delle partenze estive andiamo alla ricerca del prodotto solare migliore. Un nuovo test della rivista francese 60 Millions de consommateurs ha messo alla prova otto creme solari con SPF 50+ e protezione UVA dei marchi più famosi: Avéne, La Roche-Posay, Garnier, Nivea, SVR, Bioderma, La Roséè, Mixa solaire.

Tra indice SPF e filtri solari, ecco come scegliere la crema giusta

Il primo criterio di scelta deve essere il livello di protezione, da adattare al proprio fototipo. Per gli UVB, la protezione varia da SPF 15 a 50+ (inferiori a 15 sono considerati insufficienti). Non tutti i prodotti dichiarano una protezione anche contro gli UVA (UVA-PF), che invece è necessaria: anche questi raggi contribuiscono al rischio di tumori – oltre a provocare invecchiamento cutaneo e allergie solari.

Sette dei prodotti testati sono formulati con una combinazione di filtri chimici noti per coprire un ampio spettro. L’ottavo, la crema Avéne, utilizza esclusivamente un filtro minerale, il biossido di titanio, ed è destinato a persone intolleranti o allergiche ai filtri chimici.

Tutti i prodotti rispettano il requisito minimo raccomandato, ovvero che il 90% dei raggi UV assorbiti dalle creme è inferiore ad almeno 370 nanometri (nm). Questa è la lunghezza d’onda critica minima consigliata per garantire una protezione ampia, tenendo conto che gli UVB vanno da 290 a 320 nm e gli UVA da 320 a 400 nm.

Per quanto riguarda la protezione UVB, nella maggior parte dei casi l’indice rilevato è superiore a 50, ad eccezione dello spray Bioderma, che si posiziona più in basso rispetto al test del 2021. La sua formulazione è infatti cambiata, con la rimozione del filtro homosalate, il cui limite massimo di concentrazione è stato abbassato dal 1° gennaio a causa dei sospetti effetti da interferente endocrino. Non si tratta quindi più dello stesso prodotto.

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Tuttavia, solo la metà dei prodotti raggiunge o supera un SPF 60, valore necessario per poter riportare la dicitura “50+” sulla confezione. Ma l’impatto di questa differenza è minimo, infatti l’Anses (l’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria francese) propone di accorpare gli SPF 50 e 50+ in un’unica categoria: “alta protezione”.

Risultati deludenti per l’indice UVA-PF

I risultati dell’indice UVA-PF sono deludenti rispetto ai precedenti test comparativi. Questo può dipendere dall’evoluzione generale delle formulazioni (oltre alla progressiva eliminazione dell’homosalate, si nota anche quella dell’octocrylene, la cui restrizione è stata raccomandata dall’Anses a gennaio 2024). Anche per quanto riguarda l’indice UVA-PF i risultati sono deludenti, ma era già così negli anni passati.

Solo tre prodotti (La Roche-Posay, La Rosée, SVR) superano un UVA-PF di 20, pari a un terzo dell’SPF dichiarato. Lo spray Bioderma riporta una dicitura giapponese-coreana (PA++++), che indica un UVA-PF superiore a 16, soglia che però non ha raggiunto nel test. Questo sistema ha il merito di valutare la protezione UVA separatamente dall’SPF, e rappresenta una prospettiva interessante, attualmente allo studio dell’Anses.

Filtri chimici UVA poco diversificati

La scelta dei filtri UVA è limitata, soprattutto se si considerano solo quelli più sicuri (cioè privi di effetti allergizzanti, inquinanti o sospettati di agire come interferenti endocrini).
Tra i 7 prodotti con filtri chimici, tutti, tranne Bioderma, utilizzano il bémotrizinol (noto anche come bis-ethylhexyloxyphenol methoxyphenyl triazine nell’elenco INCI), un filtro a largo spettro efficace sia contro gli UVB che contro gli UVA.

Seguono poi:

  • Avobenzone (butyl methoxydibenzoylmethane), presente nei prodotti Bioderma, Garnier e Mixa;
  • DHHB (diethylamino hydroxybenzoyl hexyl benzoate), usato nei prodotti La Rosée e SVR.

Solo Nivea e il fluido invisibile di La Roche-Posay utilizzano entrambi (avobenzone e DHHB), insieme ad altri due filtri UVA.

I filtri UVB, invece, risultano più diversificati. Uno solo è comune a tutti i prodotti: l’ethylhexyl triazone.

L’identificazione dei filtri utilizzati è utile per prevedere l’efficacia del prodotto?
Non proprio. Né il loro numero, che va da tre (Bioderma) a otto (La Roche-Posay), né il tipo sono predittivi della protezione misurata. Inoltre, la combinazione di filtri delle lozioni Garnier e Mixa (due marchi del gruppo L’Oréal) è identica, ma i risultati differiscono: Garnier risulta leggermente più protettivo, sia in SPF che in UVA-PF, rispetto a Mixa. Il resto della composizione influisce sulla buona distribuzione dei filtri nella lozione o crema e modula anche l’efficacia di alcuni filtri. Per esempio, l’avobenzone — usata negli ultimi quattro prodotti della classifica — è instabile e necessita della presenza di molecole in grado di stabilizzarla (dei “booster”), come l’etilesil metossicrilene (presente nel prodotto Bioderma) o l’acrylates copolymer (Garnier, Mixa).

Oltre alla protezione UVA e UVB, alcuni prodotti dichiarano una protezione contro gli UVA ultra lunghi. E’ il caso di Garnier, La Roche-Posay, Mixa e SVR. Non esistono ancora test standardizzati per confermarlo. La Roche-Posay lo sottolinea particolarmente nel suo fluido UVmune 400 perché contiene un filtro, il Mexoryl 400, presentato come « il più grande progresso nell’innovazione solare [di L’Oréal] negli ultimi trent’anni », proprio perché assorbe queste lunghezze d’onda (380-400 nm). Un’altra dichiarazione, presente nei prodotti La Roche-Posay e SVR, sta guadagnando popolarità: la protezione contro gli infrarossi, la luce blu o la luce visibile ad alta energia (HEV). Puntare su un’assorbimento più esteso suggerisce una maggiore efficacia del prodotto, ma questa strategia di marketing potrebbe non basarsi su prove molto solide…: gli effetti cutanei di queste lunghezze d’onda sono ancora poco conosciuti.

Tutti i prodotti del panel dichiarano inoltre di essere resistenti all’acqua, ma è meglio non dare troppo peso a questa affermazione che, come sottolinea l’Anses in un parere pubblicato a dicembre 2024, non è inclusa nelle raccomandazioni della Commissione Europea. Secondo la FDA i produttori non dovrebbero rivendicare tale resistenza o dovrebbero specificare per quanto tempo il prodotto rimane efficace. Inoltre la protezione solare “waterproof” non esiste e l’affermazione “resistente all’acqua” implica un test con acqua dolce, ma non con acqua salata o clorata. Infine, la resistenza all’acqua non implica resistenza al sudore, al sale, alla sabbia o all’attrito.

I promossi e bocciati

I prodotti promossi dal test sono:

  1. Latte solare all’olio di albicocca La Rosèe ottiene un voto di 17 su 20, con un giudizio complessivo “molto buono”;
  2. Latte sole sicuro SVR ottiene 12,8/20 (giudizio “buono”)
  3. Fluido invisibille Anthelios La Roche-Posay ottiene 11,2/20 (giudizio “buono”)
  4. Crema minerale “alta protezione” di Avéne ottiene 10,1/20 (giudizio “buono”)
  5. Latte solare sensitive Ambra Solaire (Garnier) ottiene 9,2/20 (giudizio “buono”)

I bocciati, che ottengono un giudizio insufficiente, sono:

  • Spray solare sensitive Nivea Sun che ottiene 9/20
  • Spray Bioderma che ottiene 8,8/20
  • Crema Mixa Solaire che ottiene 8,5/20