Se anche sostituire un comune anestetico può contribuire a ridurre la CO2

L’Università del Piemonte orientale ha condotto uno studio sul desflurano, un anestetico comune con alto impatto ambientale. I dati mostrano che la sostituzione con altri farmaci altrettanto sicuri contribuirebbe a tagliare decine di migliaia di tonnellate di CO2 equivalente solo in Italia

Un gas anestetico molto utilizzato (il più comunemente impiegato nei paesi industrializzati, Italia compresa) ma con un poco gradito effetto collaterale: emettere gas serra 2500 volte più dell’anidride carbonica. Tra l’altro sostituibile con altri anestetici ugualmente sicuri ma meno impattanti per l’ambiente.

È la fotografia, inquietante, scattata da uno studio dell’Università del Piemonte Orientale assieme all’Ospedale maggiore della Carità di Novara e all’Aifa.

Il gas finito al centro dell’attenzione degli scienziati è il desflurano, un anestetico che se confrontato con altri anestetici alogenati come il sevoflurano, mostra un elevato potenziale di riscaldamento globale, un aspetto cruciale nell’attuale discussione sulla sostenibilità ambientale in campo medico.

La ricerca, che ha coinvolto dati di consumo di farmaci raccolti dall’Agenzia Italiana del Farmaco nel periodo 2009-2021, ha messo in luce il ruolo predominante del desflurano nelle emissioni di gas serra associate agli anestetici alogenati in Italia. I risultati indicano che il desflurano è responsabile di oltre il 90% delle emissioni di gas serra in questa categoria.

Consumo (a) ed emissioni in CO2 equivalente di desflurano in Italia. Come si può facilmente concludere l’impatto climatico dell’uso di anestetici e quasi eclusivamente legato a questo farmaco

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C’è di più, sostituire questo anestetico con altri prodotti come si vede dalle tabelle della ricerca piemontese, può contribuire a tagliare buona parte delle 80mila tonnellate di CO2 equivalente imputabili a questi usi, l’equivalente dell’intero ciclo di vita di circa 1600 auto a benzina.

Le preoccupazioni ambientali legate al desflurano hanno già portato all’azione in diverse nazioni europee. Scozia, Irlanda e Inghilterra hanno annunciato il loro impegno verso la rapida eliminazione del desflurano, mentre la Commissione Europea sta valutando la possibilità di vietarne l’uso o imporre restrizioni severe a partire dal 2026. Queste decisioni sono guidate dalle linee guida della Federazione Mondiale delle Società di Anestesisti (WFSA), che ha già consigliato la sostituzione del desflurano con opzioni alternative a minor impatto ambientale, come l’anestesia totale endovenosa (TIVA).

Nonostante l’attenzione crescente sulla sostenibilità, l’implementazione delle raccomandazioni della WFSA sembra non essere penetrata con la stessa efficacia nelle diverse regioni italiane. L’analisi condotta a livello regionale ha rivelato una variazione significativa nei modelli di utilizzo degli anestetici, con una differenza di tre o quattro volte nel consumo complessivo di agenti alogenati tra le regioni. La contribuzione del desflurano al consumo totale di agenti alogenati varia tra il 5% e il 50% nelle diverse regioni, risultando in un’ampia differenza di 25 volte nelle emissioni pro capite tra le regioni italiane.

Spiegano gli autori della ricerca: “Mentre il desflurano può offrire vantaggi in alcune situazioni cliniche specifiche, il suo impatto ambientale deve essere attentamente valutato. La nostra ricerca fornisce dati preziosi che possono informare decisioni future sulla gestione sostenibile delle pratiche anestetiche”.

La comunità scientifica di anestesiologia è attualmente divisa sull’adozione di misure più rigorose nei confronti del desflurano, con alcune società scientifiche che esprimono preoccupazioni riguardo alla proposta di divieto o restrizioni severe. Tuttavia, la ricerca dell’Università del Piemonte offre un contributo significativo, evidenziando la necessità di considerare attentamente l’impatto ambientale delle pratiche mediche nell’era attuale orientata alla sostenibilità.

La sfida ora è garantire che la ricerca venga replicata in altri paesi, contribuendo a una comprensione globale delle implicazioni ambientali delle pratiche anestetiche. Il dibattito sull’uso del desflurano nelle sale operatorie potrebbe quindi evolversi, guidato non solo da considerazioni cliniche ma anche dalla responsabilità verso il nostro ambiente.