In Islanda si mette in atto la pratica, più che controversa, di prelevare il sangue delle cavalle gravide per estrarre la gonadoprina, l’ormone della fertilità che viene poi iniettato nelle scrofe per ottimizzare la produzione intensiva. Alla denuncia della trasmissione “Indovina chi viene a cena” è seguita un’interrogazione dell’europarlamentare Corrao che chiede alla Commissione Ue di bloccare questa pratica
Dopo aver denunciato l’anno scorso le cosiddette “fattorie del sangue” in Argentina, la giornalista Sabrina Giannini, della trasmissione d’inchiesta di Rai3 “Indovina chi viene a cena”, ha visitato alcuni allevamenti in Islanda dove si estrae il sangue delle cavalle gravide per trasformarlo in gonadotropina, un ormone (conosciuto con l’acronimo PMSG) che viene iniettato in altri animali, in particolare nelle scrofe, per sincronizzare i parti e ottimizzare la produzione intensiva.
Una pratica, più che controversa, che attualmente viene messa in atto in Argentina, Uruguay e in Islanda, l’unica nazione in Europa dove si agisce in questo modo dal lontano 1979. Due anni fa l’Agenzia France Presse aveva denunciato il fatto che nell’isola ci fossero 119 allevamenti di cavalli con quasi 5.400 cavalle gravide allevate con questo scopo. La compagnia che acquista il sangue per trasformarlo in farmaco, la società islandese Isteka, paga circa 3500 corone a litro, pari a 20 euro. Da ogni cavalla si estraggono fino a 5 litri di sangue a settimana, per 4 o addirittura 8 settimane consecutive. Questo vuol dire che per chi ha 100 cavalle questo “business” può portare un guadagno di 80.000 euro all’anno. Nel 2023 l’Islanda ha deciso di revocare il regolamento sui prelievi di sangue, ma il gruppo Isteka, leader del mercato europeo di gonadotropina in polvere, ha comunicato che intende ignorare tale decisione.
Per effettuare il prelievo le cavalle vengono posizionate in apposite strutture di legno, assi bloccano il movimento delle zampe e con una cavezza si solleva la testa prima di inserire una cannula nella giugulare sul collo. Una pratica che “avviene provocando sofferenze atroci alle cavalle gravide, come hanno documentato numerose inchieste condotte sotto copertura da una rete di associazioni che da anni si batte per mettere al bando questa pratica barbara e, recentemente, anche da autorevoli servizi giornalistici – scrive l’europarlamentare Ignazio Corrao (Verts/ALE) che ha depositato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione europea.
“Le cavalle soffrono crudeltà inaudite per l’estrazione di 5 litri di sangue a settimana per 8 settimane, e in seguito vengono costrette ad abortire dalle aziende che gestiscono gli allevamenti equini. La Commissione Europea, tramite EFSA, ha chiesto ad Argentina e Islanda di adeguarsi alla Direttiva 2010/63, che prevede l’approccio 3R, in base al quale occorrerebbe sostituire la gonadotropina naturale con un ormone sintetico, di cui oggi esistono 35 formulazioni differenti”.
Nel 2021 il Parlamento Europeo invitava la Commissione a interrompere le importazioni e la produzione interna di PMSG con la Risoluzione su una strategia “Dal produttore al
consumatore” per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Corrao chiede alla Commissione di sapere quali azioni concrete ha intrapreso in seguito alla Risoluzione del Parlamento Europeo, se intende obbligare direttamente le aziende farmaceutiche a non acquistare la gonadotropina naturale in favore della sintetica e, infine, quali altre misure intende adottare per mettere al bando la vendita e la produzione dell’ormone PMSG.
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“Siamo molto contenti di questa importante iniziativa parlamentare che fa seguito, tra l’altro, alla richiesta avanzata a fine 2021 dal Parlamento Europeo alla Commissione di mettere al bando sia la produzione interna che l’importazione di PMSG al punto 130 della Risoluzione per la strategia cosiddetta ‘farm to fork’ – commenta Sonny Richichi, il presidente di Italian Horse Protection, la prima associazione italiana di tutela degli equidi che fa parte della rete internazionale di associazioni in prima linea nella richiesta di bandire i farmaci a base di PMSG – E’ inaccettabile, non solo da un punto di vista etico ma anche da un punto di vista normativo che la Commissione non abbia ancora mosso un dito: questa pratica contraddice palesemente la Direttiva 2010/63 che prevede l’approccio delle 3R, in base alla quale si deve impiegare un ormone sintetico ormai ampiamente disponibile”.
La Commissione è obbligata a fornire una risposta scritta entro sei settimane. “Ci aspettiamo che la Commissione abbandoni l’atteggiamento di inerzia mostrato fin qui e finalmente intervenga per la messa al bando dai farmaci che contengono la gonadotropina equina”, conclude il presidente di IHP.
Petizione per chiedere alla Commissione Europea di vietare per sempre l’importazione e la produzione di PMSG.