La rivista tedesca OKO-Test ha analizzato 31 dischetti struccanti monouso e riutilizzabili e segnala la presenza preoccupante in due prodotti Catrice e Garnier di antimonio, sospettato di essere cancerogeno, e di sbiancanti ottici in 5 dischetti riutilizzabili. In alcuni casi c’è un utilizzo improprio del termine “ipoallergenico” e “biodegradabile” in etichetta.
Si trovano in quasi tutte le case, soprattutto se abitate dalle donne, e possono essere monouso, riutilizzabili, di cotone biologico o convenzionale, bianchi o colorati, sbancati o non sbiancati. Stiamo parlando dei dischetti struccanti che molte donne ormai utilizzano anche più volte al giorno. Ma cosa contengono questi prodotti che entrano in contatto diretto con la pelle del nostro viso? A porsi la domanda è stata la rivista tedesca OKO-Test che ha analizzato in laboratorio 31 dischetti struccanti, di cui 21 monouso e 10 riutilizzabili compresi nella fascia di prezzo tra 0,57 a 3,98 euro.
I prodotti a confronto
I risultati del test ribadiscono, ancora una volta, il fatto che la qualità non deve essere costosa. Infatti, ci sono dischetti struccanti lavabili in cotone biologico non sbiancato che ottengono un giudizio “molto buono” e costano 57 centesimi l’uno.
Il test promuove la maggior parte dei prodotti testati, ma segnala la presenza preoccupante di antimonio e di sbiancanti ottici dannosi per l’ambiente. Tutti e cinque i dischetti riutilizzabili in cotone (bio) puro o in tessuto misto di viscosa e cotone analizzati ottengono la valutazione “molto buono”, mentre due dei cinque dischetti composti principalmente o interamente da poliestere, i Catrice Wash Away Make Up Remover Pads e i Garnier Skin Active Eco Pads, ricevono due voti di penalità poiché rilasciano una quantità eccessiva di antimonio, che viene spesso utilizzato come catalizzatore nella produzione di fibre sintetiche sotto forma di triossido di antimonio. Secondo l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA), questa sostanza è sospettata di essere cancerogena e per un dischetto che viene a contatto diretto che la nostra pelle non è il massimo.
Inoltre, è preoccupante che in laboratorio siano stati trovati agenti sbiancanti ottici in cinque dei dieci dischetti struccanti riutilizzabili testati. L’operazione di sbiancamento dei dischetti spesso utilizza composti clorurati che non sono il massimo per un prodotto che poi viene a contatto diretto con la nostra pelle. Alcune aziende si sono già impegnate ad evitare questo passaggio e producono dischetti non sbiancati, evitando così l’uso di sostanze chimiche. Inoltre, gli agenti sbiancanti, presenti anche direttamente nel dischetto stesso, sono difficilmente biodegradabili e rappresentano un onere per l’ambiente.
Ipoallergenico, termine ambiguo per il consumatore
Per quanto riguarda i Celina Blush Der original Make Up Radierer Pads e i Waschies Abschmink- & Waschpads si critica l’utilizzo dell’etichetta “ipollergenico” poiché il termine non è definito in modo specifico e, secondo il parere dell’European Centre for Allergy Research Foundation (ECARF) e del Deutschen Allergie- und Asthmabundes (DAAB), non fornisce un aiuto concreto ai consumatori. Stefanie Link di ECARF chiarisce che, nonostante questa affermazione pubblicitaria, nei prodotti possono essere presenti sostanze allergeniche quindi si tratta di un’affermazione ambigua per il consumatore.
La metà dei produttori ha dimostrato l’uso di plastica riciclata proveniente dalla raccolta differenziata nelle confezioni.
Utilizzo improprio dell’etichetta “biodegradabile”
Secondo l’Istituto per la Ricerca sull’Energia e l’Ambiente (ifeu), i dischetti riutilizzabili hanno un’impronta ecologica migliore rispetto a quelli monouso perché consentono di ridurre i rifiuti. Sebbene la produzione dei dischetti struccanti riutilizzi residui di altre produzioni, secondo quanto dichiarato dai produttori, la loro eliminazione comporta comunque l’accumulo di rifiuti. Alcuni dischetti monouso, in particolare i Blackbird Duo Wattepads, i Duchesse Nature Wattepads Bio, Fairtrade e i Duchesse Wattepads Duo-Qualität, utilizzano in modo improprio in etichetta i termini “biodegradabile” o “compostabile”. L’Agenzia federale dell’ambiente tedesca consiglia di smaltire questi prodotti nei rifiuti solidi, poiché dopo l’uso possono contenere residui di trucco con sostanze difficilmente degradabili. A tal proposito si rilancia la proposta legislativa promossa dal Parlamento europeo che mira a limitare la pubblicità con termini come “clima neutrale” o “biodegradabile” entro il 2026.