
La nuova Politica agricola comune proposta dalla Commissione europea taglia di 87 miliardi i fondi agli agricoltori (che protestano) e gran parte di quelli destinati al clima e alla biodiversità (ambientalisti sul piede di guerra). Ma ci sono anche elementi positivi: nei criteri si assegnazione le grandi aziende riceveranno meno
La Commissione europea ha presentato la nuova Pac post 2027 accolta dalle proteste degli agricoltori – in prima fila gli italiani di Coldiretti e Cia – perché taglia per 87 miliardi i fondi della Pac – la Politica agricola comune – abbassandoli alla – comunque – cifra monstre di 300 miliardi i sussidi europei all’agricoltura comunitaria. La voce più pesante del bilancio europeo.
Tante ombre (e tagli all’ambiente)…
Nei tagli però in particolar modo vengono penalizzati gli interventi a favore di clima e biodiversità come denunciano le associazioni ambientaliste. In primis il Wwf Italia: “Tra le decisioni più gravi, c’è la soppressione del Programma LIFE, l’unico strumento UE interamente dedicato a progetti per il clima, la biodiversità e l’ambiente. La Commissione propone di assorbirlo nel nuovo Fondo Europeo per la Competitività, pensato per sostenere l’industria. Le attività LIFE sono anche menzionate vagamente in una struttura gestita dalla Commissione nei nuovi Piani nazionali. Nel tentativo di semplificare, la Commissione ha creato un mostro burocratico. Smantellando l’attuale programma LIFE e fondendolo nei due grandi pilastri del nuovo QFP, destinati a coprire una lunga lista di obiettivi senza priorità chiare, rischia di privare di fondi azioni cruciali per natura e clima. Un errore clamoroso che mette a rischio migliaia di progetti in tutta Europa e in Italia (principale beneficiaria del Programma). “.
Dura la presa di posizione anche di Greenpeace Italia: “Il nuovo regolamento non prevede alcun finanziamento vincolante destinato alle misure ambientali e climatiche, indispensabili per mitigare l’impatto devastante del settore agricolo e per preservare le fondamenta della nostra produzione alimentare. Attualmente, la Pac destina circa un terzo dei suoi fondi a iniziative ambientali e di lotta al cambiamento climatico, mentre la nuova proposta abbandona ogni forma di garanzia su tali investimenti, affidando agli Stati membri la piena discrezionalità nell’allocazione delle risorse. In sostanza, potrebbero essere azzerati i contributi destinati all’agricoltura verde, compromettendo la tutela del nostro territorio, della biodiversità e la lotta contro lo spopolamento delle campagne”.
Molto critico anche Federbio: “Riteniamo questa proposta sulla Pac un grave passo indietro sul fonte della sostenibilità e della transizione verso modelli agroecologici. Oltre a un taglio dei fondi destinati alla Pac in una fase di grandi difficoltà per tutti gli agricoltori, la scelta di assegnare le risorse del bilancio esclusivamente ai pagamenti a superficie, non solo penalizza chi fa agricoltura biologica, ma è anche inadeguato per la valorizzazione delterritorio rurale e delle aree interne e per rispondere alle sfide ambientali e sociali dei prossimi anni”.
… qualche luce (sulla riforma dei contributi)
Per Greenpeace ci sono però alcuni elementi positivi nella proposta. “La Commissione – scrive in una nota l’associazione – prevede misure significative per modificare l’attuale sistema di sussidi, basato principalmente sull’estensione di superficie coltivata, che fa sì che la maggior parte dei fondi agricoli dell’Ue vada a ricchi proprietari terrieri e aziende agricole industriali. Il nuovo piano fisserebbe un limite massimo all’importo dei fondi pubblici che ogni azienda agricola può ricevere, i pagamenti basati sugli ettari coltivati diminuirebbero con l’aumentare delle dimensioni delle aziende agricole e i fondi dovrebbero essere destinati in modo più mirato agli agricoltori bisognosi. Greenpeace avverte che dare ai governi nazionali ampia discrezionalità nel decidere quali aziende agricole hanno bisogno di un sostegno supplementare rischia di compromettere questo approccio progressista volto ad affrontare le enormi ingiustizie nell’agricoltura europea”.









