Un reportage pubblicato dal Bureau of Investigative Journalism (TBIJ), a firma di Andrew Wasley e Grace Murray, ha acceso i riflettori sul ruolo delle grandi compagnie di navigazione nel commercio globale di carne e pelle bovina legate alla distruzione della foresta amazzonica.
La ricerca appena pubblicata dal TBIJha rivelato che aziende come Hapag-Lloyd, Maersk e Mediterranean Shipping Company (MSC) hanno trasportato oltre mezzo milione di tonnellate di prodotti provenienti da macelli associati alla deforestazione tropicale in Brasile, tra il 2021 e il 2023.
La connessione tra carne brasiliana e deforestazione
La carne bovina brasiliana è da tempo una delle principali cause della distruzione della foresta amazzonica, un ecosistema cruciale nella lotta al cambiamento climatico. Secondo TBIJ, negli ultimi due anni, le principali compagnie di navigazione internazionali hanno trasportato grandi quantitativi di carne e pelle bovina da 12 macelli gestiti da tre colossi brasiliani della carne – JBS, Marfrig e Minerva – verso mercati di Europa, Stati Uniti e Cina. Questi macelli, secondo i dati della società di consulenza AidEnvironment, sono collegati alla perdita di almeno 4.600 km² di foresta tropicale, un’area equivalente a tre volte la città di Londra.
MSC si posiziona al primo posto tra le compagnie di navigazione coinvolte, avendo trasportato quasi 190.000 tonnellate di prodotti provenienti dai macelli incriminati. Seguono Maersk, Hamburg Süd (acquisita da Maersk nel 2017), Hapag-Lloyd e CMA CGM.
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Il silenzio delle compagnie di navigazione
Nonostante la gravità delle accuse, le compagnie coinvolte hanno evitato di affrontare pubblicamente la questione. Hapag-Lloyd e Maersk hanno rifiutato di commentare il reportage del TBIJ, mentre MSC non ha risposto alle richieste. CMA CGM ha invece dichiarato di essere impegnata a ridurre l’impatto delle proprie attività sulla biodiversità e a preservare ecosistemi fragili.
Le compagnie di navigazione, secondo gli esperti, rappresentano un anello chiave nella catena di approvvigionamento globale di beni legati alla deforestazione. Tuttavia, non sono ancora soggette a normative specifiche che le obblighino a garantire la sostenibilità dei prodotti trasportati.
Le richieste di responsabilità legale
L’eurodeputata francese Marie Toussaint, citata nel reportage, ha sottolineato la necessità di interventi urgenti per fermare la distruzione delle foreste tropicali. “L’intera catena di approvvigionamento deve essere trasformata per permetterci di ricostruire l’economia entro i limiti del pianeta”, ha dichiarato. Toussaint è stata una delle promotrici della nuova legislazione dell’UE sulla deforestazione, la cui entrata in vigore è stata però posticipata al 2025.
Secondo Simon Baughen, professore di diritto della navigazione presso l’Università di Swansea, le compagnie di navigazione potrebbero essere coinvolte in future normative che richiederanno maggiore trasparenza lungo le catene di approvvigionamento. Nel frattempo, attivisti e gruppi ambientalisti chiedono che le compagnie assumano volontariamente impegni per garantire trasporti sostenibili e privi di legami con la deforestazione.
“Non è solo chi impugna le motoseghe a dover essere ritenuto responsabile della distruzione delle foreste”, ha dichiarato Nicole Polsterer, del gruppo di protezione delle foreste Fern. “Ogni anello delle catene di approvvigionamento che trae profitto da beni contaminati dovrebbe essere legalmente responsabile”.
Una sfida globale per le politiche ambientali
Il reportage del TBIJ evidenzia come, nonostante le dichiarazioni di sostenibilità da parte delle aziende coinvolte, esistano ancora gravi lacune nella regolamentazione internazionale. L’Unione Europea, attraverso leggi come il Regolamento sulla Deforestazione (appena rimandato di un anno) e le normative sulla trasparenza delle catene di approvvigionamento, ha compiuto passi avanti significativi, ma la loro applicazione ai trasportatori resta incerta.
Nel frattempo, il governo britannico è sotto pressione per introdurre normative simili, mentre le principali compagnie di navigazione vengono invitate a dimostrare responsabilità ambientale e a contribuire attivamente alla protezione delle foreste tropicali.
Come sottolineato dal TBIJ, la battaglia per salvare l’Amazzonia non si limita ai confini del Brasile, ma coinvolge ogni attore della catena globale di approvvigionamento, dai produttori ai trasportatori, fino ai consumatori finali.