Sempre più italiani volano a Istanbul e dintorni per risparmiare sugli interventi e provare a risolvere una volta per tutte l’annoso problema della calvizie. Ma tra pacchetti all inclusive e cliniche improvvisate, il rischio fregatura è alto
Difficile quantificare il numero di italiani con problemi di calvizie: le statistiche reperibili sono in genere commissionate dalle stesse società che permettono miracoli contro la perdita di capelli. Dunque che siano 8 milioni, o il 40% della popolazione maschile, l’attendibilità è tutta da dimostrare. Quello che è sicuro è che negli ultimi anni sono aumentate vertiginosamente le persone che cercano di risolvere l’annosa questione dei “vuoti” sul cuoio capelluto rivolgendosi agli specialisti. E anche in questo caso, come per altri trattamenti medici, si è diffuso negli ultimi anni il turismo sanitario. Essenzialmente per risparmiare diverse migliaia di euro, come nel caso delle protesi dentarie nell’Est Europa, migliaia di Italia volano ogni anno verso la Turchia, nuovo Eldorado tricologico. Secondo il settimanale tedesco Die Zeit, nel solo 2022, oltre mezzo milione di stranieri si sarebbero recati in Turchia per questo motivo. Istanbul, infatti, è diventata la capitale dei trapianti dei capelli low cost, con circa un migliaio di cliniche solo in città e nei dintorni. Il problema con i pezzi stracciati, come in qualsiasi altro settore, è che più si risparmia più aumenta il rischio di andare incontro a una fregatura. E trattandosi, in questo caso, di interventi chirurgici, è meglio sapere bene di cosa si tratta.
L’allarme della clinica britannica
A lanciare l’allarme sui rischi è stata anche la clinica britannica Wimpole, specializzata dal 1975 in trapianti di capelli. Tra i punti messi in evidenza: “Minore rispetto degli standard di sicurezza, che può aumentare il rischio di infezioni da trapianto di capelli e altre complicazioni; personale non formato che esegue le procedure: alcuni dottori hanno segnalato addirittura che i tassisti eseguono trapianti di capelli, rendendo più probabili risultati innaturali; preventivi gonfiati per gli innesti che portano a un sovrasfruttamento dei trapianti di capelli”.
L’imprenditore che organizza i viaggi in Turchia
Ovviamente, una sola voce – per lo più proveniente da un potenziale concorrente – non basta per condannare come rischioso un trapianto in Turchia, anche perché tra una clinica e l’altra possono esserci differenze enormi in termini di serietà. Ma per addentrarsi nella questione, è giusto capire meglio come funzionano i viaggi verso Istanbul. A spiegarlo al Salvagente è Lucio Ricciardelli, un imprenditore che organizza i pacchetti-viaggio dall’Italia per fare il trapianto in Turchia. Ricciardelli, che lavora con la clinica Beauty Lux di Istanbul, ha passato anni in istituti per trapianti cutanei turche come interprete, prima di mettersi in proprio come intermediario.
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Come funzionano i trapianti all inclusive a Istanbul
“Le ragioni principali per venire in Turchia – spiega al Salvagente – sono legate al costo più basso, per lo stesso tipo di operazione, dovuto principalmente alla lira turca che è più debole rispetto all’euro. Parliamo di prezzi molto vantaggiosi, per cui le richieste hanno superato persino quelle per il Canada, paese che ha inventato il trapianto di capelli. Inoltre, da anni la Turchia si è specializzata in questo settore, ci sono tanti dermatologi e chirurghi, è un paese che ha investito in questo senso, non solo per i capelli ma anche per altri settori come l’estetica”. Ricciardelli offre un pacchetto simile a quello di altri agenti concorrenti, che include volo andata e ritorno, due pernottamenti in hotel 4 stelle, spostamenti, e assistente interprete in sala operatoria. “Un trapianto noi riusciamo a fornirlo a 2.500/2.800 euro tutto incluso, mentre in Italia solo per il trapianto di buon livello si parla di 6-7mila euro” commenta l’imprenditore, spiegando poi come funziona il tutto. Il primo giorno un addetto dell’agenzia preleva la persona dall’aeroporto di Istanbul e la porta in hotel. La mattina dopo viene accompagnata in clinica dove firma i documenti, scritti in italiano e inglese, e fa la visita con il dottore che disegna il progetto e stabilisce il numero di bulbi da impiantare.
L’intervento
Una valutazione orientativa, necessaria per il preventivo, è stata fatta a distanza tramite la sola visione di foto inviate dal paziente, dall’Italia. Dopo la visita, si procede con la sala operatoria. L’intervento dura dalle 5 alle 9 ore, tramite anestesia totale. “Normalmente viene svolto dagli infermieri sotto la supervisione del dottore che gira per il reparto e si occupa in prima persona di aprire i canali per l’impianto se la tecnica è la Fue” spiega Ricciardelli. La Follicular unit extraction (Fue) è una delle due tecniche usate dalla clinica con cui lavora l’esperto: “La Fue è più economica mentre la Dhi in cui i canali vengono aperti tramite una sorta di penna, è consigliata soprattutto a chi deve fare pochi innesti e alle donne, perché è meno invasiva, anche ma più cara e disponibile per massimo 3mila bulbi (con la Fue si arriva a 6mila)”.
La tecnica più utilizzata
La Fue è la tecnica più utilizzata in generale dalle cliniche low cost, perché essendo di più facile esecuzione può essere affidata anche a infermieri, senza che il medico assista. “Le nostre équipe sono fatte solo da personale turco. Qui per legge deve esserci almeno un medico responsabile del reparto” spiega Ricciardelli. Ma è proprio sulle équipe che Wimpole clinic solleva le maggiori perplessità, riferendosi a persone “impreparate”, che rischiano di fare un lavoro pessimo, nonostante le promesse mirabolanti: al contrario della tecnica tradizionale Fut, che lascia una cicatrice, le cliniche che si basano sulla tecnica low cost, ne promettono l’assenza. “Anche la Fue può lasciare cicatrici minime, soprattutto se la zona donatrice è stata sovrasfruttata. Le cicatrici del trapianto di capelli possono essere nascoste dai capelli, ma è importante gestire le proprie aspettative in termini di cicatrici e comprendere che nessun intervento chirurgico è veramente senza cicatrici” spiega Wimpole clinic. Ma proseguiamo con il racconto di Ricciardelli: “Dopo l’intervento la persona viene accompagnata in hotel, dove è consigliabile riposare per un paio d’ore. Il giorno dopo si torna in clinica per un medicamento veloce, e si può ripartire per l’Italia. La convalescenza consiste nell’evitare per il primo mese di portare il casco e fare sport e per una settimana di fare sesso, fumare e bere alcool”
Garanzie difficili da assicurare
Secondo le parole dell’intermediario, dopo circa un anno si raggiunge il risultato pieno del trapianto, che la clinica a cui si appoggia garantisce per ben 20 anni: “C’è una percentuale di riuscita dell’operazione del 98%”, dice Ricciardelli, anche se lui stessi ammette che i primi casi riusciti con questa tecnica hanno poco più di 10 anni, dunque è una promessa che si basa più su un atto di fede nel futuro che su statistiche complete. “In ogni caso, chi avesse dei problemi, durante la garanzia, può tornare in clinica dove l’intervento è gratuito e bisogna pagarsi solo il volo e il pernottamento” chiarisce l’imprenditore. Lo stesso Lucio Ricciardelli, però, a sua volta, ammette che “ci sono tanti improvvisati in giro” e dà alcuni consigli contro le cliniche ancora più economiche: “Evitare quelle che offrono pacchetti all inclusive a prezzi sotto i 1.600 euro, qualcuno addirittura offre solo l’intervento a 5-600 euro. Difficile che con queste cifre si possa ottenere un trapianto di qualità. Così come sconsiglio i grossi gruppi, per cui il paziente è solo un numero. Lo so per esperienza diretta, perché ho fatto l’interprete di sala per anni in giro. Parliamo di cliniche dove si fanno 60-70 operazioni al giorno. E lì, a meno che tu non sia un vip, vieni operato solo dagli infermieri e il dottore non ha tempo di seguire tutti i trapianti. Così su 10 mediamente 2 o 3 riescono male. Nella nostra si fanno 10-12 interventi al massimo al giorno”. Ma anche questo è un numero che per i chirurghi vecchio stampo in Italia, è ancora molto alto.
L’esperto: “Ma chi vuole risparmiare alla fine si pente”
Sul boom delle cliniche in Turchia abbiamo chiesto un parere a chi se ne occupa da tutta la vita: Piero Rosati, chirurgo plastico specializzato in trapianti per capelli, docente alle Università di Milano e Padova, con un lungo curriculum e un’esperienza 40ennale nel settore, in cliniche italiane. “Il trapianto di capelli – scrive Rosati – va fatto al momento giusto, nella situazione anatomica giusta, dalle mani di un chirurgo esperto, con la tecnica giusta, che non è quella che viene applicata prevalentemente negli ultimi anni ed esclusivamente nei paesi orientali, dalla Turchia all’Albania. Va tenuto presente – continua il professore – che la calvizie è qualcosa che evolve nella vita. Se c’è un ragazzo di 24 anni che viene e ha solo delle stempiature, il chirurgo, per il desiderio di guadagnare, lo opera e mette i capelli. Lui nel giro di 6-7 anni perde i capelli in quasi tutta la restante parte e rimane con due ciuffi di capelli nelle stempiature. E poi magari viene a farsi aggiustare da me. Io ho il 50-55% dei casi di pazienti già operati dappertutto. Non solo in Turchia, Albania, ma anche in Italia”. Rosati spiega che in una sala operatoria, in presenza di un anestesista rianimatore di trapianti se ne posso fare al massimo in un giorno una o due. Invece in Turchia ne realizzano decine.” E il loro intervento è anche più lungo. Il mio va dalle 4 ore e mezza alle 5 ore e mezzo. Il loro può anche 8-9 ore” conclude.