Una sfida tra Stati Uniti ed Europa sul caffè decaffeinato. Con l’Europa, questa volta, sul banco degli imputati per l’uso di un solvente sospetto: il cloruro di metilene. L’alternativa? La decaffeinizzazione ad acqua, spiegano i promotori di una petizione per vietarlo anche negli alimenti
L’Agenzia per la protezione ambientale (Epa) ha recentemente annunciato che, a partire dall’8 luglio 2024, la maggior parte delle applicazioni del cloruro di metilene saranno proibite. Questo solvente è ampiamente utilizzato in vari settori industriali, commerciali e alimentari, e viene comumente impiegato nella decaffeinizzazione del caffè e nella produzione di estratti di spezie. È il cosidetto metodo europeo che nella Ue prevede -secondo la Direttiva Europea 2009/32/CE del 23 aprile 2009- un limite massimo di 2 parti per milione (mg/kg) nel caffè tostato. Negli Usa la Fda, invece, concede i residui a livelli non superiori le 10 parti per milione”.
Cos’è il cloruro di metilene
Il cloruro di metilene è un composto chimico pericoloso, associato a decine di morti accidentali e, sebbene presente solo in tracce minime nel caffè decaffeinato, l’esposizione prolungata è correlata a un aumento del rischio di cancro, accusa il Center for Science in the Public Interest, un’organizzazione indipendente a difesa dei consumatori basata sulla scienza.
E aggiunge: “Poiché l’uso alimentare di questo solvente rientra nella giurisdizione della FDA (Food and Drug Administration), questa nuova normativa dell’EPA non avrà effetto sugli attuali utilizzi del cloruro di metilene negli alimenti”.
La Fda vieti il cloruro di metilene
L’Ong ha scritto alla FDA esprimendo il suo sostegno a due petizioni presentate dal Fondo di Difesa Ambientale (EDF) e altri gruppi, che chiedono di revocare le approvazioni per l’uso del cloruro di metilene e di altri tre solventi: benzene, dicloroetano e tricloroetilene (TCE). Tutti e quattro questi solventi sono collegati al cancro, come la stessa FDA ha riconosciuto.
Quando studi dimostrano che un additivo provoca il cancro negli esseri umani o negli animali, non è più sicuro, dicono i ricercatori dell’Ong.
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E aggiungono: “Con la recente decisione dell’EPA di vietare il cloruro di metilene per la maggior parte degli usi, è più chiaro che mai che la FDA dovrebbe rimuovere il cloruro di metilene e altri solventi rischiosi dalla nostra catena alimentare. I rischi di cancro derivanti dall’uso di questi solventi negli alimenti possono essere piccoli, ma sono completamente inutili, poiché esistono alternative più sicure. Ad esempio, il caffè può essere decaffeinato semplicemente con l’acqua”.
Le aziende: così dite addio al decaffeinato
L’Associazione Nazionale del Caffè (NCA) degli Stati Uniti ha respinto le richieste del gruppo ambientalista EDF riguardo alla sua recente petizione alla FDA, che chiede il divieto del metodo di decaffeinizzazione più comune, il metodo europeo, a causa della presenza di cloruro di metilene.
La NCA avverte che questa mossa “negherebbe” ai consumatori di caffè decaffeinato l’accesso a un prodotto sicuro, associato a una diminuzione del rischio di vari tipi di cancro e altri benefici per la salute.
L’EDF ha citato test condotti da un altro gruppo attivista chiamato Clean Label Project (CLP), che afferma di aver rilevato tracce minime di cloruro di metilene nel caffè decaffeinato con il metodo europeo. Il CLP sta inoltre facendo pressione sull’Assemblea Statale della California per vietare questo caffè, proibendo l’uso del composto durante la decaffeinizzazione.
“Vietare il caffè decaffeinato con il metodo europeo contraddirebbe la scienza e danneggerebbe la salute degli americani”, afferma Bill Murray, CEO e presidente della NCA. “Il peso schiacciante delle prove scientifiche indipendenti dimostra che bere caffè decaffeinato con il metodo europeo è sicuro. Né l’EDF né il CLP hanno presentato qualcosa che somigli a prove convincenti del contrario, quindi la FDA e il legislatore della California devono respingere questi divieti infondati.”
Da questa parte dell’Oceano, le aziende che lavorano nel settore giurano sulla sicurezza del metodo. La Demus, una delle maggior aziende italiane di decaffeinizzazione e deceratura del caffè verde, spiega che i limiti ammessi in Europa per il residuo “Sono fissati per prevenire qualsiasi rischio per il consumo umano e nel processo industriale della Demus il contenuto dopo il processo è a livelli ben inferiori già nel caffè verde. Dopo la tostatura, che avviene a temperature sopra i 200°C, il residuo di diclorometano non è generalmente rilevabile, quindi ogni timore in merito a una possibile tossicità per il consumatore risulta immotivato. Va considerato inoltre che anche l’industria farmaceutica utilizza il diclorometano in alcuni suoi processi produttivi, e la sua presenza in alcuni farmaci è addirittura dichiarata in etichetta tra gli eccipienti, seppur presente a basse concentrazioni”.