Aumentano le positività di maiali all’interno di allevamenti sopratutto in Lombardia. Il cerchio si stringe attorno all’area che rifornisce la filiera dei prosciutti Dop, Parma e San Daniele. Gli allevatori chiedono indennizzi, ma la strategia attuata fin qui è stata un fallimento
Avanza la diffusione della peste suina africana e si moltiplicano i casi di maiali positivi negli allevamenti. Una situazione che rischia di paralizzare la filiera dei famosi prosciutti Dop, Parma e San Daniele. “Al momento ci sono 18 focolai di peste suina in Lombardia, 5 in Piemonte e uno in Emilia-Romagna” ha spiegato il commissario straordinario alla peste suina, Giovanni Filippini. Sonooltre 50mila i maiali già stati abbattuti, nel tentativo di rallentare la diffusione di questo morbo che è innocuo per l’uomo, ma mortale per i suini domestici e quelli selvatici, cioè i cinghiali, il vero vettore dell’infezione.
“Con il lockdown per le stalle nelle regioni coinvolte disposto dall’ultima ordinanza, bisogna stringere i tempi sulle azioni di contenimento dei cinghiali, ma soprattutto sugli indennizzi per le imprese colpite dai danni diretti e indiretti”. Queste le istanze che Cia–Agricoltori italiani metterà sul tavolo nell’incontro con il nuovo Commissario straordinario per la Psa, Giovanni Filippini, che si terrà domani 4 settembre nella sede nazionale della Confederazione. “È in gioco il futuro di 26.000 allevamenti suinicoli in tutta Italia. La Psa – dichiara in una nota il presidente di Cia, Cristiano Fini – rischia veramente di annientare un settore chiave del nostro agroalimentare, che genera oltre 13 miliardi di euro tra produzione e industria”.
La Peste suina africana ricordiamo è estremamente nociva per cinghiali e suini (ad oggi non è disponibile nessun vaccino veterinario) ma non ha alcun impatto sull’uomo, poiché non è trasmissibile dall’animale alle persone (leggi qui le Faq del ministero della Salute).