
Un nuovo studio tedesco dimostra che i pesticidi si diffondono molto più lontano dal campo di quanto si credesse in precedenza
Un nuovo studio tedesco dimostra che i pesticidi si diffondono molto più lontano dal campo di quanto si credesse in precedenza. Un team di scienziati guidato dal professor Dr. Carsten Brühl ha testato suolo superficiale, vegetazione, corsi d’acqua e pozzanghere in 78 località lungo un tratto di 180 km, dalle aree remote nelle foreste Unesco delle catene montuose fino alle terre coltivate della zona dell’Alto Reno. Il team di ricerca ha rilevato un totale di 63 pesticidi, e quasi tutti i siti di misurazione risultavano contaminati. I residui sono stati trovati nel 97% dei campioni di suolo e vegetazione, spesso in miscele complesse di più principi attivi. “Questo ‘cocktail di pesticidi’ – spiega Pesticide action network (Pan) che riporta la notizia – è particolarmente problematico perché possono verificarsi interazioni e gli effetti possono essere amplificati. I risultati preoccupanti sono coerenti con studi precedenti su scala più piccola condotti nell’area dell’Alto Adige in Italia. L’uso prolungato e su larga scala dei pesticidi è un fattore determinante del drastico declino delle popolazioni di insetti e altri organismi essenziali per l’agricoltura, come evidenziato nella nostra campagna sulla biodiversità. I ricercatori vedono nella riduzione dei pesticidi l’unico modo per limitare i danni alla biodiversità”.
Lo studio
Lo studio, pubblicato su Communications Earth & Environment, ha effettuato un campionamento su vasta scala durante la stagione dei trattamenti, nei mesi di giugno e luglio 2022. La registrazione e la presentazione sistematica dei pesticidi su una scala così ampia rappresentano un nuovo approccio sviluppato presso l’Institute for Environmental Sciences di Landau. Grazie a tecniche analitiche all’avanguardia in grado di rilevare basse concentrazioni, lo studio ha incluso l’analisi di 93 pesticidi di uso corrente (Puc).
Contaminazione ben oltre l’atteso
In media, la vegetazione è risultata contaminata da sei pesticidi, in alcuni casi fino a 21 sostanze. Nel suolo superficiale sono stati rilevati in media cinque pesticidi, con singoli campioni che contenevano fino a 26 principi attivi differenti. Le sostanze attive sono state individuate anche a diverse centinaia di metri dai terreni agricoli. Secondo i ricercatori, è particolarmente allarmante che persino le aree remote non siano prive di pesticidi. “I nostri risultati sono chiari: i pesticidi si diffondono ben oltre i campi. Questo non è solo un problema agricolo, ma una realtà che ci riguarda tutti. Possiamo entrare in contatto con i pesticidi mentre facciamo una passeggiata, nei parchi giochi o nei nostri giardini”, spiega Ken Mauser, autore principale dello studio. Agricoltori, le loro famiglie e i vicini di casa sono particolarmente a rischio, così come i gruppi sensibili come bambini, donne incinte e anziani. Solo di recente, la Germania ha riconosciuto il Parkinson causato dai pesticidi come malattia professionale nella viticoltura.
Il fungicida Pfas fluopyam
Uno dei pesticidi più frequentemente trovati è stato il fungicida fluopyram, rilevato in oltre il 90% di tutti i campioni. Il fluopyram è classificato come Pfas, una cosiddetta “sostanza chimica eterna”, e il suo prodotto di degradazione, Tfa, può contaminare le falde acquifere. Secondo gli scienziati ambientali, l’ampia diffusione di questo fungicida nel paesaggio è estremamente preoccupante per il potenziale rischio di contaminazione delle risorse idriche potabili. Nel febbraio 2025, Pan Europe e una coalizione di organizzazioni della società civile hanno sollecitato l’Unione Europea a vietare immediatamente il fluopyram.
I pesticidi più frequenti
I pesticidi di uso corrente più frequentemente rilevati nel suolo superficiale nello studio sono stati i fungicidi fluopyram (94% di tutti i campioni), boscalid (42%), spiroxamina (37%) e piraclostrobin (22%). Nella vegetazione, i fungicidi più trovati sono stati fluopyram (92%), spiroxamina (55%), cyflufenamide (Pfas, 41%) e boscalid (38%). Nelle acque superficiali, le principali sostanze rilevate sono state il fungicida fluopyram (77%), l’insetticida pirimicarb (67%), l’erbicida metazachlor (63%) e l’insetticida tebufenozide (63%). Ciascuno di questi pesticidi è classificato come”Alto rischio” o “rischio moderato” dal Pesticides Properties Database in almeno una delle tre categorie: Destino ambientale, Ecotossicità e Salute umana. Dei 63 pesticidi rilevati, il 35% è classificato come “ad alto rischio” per l’ambiente, il 43% per l’ecotossicità e il 40% per la salute umana. Fluopyram e boscalid sono inoltre sostanze altamente persistenti, con un’emivita tipica nel suolo di 309 e 484 giorni rispettivamente, comportando un elevato rischio di accumulo.
L’effetto cocktail
Lo studio tedesco ha identificato 140 diverse combinazioni di almeno due principi attivi. “I cocktail di pesticidi sono particolarmente problematici perché possono verificarsi interazioni ed effetti amplificati. Nell’attuale procedura di autorizzazione, ogni pesticida viene valutato singolarmente. “Questo non è sufficiente per comprendere i complessi rischi derivanti dall’esposizione realistica alle miscele”, sottolinea l’ecotossicologo Carsten Brühl.
Urgente ridurre i pesticidi
I ricercatori chiedono una drastica riduzione dei pesticidi per proteggere l’ambiente e la salute pubblica, in linea con gli obiettivi della Cop 15 United Nations Biodiversity Conference, che mira a dimezzare l’uso globale dei pesticidi entro il 2030.