Shampoo, non ci sono solo i bocciati: ecco i marchi promossi

Dopo aver anticipato le note dolenti del test tedesco su 38 shampoo per capelli sottili, diamo spazio ai prodotti che hanno ottenuto buoni voti e ne parliamo con il chimico Fabrizio Zago che ci dice come scegliere lo shampoo giusto

Dopo aver anticipato le note dolenti del test condotto dalla rivista tedesca Oko-test su 38 shampoo per capelli sottili, diamo spazio ai prodotti che hanno ottenuto buoni voti. A distinguersi in positivo sono i prodotti naturali certificati: ben 10 dei 13 analizzati nel test ottengono un giudizio “molto buono” e tra questi ci sono Alverde, Alviana, Ayluna, Lavera e Terra Naturi. Altri tre prodotti ottengono un giudizio buono“.

Tra i 25 shampoo convenzionali, soltanto due ottengono un giudizio “molto buono” e sono Alterra Phyto-Kollagen Volumen e Annemarie Borlind Volume. Altri dieci ottengono un giudizio buono e tra questi ci sono Aveo Professional Shampoo, Balea Volumen Shampoo (che costa solo 0,54 euro), Gliss Aqua Revive Schwerelos Volumen Shampoo, Hairwell Volume Shampoo e Joolea Volumen Shampoo. I sei prodotti che ottengono un giudizio soddisfacente sono quasi tutti sconosciuti in Italia, mentre i restanti sette, che ottengono i voti peggiori, sono i più noti Wella, Pantene, Dove e Kerastase.

Per avere una lettura più approfondita di questi dati abbiamo raggiunto al telefono Fabrizio Zago, chimico industriale, fondatore del EcoBiodizionario cosmetico, da sempre sostenitore dell’utilizzo di molecole naturali nella cosmetica.

Perché molti degli shampoo che ottengono un voto positivo sono tra i meno costosi? Il prezzo è totalmente indipendente dalla qualità del prodotto?
Purtroppo in cosmetica il messaggio che deve passare è che il contenitore costa sempre di più del contenuto. La presenza di un conservante migliore rispetto ad un altro non muove il costo globale del prodotto, mentre il marketing sì. Le aziende preferiscono spendere i soldi in efficaci strategie di marketing, che puntano a convincere le persone a comprare il proprio prodotto, mentre invece credo che dovrebbero puntare a formare i propri clienti. È facilmente dimostrabile, da una semplice lettura dell’Inci, che i prodotti che costano tanto non hanno niente di più rispetto ai prodotti più economici.

Quali sono le sostanze a cui è meglio stare attenti e quali possono essere le alternative?
Il guaio della cosmesi è che non esiste una legge che imponga la biodegradabilità delle sostanze utilizzate. Le grosse aziende non ci pensano neanche, ma preferiscono fare lobbying o addirittura mettere in conto il pagamento di eventuali sanzioni, se dichiarano qualcosa di sbagliato in etichetta. Il vero problema per loro è quello della reputazione, quindi finché stiamo zitti non succederà mai nulla. Quando l’informazione comincia ad instillare dei dubbi concreti, supportati da dati scientifici, allora le mettiamo in crisi. In generale, tra i primi componenti di questi prodotti c’è il sodium lauryl sulfate (Sls), che è il tensioattivo più utilizzato al mondo ed è quello che costa meno in assoluto. Ci sarà qualche produttore che non lo usa e lo sostituisce con soluzioni più delicate, ma sono pochi. Se pensiamo che anche nei deodoranti naturali, di cui mi sto occupando in questo momento, sto trovando conservanti, parabeni e altre sostanze tossiche come l’alluminio, il dta, il triclosan e addirittura l’imidazolidinyl urea che è un cessore di formaldeide… Se la mattina ci svegliamo e ci mettiamo questi prodotti non ci facciamo del bene.

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Perché si continuano ad usare diverse sostanze profumate, nonostante siano problematiche? Non si rischia di avere nuovi casi Lilial?
Gli italiani hanno di fondo una cultura cattolica che ama i profumi intensi come la mirra e l’incenso, a differenza dei paesi del Nord che hanno una cultura calvinista e non sono abituati a lascare una scia di profumo. Noi addirittura abbiamo i profumi per biancheria. A tal proposito l’altro giorno ho trovato diversi profumi per biancheria di un marchio “naturale” che qualche anno fa aveva fatto fallire l’azienda che gli faceva i prodotti. In questi casi parliamo di eco furbi più che di aziende ecologiche.

Qual è il modo per scegliere un buono shampoo?
Ci sono dei marcatori a cui dovremmo fare caso. Ad esempio se troviamo il sodium lauryl sulfate, subito dopo dovremmo trovare il cocamidopropyl betaine (Capb) che scarica l’aggressività del primo. Un altro marcatore importante è la posizione in cui si trova il sodium clorate che si usa per rendere viscoso il prodotto. Più è in posizione elevata più è scarso il prodotto. Inoltre se, in un prodotto che è composto dal 90% di acqua e dal restante 10-12% di sostanze attive, troviamo 20-25 estratti vegetali è evidente che queste sono presenti in quantità infinitesimale e non hanno nessuna valenza cosmetica ma  soltanto quella di prendere per i fondelli il consumatore. Bisogna imparare a leggere le etichette per poter scegliere bene.