
Sempre più aziende agroalimentari dedicano pagine intere dei loro siti all’”agricoltura rigenerativa”. Tra cui Nestlé, Bonduelle e Mondelez. Un termine che non è chiaramente normato per legge e su cui le aziende giocano per fare business
Sempre più aziende agroalimentari dedicano pagine intere dei loro siti all’”agricoltura rigenerativa”. Tra cui Nestlé, Bonduelle e Mondelez. Un termine che non è chiaramente normato per legge e su cui le aziende giocano per fare business. A dedicargli un approfondimento il magazine francese 60 millions de consommateurs, che riporta le parole dell’Agenzia francese per il controllo delle frodi (Dgccrf): “L’agricoltura rigenerativa non ha una definizione normativa e non esiste una definizione comunemente usata nel linguaggio quotidiano”, mentre Michel Duru, direttore onorario della ricerca all’Inrae (Il corrispettivo del nostro Crea) aggiunge: “Per quanto riguarda il packaging, il termine agricoltura rigenerativa, da solo, non significa nulla”, mentre per Laure Verdeau, direttrice dell’Organic Agency, le grandi aziende hanno “sviscerato e distorto il suo significato”, presentandolo come una via di mezzo tra biologico e convenzionale. In realtà, le materie prime “rigenerative” sono raramente biologiche. Solo pochi prodotti riportano l’etichetta con la foglia verde.
Le risposte laconiche delle multinazionali
60 millions de consommateurs ha chiesto ad alcune multinazionali che utilizzano il termine di spiegare meglio cosa intendono. Bonduelle e Mondelez non hanno risposto, mentre Bel punta al 2030 per approvvigionarsi da aziende “in transizione verso l’agricoltura rigenerativa”, offrendo però solo versioni biologiche di alcuni prodotti come Kiri o Pom’Potes. Nestlé non contrappone le due pratiche: “Il biologico è chiaramente una delle leve della transizione”, dichiara, citando esempi come Chocapic Bio. Sempre Nestlé afferma di voler ridurre l’uso di pesticidi “in un approccio sistemico”. L’idea è migliorare il suolo per limitare gli input, senza però eliminarli, come invece richiede il biologico. Mentre questo è normato, mentre ogni azienda può interpretare l’agricoltura rigenerativa come preferisce.
Tante visioni, pochi standard
Michel Duru e colleghi, in una pubblicazione scientifica, evidenziano la varietà di approcci. Danone, ad esempio, punta anche su benessere animale e pascolo. General Mills si concentra su tecniche conservative del suolo. “Nestlé, da parte sua, va oltre e parla di un sistema alimentare rigenerativo.” Per armonizzare le pratiche, 190 produttori – tra cui Nestlé, Pepsico e Unilever – hanno creato la Sustainable Agriculture Initiative Platform, con indicatori comuni su suolo, acqua, biodiversità e clima. “È anche un modo per evitare la moltiplicazione delle specifiche”, afferma Nestlé.
La denuncia di Ifoam nel 2023
Nel 2023, la Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica (Ifoam) ha reso pubblica la preoccupazione che l’uso del termine stia assumendo forme che minano il significato, gli obiettivi e il potenziale dell’agricoltura rigenerativa, inclusa l’agricoltura biologica. Il problema è che non esiste un’unica definizione tecnica o legalmente riconosciuta del termine “agricoltura rigenerativa”, che negli ultimi tempi è stata utilizzata anche da aziende per pubblicizzare prodotti della terra ottenuti anche con pesticidi e altri processi antitetici alla difesa della biodiversità.
Rigenerare con i pesticidi?
Eric Gall, vicedirettore e responsabile delle politiche di Ifoam Organics Europe, spiega: “È essenziale informare meglio i consumatori sulle conseguenze ambientali dei diversi sistemi di produzione agricola, ma alcune indicazioni ed etichette, incluso l’uso del termine “rigenerativo” in alcuni casi, piuttosto contribuire al greenwashing. Questo greenwashing fuorvia e confonde i consumatori, devia gli investimenti e le politiche, mina seri attori rigenerativi e ostacola la necessaria trasformazione genuina del sistema alimentare verso la sostenibilità e l’agroecologia, compresa l’agricoltura biologica”.
“Il biologico è l’unica pratica rigenerativa vera”
Secondo Jan Plagge, Presidente di Ifoam Organics Europe: “Le pratiche agricole che mirano a rigenerare i suoli, la biodiversità e i paesaggi sono al centro dell’agricoltura biologica. Il movimento biologico abbraccia i principi rigenerativi, tutti inclusi nei principi organici di ecologia, salute, equità e cura, e cerca una collaborazione positiva con agricoltori e attori rigenerativi seri. Con un occhio alle attuali crisi climatiche e della biodiversità, il pianeta può usare tutto l’aiuto che c’è, e alcune cosiddette pratiche rigenerative possono essere un buon primo passo per convertirsi al biologico, l’unica pratica certificata di agricoltura sostenibile a livello dell’Ue. L’agricoltura biologica è e continua ad essere la principale iniziativa di sostenibilità per trasformare l’alimentazione e l’agricoltura dell’UE”.