Stop a Pfas, fanghi tossici, inceneritori, inquinamento: l’appello della rete “Mamme da Nord a Sud”

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La rete delle “Mamme da Nord a Sud” presenta per la prima volta un appello a nome di 60 associazioni di cittadine da tutta Italia. Non solo ex Ilva e ex Miteni, sono tanti i casi di contaminazione ambientale in tutto il paese. Sotto accusa “l’estrattivismo” in Basilicata, dove viene estratto il 90% del petrolio italiano da Eni, gli inceneritori di Roma e Marghera. Le mamme chiedono bonifiche immediate, monitoraggi e studi epidemologici, stop ai Pfas, e incentivi alle rinnovabili.

“Il tumore di un familiare ti assorbe a tal punto, anche economicamente, che è difficile lottare per i propri diritti. Per questo chi sta bene deve lottare nei propri territori per quelli che non hanno la forza di farlo”. Con queste poche ed efficaci parole, Michela Piccoli della Rete “Mamme da Nord a Sud” riassume il senso del lavoro della rete.

La rete delle “Mamme da Nord a Sud”, nata nel 2019 dall’incontro delle Mamme No Pfas emamme da nord a sud della mamme di Taranto presenta per la prima volta alla Camera un appello a nome di 60 associazioni di cittadine da tutta Italia, tra cui donne di Acerra, Colleferro, Marghera, Vicenza, Taranto, Brescia. Non solo ex Ilva e ex Miteni, sono tanti i casi di contaminazione ambientale in tutto il paese, e come spiega Michela Piccoli della rete: “Da Nord a Sud le situazioni sono identiche, stessi i meccanismi e le situazioni con cui vengono contaminati i nostri territori” spiega Michela Piccoli.

Ci rivolgiamo soprattutto alle mamme e alle donne che governano il Paese perché siamo convinte che in primis le donne possono comprendere nel profondo cosa significhi prendersi cura del futuro dei propri figli” hanno chiarito le promotrici della rete.

Le battaglie da Nord a Sud

Da Nord a Sud riscontriamo le stesse dinamiche predatorie, lo stesso modo di aggredire i territori, la stessa superficialità nel concedere autorizzazioni a chi inquina” spiegano le promotrici. Sotto accusa “l’estrattivismo” in Basilicata, dove viene estratto il 90% del petrolio italiano da Eni, gli inceneritori di Roma e Marghera, il biodigestori. Ma anche il ciclo dei rifiuti, soprattutto in Meridione, viene affrontato come una perenne emergenza, invece che sviluppare un ciclo di recupero come per altro richiesto dall’Europa.

“I biodigestori sempre più diffusi e autorizzati con procedure discutibili non rappresentano l’economia circolare ma inquinano e sopravvivono solo grazie agli incentivi pubblici. Nella ‘Terra dei Fuochi’, in Campania, e nella Valle del Sacco, nel Lazio, nonostante l’alto indice tumorale, potenzialmente correlato ai rifiuti tossici interrati, non sono state mai fatte le bonifiche. Nella Terra dei fuochi si continua a coltivare su terreni avvelenati e le mamme continuano a piangere le vittime innocenti. Con la guerra alle porte si ampliano le fabbriche di armi e si deturpano interi territori, nei poligoni militari, con le sempre più insistenti e impattanti esercitazioni militari” spiegano le “Mamme da Nord a Sud”.

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“Riportiamo i politici alla propria responsabilità”

“Riportiamo i politici alla propria responsabilità. Basta! Non c’è più tempo, bisogna lavorare alle tematiche ambientali, il futuro dei nostri figli è a repentaglio” continua Michela Piccoli, che è anche una mamma no Pfas. “I territori da bonificare sono ancora da bonificare, mancano studi epidemiologici nelle zone a rischio. Per questo abbiamo deciso di unire le nostre voci” spiega il comitato che aggiunge: “le basi giuridiche di quello che chiediamo sono nell’articolo 9 della Costituzione in cui si chiarisce che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.

Le richieste della rete, dai Pfas ai fanghi tossici di depurazione

No agli inceneritori e ai megaimpianti basati sui combustibili fossili, come il gasdotto Snav. La rete Mamme da Nord a Sud chiede: la bonifica immediata dei territori contaminati, tra cui quello nell’area dell’Ex Miteni in Veneto, e la terra dei fuochi “dove ancora si coltiva nei campi avvelenati”; i divieto dell’utilizzo dei fanghi industriali come fertilizzanti; politiche di incentivi per le rinnovabili, con al centro imprese locali e le comunità energetiche rinnovabili; studi epidemiologici per le popolazioni a rischio; monitoraggi ambientali; divieto di produzione di Pfas; misure concrete per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. 

Il comunicato letto durante l’appello chiarisce infine: “Non ci accontentiamo del principio ‘chi inquina paga’ ma sosteniamo con forza ‘vietato inquinare’. Nessuna cifra può restituire la salute ai nostri figli, e sono tanti i bimbi innocenti sacrificati, come quelli di Taranto, in Puglia.”