Salmonella e listeria nei fanghi di depurazione usati come fertilizzanti

FANGHI DI DEPURAZIONE

Uno studio italiano ha trovato microrganismi patogeni resistenti agli antibiotici nei fanghi di depurazione e nei rifiuti biologici usati come ammendanti nei campi. E contro questi fanghi tossici il Salvagente lanciò una petizione nel 2018 firmata da oltre 130mila consumatori

Batteri patogeni resistenti agli antibiotici, come salmonella e listeria, sono presenti nei fertilizzanti (ammendanti) derivanti da rifiuti biologici e fanghi di depurazione. È quanto emerge da uno studio italiano, coordinato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e realizzato con la collaborazione del Istituto di ricerca sulle acque del Cnr e il Dipartimento di ingegneria dell’Università di Padova, pubblicato da poco sulla rivista scientifica internazionale Journal of Hazardous Materials.

Sulla nocività dei fanghi da depurazione in questi anni sono emerse diverse evidenze scientifiche tanto che, dopo il via libera con il decreto Genova durante il primo governo Conte che ha aumentato in modo esponenziale la presenza consentita di una serie di contaminanti in questi fanghi, l’allerta è sempre molto alta. Nel 2018 il Salvagente lanciò una petizione, firmata da oltre 130mila cittadini, per chiedere all’allora governo Draghi di cancellare il decreto Genova.

Veniamo al nuovo studio. I ricercatori hanno analizzato diversi ammendanti classificati in cinque gruppi: compost da rifiuti organici separati alla fonte e rifiuti verdi, digestato agroindustriale, digestato da digestione anaerobica di rifiuti organici separati alla fonte, compost da digestato di rifiuti organici e fanghi da impianti di trattamento delle acque reflue.

I risultati sulla presenza batterica resistente agli antibiotici non lasciano dubbi: “I campioni di compost – si legge nello studio – hanno mostrato una maggiore diversità batterica e una maggiore abbondanza di batteri potenzialmente patogeni rispetto ad altri campioni, ad eccezione dei fanghi degli impianti di trattamento delle acque reflue, che hanno avuto la più alta frequenza di isolamento di Salmonella e diversità di resistomi”.

Lo studio, spiegano dall’Izs delle Venezie, indica chiaramente che, quando un rifiuto diventa una risorsa agricola come nel caso degli ammendanti analizzati, è fondamentale vigilare non solo sui rischi chimici ma anche su quelli biologici. Queste sostanze possono infatti diffondere nell’ambiente geni che possono aggravare il fenomeno dell’antibiotico resistenza, costituendo un potenziale serbatoio. Sulla base dei risultati ottenuti è evidente inoltre la necessità di aggiornare i protocolli di monitoraggio e la normativa cogente sulla conformità degli ammendanti, per tutelare la salute pubblica e garantire pratiche agricole veramente sostenibili.

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