Perché più si mangiano cibi grassi e zuccherati e più se ne ha voglia

CIBI GRASSI ZUCCHERATI

Uno studio condotto dall’Università di Yale e dal Max Planck Institute di Colonia ha stabilito come influiscono i cibi grassi e lo zucchero sul cervello: più se ne mangiano, più cresce il desiderio di consumarli

Più cibi grassi e zuccherati si mangiano più il nostro cervello tende a non volere  alimenti più leggeri e meno dolci. In altre parole: i cibi grassi e ricchi di zucchero creano dipendenza al di là del peso corporeo e delle disfunzioni ormonali.

A queste conclusioni è giunto uno studio pubblicato su Cell Metabolism condotto dal  team di ricercatori di Dana Small, della Yale University School of Medicine (New Haven, Stati Uniti), e da quello di Marc Tittgemeyer, del Max Planck Institute for Metabolism Research di Colonia, che per 8 settimane hanno seguito la dieta di 49 persone, senza patologie e normopeso.

Come si è svolto lo studio

Il campione è stato suddiviso in due gruppi. Il primo ha mangiato uno yogurt ad alto contenuto di grassi e zuccheri due volte al giorno mentre il secondo lo stesso cibo ma light e a basso contenuto di grassi.

Lo studio mirava a testare gli effetti della frequente esposizione a uno spuntino alimentare molto grasso e zuccherato sulla preferenza di gusto di grassi e zuccheri, nonché sulle risposte cerebrali al cibo “appetitoso” e sull’apprendimento associativo sensoriale. Alla fine delle 8 settimane il gruppo esposto ai cibi più grassi e zuccherati aveva abbassato la “voglia” e la “frequenza” di mangiare prodotti più leggeri e meno dolci.

I risultati suggeriscono quindi che mangiare cibi grassi e zuccherati, anche in piccole quantità e per un breve periodo di tempo – al di là del peso e della dieta  – influisce sulla nostra attività cerebrale e cambia le nostre preferenze per questi stessi cibi.

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Nessuna influenza sul peso e sui meccanismi metabolici

Scrivono gli autori a conclusione: “L’attuale studio dimostra che il consumo giornaliero  di uno spuntino molto grasso e zuccherato diminuisce la preferenza per un alimento a basso contenuto di grassi, aumentando contemporaneamente la risposta cerebrale a un prodotto appetibile HF/HS (high fat, high sugar, molto grasso e molto zuccherato) e migliorando i calcoli neurali che supportano l’apprendimento associativo adattivo. Inoltre, e in linea con i recenti dati preclinici, questi effetti sono osservati in assenza di cambiamenti nell’adiposità e nei marcatori metabolici in individui di peso sano, indicando una conseguenza diretta del cibo sul ricablaggio dei circuiti di ricompensa cerebrale”.