Cosa riconoscere i sintomi (e come intervenire) in caso di svenimento

SVENIMENTO

Lo svenimento è causato da specifici disturbi delle funzioni cerebrali. Ecco come si manifestano, come la persona coinvolta li può avvertire e le persone accanto devono comportarsi

Non si tratta per fortuna di un tipo di disturbo così diffuso fra la popolazione, ma allo stesso modo non è così raro come si potrebbe pensare: stiamo parlando dello svenimento, una situazione antipatica nel migliore dei casi e pericolosa nei peggiori che porta l’essere umano ad uno stato di perdita di coscienza temporaneo.

Nonostante la cinematografia ci abbia abituati a svenimenti spesso dai tratti comici, per esempio legati ad innamoramenti improvvisi e travolgenti, questo tipo di fenomeno psico-fisico non è certamente da sottovalutare. Può quindi essere importante approfondire la questione più nel dettaglio per cercare di capire come affrontare una situazione simile, sia quando sentiamo che le forze ci stanno per abbandonare sia quando ci rendiamo conto che una persona a noi vicina rischi di crollare a terra da un momento all’altro.

Che cos’è uno svenimento da un punto di vista scientifico

Anche chiamato sincope, lo svenimento è un breve lasso di tempo nel corso del quale una persona perde completamente coscienza, cadendo a peso morto a terra o accasciandosi su una sedia o su un altro supporto fisico per poi riprendersi gradualmente. Si tratta di una situazione eccezionale e non frequente, in occasione della quale gli arti dell’individuo che ha perso coscienza risultano essere molto freddi, molli e immobili; le altre caratteristiche dello svenimento a livello fisico sono il polso debole e il respiro superficiale. La persona colpita finisce a terra, a volte sbattendo la testa (questo è uno dei principali pericoli) e non risponde a nessun comando o domanda che le venga fatta, resta inerte e impossibilitata a parlare o a reagire in alcun modo, nemmeno se la si tocca o se la si scuote.

Una situazione simile non è esattamente prevedibile, perlomeno del tutto, però possono presentarsi alcuni segnali e campanelli d’allarme che possono farci pensare che l’individuo stia effettivamente per svenire: di solito, prima di perdere conoscenza una persona percepisce un forte mal di testa, un senso di stordimento o dei capogiri. Altri sintomi che possono anticipare il “crollo” sono tra gli altri il senso di nausea, una maggiore sudorazione diversa dal solito e slegata dalla temperatura, la vista offuscata e/o la cosiddetta “visione a tunnel” (dove il campo visivo si riduce ai minimi termini, proprio come se ci si trovasse in galleria); altri segnali piuttosto frequenti possono per esempio essere il formicolio alle labbra o ai polpastrelli, le palpitazioni del cuore e un forte senso di costrizione a livello toracico.

Attenzione perché il quadro presentato fino a questo punto rappresenta soltanto alcuni degli scenari possibili: può infatti capitare che una persona svenga senza che ci siano segnali di sorta. A quel punto bisognerà cercare di indagare quali possano essere le cause precise dell’evento, provando a capire se dietro lo svenimento non si possano nascondere eventualmente condizioni pregresse più gravi.

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Le cause precise del fenomeno: perché sveniamo?

Da un punto di vista prettamente fisico, dietro alla perdita dei sensi c’è un’alterazione della funzione cerebrale, causata di solito da un mancato afflusso di sangue al cervello. Questo vale in generale, ma può anche accadere che nonostante il sangue arrivi effettivamente al cervello questo non contenga livelli di ossigeno (trasportato dall’emoglobina) o di glucosio necessari per il suo corretto funzionamento.

Quello che accade più spesso in questi casi è che si possa presentare un evento esterno particolarmente importante o traumatico che in qualche modo possa interferire con il ritorno del sangue al cuore e, di conseguenza, comporti un flusso inferiore anche verso il cervello. Quali possono dunque essere le cause specifiche che conducono ad una situazione simile?

Solitamente, le ragioni più comuni dietro alla perdita di coscienza sono emozioni molto forti e improvvise (la vista di immagini impressionanti come il sangue, la paura, lo spavento), il mantenimento della posizione eretta per un tempo troppo elevato, la gravidanza o l’uso e l’abuso di alcuni farmaci.

Capita inoltre di svenire (la sensazione l’abbiamo vissuta un po’ tutti) quando per esempio ci si alza da una sedia o da un divano in maniera improvvisa: il giramento di testa che percepiamo in queste evenienze ne è la diretta conseguenza.

Vale la pena ricordare che le situazioni sopracitate fanno riferimento ai momenti in cui siamo in posizione eretta: al momento dell’eventuale caduta, il flusso sanguigno verso il cervello aumenta, ripristinando nel giro di pochi secondi lo stato di coscienza. Non è in ogni caso da escludere che nei minuti o nelle ore successive allo svenimento nella persona in questione possa persistere un forte senso di stordimento e confusione, solitamente destinato a passare in breve tempo.

Come comportarsi in questi casi: consigli utili

Quando un individuo sviene è comprensibile che le persone intorno a lui/lei vadano nel panico. Assistere ad una scena del genere non è certamente piacevole, ma nella maggior parte dei casi andare in tilt può soltanto rischiare di compromettere la situazione, già delicata, spingendoci all’improvvisazione. Eccezion fatta per gli svenimenti causati da condizioni ben più gravi che dovrebbero richiedere l’aiuto di personale medico qualificato è importante conoscere tutte le regole e i comportamenti da mantenere in questi casi per aiutare la persona in difficoltà senza rischiare di metterla in pericolo.

Il primissimo step consiste nella valutazione delle condizioni vitali fondamentali della persona svenuta: sarà necessario da questo punto di vista verificare che respiri normalmente e che abbia un battito cardiaco regolare. Nel primo caso basterà posizionare il palmo della mano di fronte al naso del paziente e verificare se dalle sue narici continua ad uscire dell’aria. Nel secondo si può toccare il collo a livello della giugulare oppure il polso, controllando il normale pulsare del sangue nelle vene.

Nello scenario in cui sia evidente che il soggetto continua a respirare e che ha un battito regolare non c’è bisogno di preoccuparsi: con ogni probabilità, la persona si risveglierà nel giro di pochissimo. Se invece mancassero battito e respirazione è fondamentale agire tempestivamente e attivarsi per fare arrivare i soccorsi sul posto.

Una volta compresa la gravità della situazione sono due le strade da percorrere. Nel caso in cui la persona stesse ancora respirando bisognerà farle assumere una posizione supina (ovvero a pancia in su) sollevando le gambe di 45°. In questo modo si potrà contribuire ad un corretto afflusso di sangue al cervello. In caso contrario, in attesa che arrivino i soccorsi è importantissimo portare indietro la testa il più possibile sollevando il mento: questo tipo di operazione serve per evitare che la lingua ostruisca le vie respiratorie, rischiando così di soffocare il paziente.

La situazione diventa ancor più delicata nel caso in cui lo svenimento è legato in qualche modo ad un incidente e quindi ci sia stato anche un urto di qualche tipo: in questi casi la testa del paziente dovrebbe essere spostata il meno possibile, mentre in mancanza di traumi particolari è consigliabile girarla di lato, affinché la bocca raggiunga il punto più basso possibile.

Cosa non fare: i comportamenti più rischiosi

Il primo consiglio è forse anche quello più banale: una persona svenuta non dovrebbe mai essere lasciata da sola.

In secondo luogo, è importante evitare di spostarla quanto più possibile (a meno che non si trovi in un posto particolarmente pericoloso, come il ciglio della strada) e non cercare di metterla seduta. Sconsigliamo inoltre nella maniera più assoluta di cercare di fare bere dei liquidi alla persona stesa a terra nel tentativo di farle riprendere conoscenza.

Come i medici gestiscono situazioni simili

Subito dopo l’evento, può essere importante rivolgersi a personale medico qualificato per cercare di ricostruire i motivi dietro uno svenimento. A volte, come già anticipato, le ragioni dietro ad esso possono essere banali e del tutto innocue. Non è comunque da escludere la possibilità che il paziente abbia o stia soffrendo di una serie di condizioni concomitanti che potrebbero avere conseguenze anche molto importanti sulla sua salute.

Fra le cause più rare che possono portare un individuo a svenire troviamo ad esempio le valvulopatie cardiache che colpiscono l’aorta, una frequenza cardiaca troppo alta o bassa. Ma anche l’embolia polmonare (ovvero l’ostruzione di un’arteria verso i polmoni per un coagulo di sangue) o ancora un attacco cardiaco vero e proprio.

Esiste inoltre la possibilità, seppur piuttosto rara, che anche un ictus possa portare una persona a svenire. Questo perché in certi casi un attacco ischemico transitorio (anche chiamato TIA in inglese, ovvero transient ischemic attack) può interessare alcuni vasi che si trovano alla base del cervello.

Il medico che si occuperà della visita al/alla paziente inizierà come sempre ponendogli/le alcune domande sui sintomi avuti e sull’anamnesi generale, cercando di capire se ci potessero essere in qualche modo alcuni campanelli d’allarme.

Può infatti succedere che il paziente sia particolarmente anziano (si tratta di un’evenienza non rara nelle persone in là con l’età), che abbia vissuto diversi episodi simili di recente, o che nella storia familiare ci siano stati casi simili (magari legati anche ad un decesso improvviso o alla perdita di coscienza durante una banale attività fisica).

Le domande saranno dunque legate essenzialmente a cosa stesse facendo il paziente prima di svenire: a volte può presentarsi lo scenario in cui stesse facendo sport, oppure avesse partecipato ad una discussione particolarmente accesa. Inoltre, il medico chiederà al paziente se nel momento in cui ha perso conoscenza si trovasse in posizione eretta, o se al contrario fosse seduto. L’esperto approfondirà in aggiunta quali sono stati non soltanto i sintomi che hanno preceduto l’evento, ma anche le conseguenze successive, verificando se dopo essere svenuto il paziente possa aver avvertito mal di testa, capogiri, palpitazioni eccetera.

Nella maggior parte dei casi la diagnosi non è particolarmente preoccupante: spesso si tratta infatti di quella che viene chiamata sincope vasovagale, legata a eventi esterni di cui non ci si deve preoccupare. Diverso invece è il discorso se si è trattata di una perdita di conoscenza priva di segnali che la potessero preannunciare: l’evento qui potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere indicativo di una cardiopatia da approfondire.

Gli accertamenti da effettuare

Terminato il primo screening sul paziente e vagliate tutte le possibili ipotesi, sarà il caso di controllare i parametri vitali (frequenza cardiaca e pressione arteriosa) verificando eventuali anomalie da approfondire.

Nel caso in cui il medico avesse ulteriori dubbi sulla condizione del paziente si potrà passare ad un’analisi più approfondita che includa una serie di esami fra i quali l’Elettrocardiogramma (ECG), l’ECG dinamico continuo (monitor Holter o registratore di eventi), la pulsossimetria (ovvero la misurazione dei livelli di ossigeno nel sangue) e la misurazione della glicemia pungendo il polpastrello.

In alcuni casi, in ogni caso, si tratta come anticipato di una sorta di eccesso di scrupolo, nel senso che sovente un paziente sviene per motivi ben più innocui.

Come “trattare” lo svenimento

Non ci sono in realtà indicazioni precise quando si parla di una persona che ha perso i sensi, visto e considerato che come già detto si tratta di una condizione temporanea e di brevissima durata che non ha effetti particolarmente gravi sulla salute.

In ogni caso, vale sicuramente la pena verificare prima di tutto se perdendo i sensi la persona possa eventualmente aver sbattuto la testa per terra, subendo per esempio un trauma cranico. Per il resto saranno gli esami in laboratorio a confermare o smentire altre possibili ipotesi, come la presenza di altre condizioni più gravi rimaste fino a quel momento silenti. 

Se il soggetto colpito non dovesse respirare, in attesa del 118 o 112 provare (solo se se ne hanno le competenze) ad effettuare la manovra di rianimazione cardiopolmonare. Una volta trasferito nella struttura adeguata, l’individuo che ha perso i sensi potrà essere seguito dallo staff medico presente che si occuperà di prescrivere le procedure del caso e/o una specifica terapia farmacologica.

Occorre inoltre porre estrema attenzione al tema della già citata cardiopatia: se il soggetto avesse perso i sensi a causa di questa condizione, c’è il rischio concreto che un’altra manifestazione simile potrebbe rivelarsi fatale. Questo è il motivo per cui in alcuni i casi i medici (soprattutto quando si parla di persone anziane) tendono a sconsigliare sforzi eccessivi, l’utilizzo dell’automobile o di determinati macchinari, perlomeno fino a che il quadro clinico non risulti più chiaro e confortante.