Il test inglese sui marchi di abbigliamento outdoor: 82% utilizza Pfas

pfas outdoor

La rivista britannica Ethical consumer ha esaminato i prodotti di 27 aziende di abbigliamento outdoor, dalle giacche agli zaini, scoprendo che l’82% dei marchi utilizza gli inquinanti Pfas, pericolosi per la salute

La rivista britannica Ethical consumer ha esaminato i prodotti di 27 aziende di abbigliamento outdoor, dalle giacche agli zaini, scoprendo che l’82% dei marchi utilizza gli inquinanti Pfas, pericolosi per la salute.

I marchi virtuosi

Come scrive Economiacircolare.com, che riporta la notizia, Páramo e Finisterre non utilizzano Pfas nei loro prodotti  mentre FjällrävenAlpkitLowe Alpine e Patagonia sono per lo più privi di Pfas. Insieme a più di una dozzina di altre aziende, dichiarano di voler eliminare l’uso di Pfas l’anno prossimo.

“Le aziende devono smettere di usarli”

Jane Turner, ricercatrice di Ethical Consumer, ha dichiarato al Guardian: “L’irreversibile contaminazione globale e l’estrema tossicità delle ‘sostanze chimiche per sempre’ sono indiscusse da anni, ma la maggior parte delle aziende di abbigliamento outdoor continua a usarle inutilmente e ad aumentare il carico di inquinamento dei Pfas. Questo non è accettabile e le aziende devono smettere di usarli ora. I consumatori dovrebbero acquistare solo dalle aziende responsabili che hanno smesso di usare i Pfas”. Con l’utilizzo e l’invecchiamento dei prodotti, chi li indossa rilascia involontariamente le sostanze chimiche nell’ambiente, “anche se la maggior parte dell’inquinamento da Pfas si verifica durante la produzione delle sostanze chimiche, quando vengono applicate ai tessuti e quando un prodotto viene gettato via”, ricorda il Guardian che commenta la notizia.

Rispondendo al quotidiano inglese, il portavoce della Páramo, che dal 2016 garantisce che i propri prodotti sono privi di Pfas, spiega: “La contaminazione da parte di altre aziende che utilizzano queste sostanze chimiche può essere un problema per le aziende che cercano di allontanarsi dai Pfas. Il problema più grande per noi non è stato eliminare le sostanze Pfas dai nostri processi, ma piuttosto convincere le fabbriche di tessuti con cui lavoriamo a fare lo stesso, garantendo tessuti privi di Pfas”.