
Atteso il voto per la messa al bando dell’insetticida che rilascia Tfa, accusato di essere il principale inquinante Pfas delle acque in Europa. La denuncia di Pan-Europe: “La decisione di vietare il flutolanil viene bloccata da 12 Stati membri”
Pan-Europe, Ong attiva nel contrasto dei pesticidi in Europa, denuncia la pressione di 12 stati membri, capeggiati da Polonia e Repubblica Ceca, sulla Commissione europea per evitare la messa al bando del flutolanil, uno dei pesticidi Pfas che rilasciano acido trifluoroacetico (TFA), accusato di essere tra i principali inquinanti delle acque potabili e dei vini in Europa.
“Questa settimana (14-15 maggio) è la terza volta che gli Stati membri dell’Ue si riuniscono a porte chiuse per discutere del divieto del flutolanil”, scrive in una nota Pan-Europe. “Sebbene la Commissione europea abbia presentato una proposta legislativa per vietare il flutolanil a dicembre, la decisione è stata bloccata a causa del mancato raggiungimento di un accordo da parte di una dozzina di Stati membri”.
Secondo alcune fonti, durante l’ultima riunione dello Scopaff – il comitato per la Sicurezza alimentare europeo – a metà marzo, due Stati membri, Polonia e Repubblica Ceca, si sono opposti alla proposta della Commissione di vietare il flutolanil. Altri dodici Stati membri, tra cui Austria, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Spagna, non hanno sostenuto la proposta senza chiarire le proprie posizioni.
Salomé Roynel, responsabile delle politiche di Pan-Europe, ha dichiarato: “Il flutolanil si scompone in TFA, un inquinante nocivo e persistente che supera i limiti di legge nelle falde acquifere per l’autorizzazione dei pesticidi. La legislazione dell’Ue impone il divieto di tali sostanze, eppure gli Stati membri continuano a ritardare l’azione. Ora devono assumersi la responsabilità e sostenere il divieto”.
Il divieto del flutolanil è fondamentale, sostengono dalla Ong, in quanto “crea un precedente per la regolamentazione dei restanti 30 pesticidi Pfas, che contribuiscono tutti all’inquinamento da TFA. Non agire significherebbe accettare il continuo e inaccettabile aumento della contaminazione da TFA nell’acqua potabile e negli alimenti”.