Pfas, inchiesta europea li trova in tutte le stanze di casa: nel salotto la presenza maggiore

Dai cuscini alle tovaglie, dal filo interdentale ai cerotti, l’ultima inchiesta condotta da diverse associazioni dei consumatori europee ha trovato i Pfas in 49 prodotti di uso quotidiano, presenti in ogni stanza della nostra casa (ad eccezione dei coprimaterassi)

Oltre che “inquinanti per sempre”, potremmo chiamarli “inquinanti ovunque”: sono i Pfas che sono presenti in quasi tutti i prodotti che utilizziamo ogni giorno. Dai cuscini alle tovaglie, dalle stoviglie ai cerotti, l’ultima inchiesta condotta da nove associazioni dei consumatori europee, tra cui la francese Que Choisir, più una canadese, ha cercato la presenza di Pfas in 230 prodotti di uso quotidiano, presenti in ogni stanza della nostra casa. Con una sola eccezione (i coprimaterassi), ogni categoria ha presentato almeno un articolo contenente questi “inquinanti eterni”, nonostante esistano già oggi delle alternative più sicure, che dimostrano che è possibile evitare queste sostanze.

Il 21% dei prodotti “fuorilegge”

Da anni si denuncia la pericolosità dei Pfas, sostanze chimiche utilizzate nell’industria da oltre 70 anni per le loro proprietà antiaderenti, impermeabilizzanti, antimacchia e idrorepellenti. Il problema è che sono quasi indistruttibili, motivo per cui vengono chiamati “inquinanti eterni”. Si accumulano nell’ambiente e nel nostro organismo, principalmente attraverso alimenti, acqua e polveri e diversi studi collegano i Pfas a effetti negativi sulla salute. Alcuni sono stati riconosciuti come cancerogeni e/o reprotoxici (dannosi per la fertilità e lo sviluppo fetale) e sono sospettati di interferire con il sistema endocrino e immunitario. Tre di essi – Pfoa, Pfos e Pfhxs – sono già vietati o fortemente regolamentati a livello internazionale. Precedenti analisi avevano già rilevato più di una volta la presenza di Pfas in imballaggi da fast food, vestiti impermeabili, pentole antiaderenti e persino nell’acqua potabile.
Questa nuova indagine ha cercato la presenza di 200 Pfas diversi analizzando 230 prodotti di 20 categorie diverse, presenti in tutte le stanze di casa: dai cerotti dai fili interdentali, dai coprimaterassi alle tovaglie.
Risultato? Il 70% dei prodotti (161) sono risultati privi di Pfas, il 9% (20 prodotti) ne contenevano sotto i limiti di legge, mentre il restante 21% (ben 49 prodotti) hanno superato i limiti attuali o futuri. Di questi, 29 prodotti diventeranno illegali nel 2026. 

Secondo il regolamento europeo Reach, i limiti massimi consentiti per alcuni Pfas nei prodotti di consumo sono:

  • 10.000 µg/kg per il Pfos e i suoi derivati
  • 25 µg/kg per il PFOA, PFCA (C9-14) e PFHxS

Dal 2026, queste restrizioni si estenderanno al Pfhxa, considerato probabilmente reprotoxico, con un limite di 25 µg/kg.

Nel complesso, sono stati individuati 8 Pfas differenti. Fortunatamente nessun Pfos (estremamente nocivo) è stato rilevato, mentre il Pfoa è stato trovato in due tovaglie antimacchia (una canadese e una norvegese vendute online). Anche se le loro concentrazioni erano basse, il Pfhxa è stato individuato in due prodotti: una tovaglia di marca tedesca e il cinturino di uno smartwatch Apple. Entrambi supereranno i limiti nel 2026 se non verranno modificati (rispettivamente 35 e 37 µg/kg).

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I “precursori” dei Pfas: una minaccia nascosta

Un altro risultato abbastanza allarmante riguarda la presenza di elevate quantità di Pfas precursori, sostanze che si trasformano in composti ancora più pericolosi. Un esempio è il 6:2 Ftoh, un precursore del Pfhxa, trovato in 45 prodotti. In particolare:

  • due sacchetti per popcorn da microonde (venduti nei Paesi Bassi e in Danimarca) contenevano 700.000 e 720.000 µg/kg di questa sostanza;
  • bendaggi kinesiologici (usati per il supporto muscolare) venduti in Francia contenevano quantità record di 10:2 FTOH (260.000 µg/kg) e 8:2 FTOH (890.000 µg/kg)

Si tratta di concentrazioni in microgrammi per chilo, quindi l’uso di questi prodotti non rappresenta un pericolo immediato, ma certo da non sottovalutare.

Il salotto è la stanza con la maggiore concentrazione

Bagno

Sono stati analizzati diversi prodotti che solitamente si trovano in questa stanza: cerotti, fasce kinesiologiche e fili interdentali (in rotoli e spazzolini).

  • Cerotti e fasce kinesiologiche: su 25 articoli testati, 8 contengono Pfas e non rispettano la normativa attuale. Tra questi, quattro sono facilmente reperibili in Francia, sia nei negozi che online (Amazon). Una fascia kinesiologica venduta da Action contiene alte concentrazioni di 10:2 Ftoh e 8:2 Ftoh, Pfas “precursori” che si degradano in sostanze ancora più problematiche per la salute e l’ambiente.
  • Fili interdentali: su 35 modelli testati, nessuno conteneva Pfas preoccupanti. Tuttavia, sei fili contengono fluoropolimeri come il Ptfe (Teflon), una famiglia di Pfas considerata sicura a basse temperature secondo le conoscenze attuali.

Su 60 prodotti testati:

  • 46 senza Pfas (77%)
  • 6 con tracce non problematiche (10%)
  • 8 non conformi (13%)

Salotto/Sala da pranzo

È la stanza dove sono stati trovati più prodotti contenenti Pfas, tra cuscini, tovaglie e tovagliette.

  • Cuscini: su 8 testati, due venduti su Temu (piattaforma cinese di e-commerce) non rispettano la normativa attuale. Altri due (uno distribuito in Danimarca e uno in Italia) saranno illegali dal 2026.
  • Tovaglie e tovagliette: molte superano i limiti consentiti. Due tovaglie contengono Pfoa, tra cui una tovaglia antimacchia canadese venduta su Amazon, che presenta anche Pfna, Pfda e Pfdoa, tre sostanze classificate dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (Echa) come cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione (CMR). Un’altra tovaglia su Shein contiene quattro diversi Pfas, mentre una della marca tedesca d-c-fix ne ha tre, tra cui il Pfhxa, che sarà regolamentato dal 2026.

Su 30 prodotti testati

  • 10 senza Pfas (33%)
  • 0 con tracce non problematiche
  • 20 non conformi (67%)

Cucina

Il laboratorio ha analizzato grembiuli, presine e 93 prodotti a contatto con gli alimenti.

  • Grembiuli: due venduti in Francia contengono Pfas. Uno (Boutique de la cuisine) non rispetta la normativa attuale, l’altro (Fleur de soleil) sarà fuori norma nel 2026.
  • Sacchetti per popcorn: su 10 testati, 3 saranno fuori norma dal 2026.
  • Stampi per dolci e carta da forno: 8 su 59 non rispetteranno la normativa futura.
  • Bustine da tè: 3 su 18 contengono Pfas (tra cui Lipton e Yogi Tea in Francia), ma le quantità restano sotto i limiti attuali.
  • Friggitrici ad aria: contengono fluoropolimeri come il Ptfe, ma nessuno dei 100 Pfas ricercati è stato trovato.

Su 103 prodotti testati

  • 78 senza PFAS (76%)
  • 11 con tracce non problematiche (11%)
  • 14 non conformi (13%)

Camera da letto

Ottime notizie: nessuna delle 15 coperture impermeabili per materassi contiene Pfas. Tuttavia, in passato, Que Choisir ha trovato Pfas in giacche e pantaloni impermeabili, spesso conservati negli armadi della camera.

Su 15 prodotti testati, il 100% è senza Pfas

Altri oggetti analizzati

Sono stati esaminati anche braccialetti per smartwatch e assorbenti mestruali.

  • Braccialetti smartwatch: su tre analizzati, solo quello Garmin è privo di Pfas. Il cinturino dell’Apple Watch contiene Pfhxa in quantità (37 µg/kg) che sarà fuori norma dal 2026. Il cinturino Samsung ha alte concentrazioni di fluoro, ma non siamo riusciti a identificare quali Pfas specifici.
  • Spray impermeabilizzanti: 4 su 9 saranno fuori norma nel 2026.
  • Borse per la spesa: una testata sarà fuori norma nel 2026.
  • Assorbenti mestruali: 1 su 8 (marca O.B., Olanda) contiene 6:2 Ftoh e sarà fuori norma dal 2026.
  • Preservativo testato: nessuna traccia di Pfas

Su 22 prodotti testati

  • 12 senza Pfas (54%)
  • 3 con tracce non problematiche (14%)
  • 7 non conformi (32%)

Una lunga battaglia, ma ci sono delle alternative 

Dopo un iter complesso, lo scorso 20 febbraio l’Assemblea nazionale francese ha finalmente votato la proposta di legge del deputato ecologista Nicolas Thierry per proteggere la popolazione dai rischi legati alle sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas). L’articolo principale del testo vieta, a partire dal 2026, la fabbricazione, l’importazione, l’esportazione e la commercializzazione di qualsiasi prodotto contenente Pfas in tre settori: cosmetici, abbigliamento e scioline.
Non è tanto l’uso di questi prodotti a essere problematico, quanto la loro fabbricazione e smaltimento, che possono rilasciare Pfas nell’ambiente tramite scarichi industriali o fumi di inceneritori. L’approvazione della legge Nicolas Thierry lascia sperare in una progressiva riduzione dei PFAS. Inoltre, nel 2023, cinque paesi dell’UE hanno proposto restrizioni ancora più severe all’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA), anche se il processo legislativo sarà lungo.
La buona notizia è che alternative prive di Pfas esistono già oggi. In ognuna delle 20 categorie analizzate, abbiamo trovato almeno un prodotto senza traccia di questi composti. Questo dimostra che evitare i Pfas è possibile e che i consumatori possono fare scelte più sicure semplicemente optando per prodotti privi di queste sostanze.