In pochi si sono accorti che con le ultime modifiche, il governo Meloni lo ha assicurato a chi ha due redditi sotto il 28mila euro e lo nega a chi “tira avanti la baracca” con l’unico stipendio, magari di un euro sopra i 28mila l’anno
Diamo atto a Giacomo Andreoli, il collega del Messaggero che già il 13 novembre scorso aveva intuito una delle grandi scivolate del bonus Natale dell’attuale esecutivo: la sua enorme iniquità.
La conferma della lettura di quel testo con le ultime modifiche apportate il 14 novembre dal governo Meloni appare ora chiaramente da una circolare della Agenzia delle Entrate che conferma in maniera chiara quello che Andreoli aveva scritto e noi commentato.
In sostanza: una famiglia in cui ci sia un solo lavoratore con moglie e figlio a carico e un reddito complessivo che supera anche di pochi centesimi la soglia di 28mila euro non ha diritto ai 100 euro.
Al contrario una famiglia in cui lavorano entrambi i partner e ognuno guadagna 27.990 euro potrà ottenere il bonus di Stato.
Balza agli occhi come negare l’aiuto a chi “tira avanti una baracca” con poco più di 1.700 euro al mese sia decisamente ingiusto, quando si riconosce lo stesso bonus a un nucleo che vede arrivare in casa il doppio di quella cifra.
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Questo il passaggio esemplificativo delle Entrate: “Nel caso di due lavoratori dipendenti, per i quali sussistano i requisiti richiesti dalla norma, l’indennità spetta a uno solo di essi, ove siano:
− coniugati, non legalmente ed effettivamente separati;
− conviventi di fatto.
Che sia saltato ogni riferimento al tipo di famiglia, se sposata o convivente, è ovviamente una correzione positiva rispetto alla fomulazione originaria che premiava solo i vincoli “legalizzati”, ma resta il fatto che nel tentativo di coprire il buco si è sbagliata la toppa.
Sarebbe stato facile titolare questo pezzo con “Un bonus che toglie ai poveri e regala ai ricchi” se non che chi vive con due redditi di 1.700 euro al mese non rientra certo nella seconda categoria in Italia. È, come spesso accade, una divisione tra poveri per una briciola di pane.
Ultima mota è sui tempi davvero improvvidi con i quali è stata gestita questa operazione che ha creato, con tutti i cambiamenti fatti in corsa, anche una grandissima difficoltà a chi doveva far richiesta del bonus entro il 22 novembre per riceverlo a Natale mentre ora, come accadrà ai ritardatari (o a quelli che hanno capito solo con una circolare di spiegazione uscita a poche ore dalla scadenza), dovrà attendere la dichiarazione dei redditi del 2025.