La versione plant-based della Nutella sta facendo il giro del mondo. Per la sostenibilità e sul grasso tropicale ci si aspettava ben altro: rispetto alla ricetta classica i grassi saturi addirittura aumentano
Ferrero ha lanciato la Nutella plant-based ovvero una versione vegana avendo sostituito il latte con ingredienti di origine vegetale come ceci e sciroppo di riso, riuscendo così anche a soddisfare le persone intolleranti al lattosio.
La ricetta base resta inalterata: fondamentalmente zucchero, olio di palma e nocciole (13%). Ci si sarebbe aspettati una scelta più coraggiosa per chi vuol strizzare l’occhio alla sostenibilità e alle scelte etico-nutrizionali sempre più presenti tra i consumatori.
Continuare a puntare sull’olio di palma non solo è una scelta amica dell’ambiente – Ferrero tra l’altro su alcuni prodotti già non lo usa più, come nei plum cake Kinder al cioccolato – ma anche discutibile da un punto di vista della salubrità .
Primo: l’olio di palma ha un tenore di grassi saturi molto elevato. La versione vegana della Nutella addirittura ha un tenore di questi grassi da evitare più elevati della tradizionale crema di nocciola Ferrero: nella plant based per 100 grammi di prodotto troviamo 11 grammi di acidi grassi saturi mentre nella tabella nutrizionale della Nutella tradizionale questa componente si ferma a 10,6 grammi.
Secondo: come ha affermato Efsa dal 2017, nel processo di raffinazione dell’olio di palma si liberano dei contaminanti tossici come il 3-mcpd e il glicidolo. Secondo l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, le fasce di età più giovani, adolescenti compresi (fino ai 18 anni di età ), sono le più esposte attraverso la dieta a queste sostanze e quindi sono le più a rischio perché facilmente possono superare la dose giornaliera tollerabile.
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Perché insistere con l’olio di palma se Ferrero è riuscita a sostituire il latte non alterando – supponiamo – il gusto dell’inconfondibile Nutella?