Tappi di plastica, dal 3 luglio solo attaccati alla bottiglia

Secondo il Wwf dobbiamo abituarci a questa novità, superando il fastidio temporaneo, ma è importante favorire iniziative basate sul sustainable design, che spingono l’industria a pensare alla tutela dell’ambiente fin dalla progettazione di un prodotto

 

Da mercoledì 3 luglio non si potranno più vendere in Europa bottiglie di plastica con il tappo “indipendente”, ma soltanto con il cosiddetto tappo “solidale”, cioè quel tappo, che vediamo già da tempo in tante bottiglie di acqua, succhi e bibite varie, che resta attaccato al contenitore attraverso un lembo di plastica, per evitare che si dispersione nell’ambiente.

Tale obbligo rientra nella direttiva europea 2019/904, nota come direttiva Sup (Single use plastic) con cui l’Ue ha vietato già dal 2021 l’immissione in commercio di prodotti in plastica monouso, dai piatti alle posate, dalle cannucce ai cotton fioc. La direttiva, che ha lo scopo di ridurre il consumo di plastica monouso, è entrata in vigore in Italia a gennaio 2022 con il Decreto legislativo n. 196 dell’8 novembre 2021, e prevede una serie di step per le restrizioni, alcune delle quali sono già entrate in vigore. Il 3 luglio tocca ai tappi delle bottiglie e ai coperchi dei contenitori per bevande in plastica monouso. “I tappi e i coperchi di plastica utilizzati per i contenitori di bevande sono tra gli articoli di plastica monouso che si trovano più frequentemente sulle spiagge dell’Ue”, si legge nella direttiva. I nuovi obblighi non riguardano soltanto le bottiglie di plastica, ma anche gli “imballaggi compositi” come i cartoni del latte o dei succhi che contengono cartone, plastica e alluminio. Sono esclusi i contenitori di vetro o metallo e i prodotti “per uso medico”.

Diamo alcuni numeri

Nel rapporto sulla pulizia delle spiagge della Fondazione olandese per il mare del Nord, si legge che nel 2016 sono stati raccolti circa 10.000 tappi di bottiglie lungo la costa, ovvero per ogni chilometro di spiaggia era stato trovato un numero di tappi compreso tra 20 e 128 e più di 4 su 5 provenivano da imballaggi di bevande di consumo. La stessa Fondazione nel 2022, da quando alcune aziende hanno iniziato a introdurre i tappi attaccati alle bottiglie, ha raccontato di aver raccolto circa 3.000 tappi di bottiglie in meno.

Il parere del Wwf

Abbiamo chiesto un parere sull’impatto di questa misura a Erica De Rysky, dell’ufficio sostenibilità di Wwf Italia.

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Questa direttiva è davvero efficace per tutelare l’ambiente dalla plastica?

Sì assolutamente, la nuova direttiva è un passo avanti verso la tutela dell’ambiente perché i tappi di plastica sono tra i rifiuti più comunemente rilevati, ad esempio nelle spiagge italiane. Si parla di migliaia di tappi raccolti in un’unica uscita di “clean-up”come quelle che organizziamo anche noi di WWf Italia. Questa misura favorisce senza dubbio la non dispersione di un materiale che persiste nell’ambiente per anni e anni e possiamo ritrovarlo dall’altra parte del Pianeta. Basti pensare che nel mondo, ogni minuto vengono acquistate un milione di bottiglie di plastica e, di tutta la plastica prodotta, oltre il 70% diventa un rifiuto. Solo negli oceani, ogni anno finiscono 11 milioni di tonnellate di plastica, contaminando specie e habitat.

Quanti sono i tappi che si disperdono sulle nostre spiagge?

Il numero varia molto dalla tipologia di spiaggia e chiaramente è molto più elevato nelle spiagge solitamente più affollate e più vicine ai centri urbani. Purtroppo può succedere anche involontariamente che il tappo caschi per terra o vada a finire sotto la sabbia. A maggior ragione una misura del genere ci viene incontro.

La bottiglia e il tappo sono realizzati con materiali diversi, o quanto meno di diversa densità: le bottiglie sono in PET e i tappi in HDPE, polietilene ad alta densità. Per riciclarli correttamente vanno separati?

Quando si gettano bottiglia e tappo non vanno separati poiché gli impianti di riciclo ormai sono talmente avanzati che riconoscono i vari componenti e li separano meccanicamente. L’unica accortezza da seguire è quella di schiacciare le bottiglie per lungo e non dall’alto verso il basso. Non dobbiamo neanche sciacquarle perché lo fa direttamente la macchina. Il tappo ha una densità maggiore della bottiglia, ma è sempre di polietilene, che è un materiale altamente pregiato e non va assolutamente sprecato perché si presta molto bene al riciclo. Per produrre un tappo nuovo servono tante risorse e se noi gli garantiamo una seconda abbiamo un ritorno, oltre che per l’ambiente, anche per le casse dei nostri Comuni che possono vendere il materiale alle aziende.

Come possiamo far passare questo messaggio al consumatore che al momento è abbastanza infastidito da questa novità?

Dobbiamo avere magari un po’ di pazienza per abituarci a questa novità, ma è importante favorire iniziative di questo tipo, basate sul sustainable design, che spingono l’industria a pensare alla tutela dell’ambiente fin dalla progettazione di un prodotto. Sicuramente si può migliorare il design di questi tappi. Ad esempio, alcune bottiglie già presentano in etichetta un’immagine e la parola turn che invita il consumatore a girare il tappo prima di bere affinché non gli dia fastidio. A fronte quindi di un piccolo fastidio momentaneo, crediamo che questo sia il modo più percorribile, in tempi brevi, da parte dell’industria per dare un contributo concreto al riutilizzo delle risorse e alla riduzione di materiale monouso. Dobbiamo gettare le basi per un futuro con meno plastica, magari lavorando anche su materiali alternativi. Recentemente, ad esempio, uno studio ha analizzato l’effetto positivo di un additivo che viene aggiunto al tappo per conferirgli la colorazione e, nello stesso tempo, ne ostacola la degradazione nell’ambiente.

Cos’è la plastica e cosa non lo è?

Per la Direttiva SUP, nella categoria di plastica rientrano un grande numero di materiali, tra cui anche i polimeri naturali modificati chimicamente, come l’acetato di cellulosa, articoli in gomma a base polimerica e la plastica a base organica e biodegradabile, come le bioplastiche (PLA, ossia acido polilattico, e PHA).

Tuttavia, l’Italia ha previsto “un elenco di eccezioni per alcuni prodotti biodegradabili e compostabili per i quali la materia prima rinnovabile raggiunge una certa percentuale”, escludendo volutamente le bioplastiche dalle restrizioni della SUP.

Come si può capire se un prodotto è monouso?

Gli “Orientamenti della Commissione” chiariscono la definizione di monouso riportata nella Direttiva SUP. Per valutare il possibile riuso di un prodotto bisogna tener conto della vita funzionale attesa del prodotto, ossia:

  • se è progettato appositamente per essere utilizzato più volte prima dello smaltimento finale, preservando le sue caratteristiche funzionali, fisiche e di qualità
  • se di norma i consumatori lo concepiscono, percepiscono e utilizzano come un prodotto riutilizzabile.

Pertanto, un prodotto multiuso dovrebbe essere:

  • realizzato in materiali adatti ad essere impiegati più volte
  • lavabile e/o riparabile
  • progettato a sopportare molteplici spostamenti e rotazioni per lo stesso scopo per il quale il prodotto era stato originariamente concepito

e/o avere una natura ricaricabile, ossia la possibilità di essere:

  • rinviato al produttore per una ricarica
  • riutilizzato per lo stesso scopo per il quale è stato concepito.