Che cos’è la telemedicina e per quali patologie può essere richiesta

telemedicina

Al momento il paziente può richiedere, ma non può pretendere che una prestazione sanitaria sia effettuata in telemedicina, perché questa modalità di assistenza sanitaria non rientra ancora nei Livelli essenziali di assistenza, La strada percorsa e quella che resta da fare per ampliare l’offerta

 

L’intelligenza artificiale applicata nella sanità sta portando a un incremento della qualità e della quantità dei servizi erogati con la telemedicina. Già prima della pandemia, nel 2018, sono state 282 le esperienze di telemedicina attive sul territorio nazionale (dati ministero della Salute).

Nel 33,3% dei casi si è trattato di prestazioni sanitarie erogate parzialmente in telemedicina e nel 28,4% erogate totalmente in telemedicina. Le restanti esperienze facevano parte di progetti pilota o sperimentali. Prestazioni suddivise nel 29% in teleconsulto, 23% telerefertazione e 22% telemonitoraggio. L’ambito specialistico è nel 43% la cardiologia, seguito dal 19% in radiologia. Il 55% di queste prestazioni a distanza ha riguardato pazienti cronici e il 45% pazienti acuti.

Nel 2021 sono salite a 369 le esperienze di telemedicina, soprattutto televisite e telemonitoraggi. Numeri superiori rispetto a quelli analizzati in un convegno del 2015 dal Movimento difesa del cittadino, anno della prima mappatura dei servizi di telemedicina.

Tuttavia il digital medical divide non è stato ancora abbattuto, mentre la governance politica confida nei fondi del Pnrr per “accorciare” le distanze tra digitale e mondo reale.

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Che cos’è la telemedicina?

La telemedicina è diventata realtà istituzionale nel Servizio Sanitario Nazionale italiano nel dicembre 2020 con la firma del ministero della Salute alla Conferenza Stato-Regione sulle linee guida con le regole per visite, consulti, referti e teleassistenza. Solo 6 anni dopo l’approvazione delle linee guida nazionali (2014) e solo con l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 si è sentito il bisogno di accelerare il passo di fronte a un sistema sanitario pubblico messo a dura prova.

Una chiara definizione di telemedicina è contenuta nelle linee guida nazionali del ministero della Salute. “Per telemedicina si intende una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle Information and Communication Technologies (Ict), in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località”.

E ancora: “La telemedicina comporta la trasmissione sicura di informazioni e dati di carattere medico nella forma di testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il successivo controllo dei pazienti”.

Il ministero ha anche stabilito che “i servizi di telemedicina vanno assimilati a qualunque servizio sanitario diagnostico/terapeutico. Tuttavia la prestazione in telemedicina non sostituisce la prestazione sanitaria tradizionale nel rapporto personale medico-paziente, ma la integra per potenzialmente migliorare efficacia, efficienza e appropriatezza”.

Per una prestazione di telemedicina (come una visita a distanza) occorrono strumenti informatici: connessione e pc (o tablet e smartphone).

Quali servizi sanitari prevede la telemedicina?

Il 2 novembre 2022 il governo ha pubblicato le “Linee guida per i servizi di telemedicina”  con requisiti funzionali e livelli di servizio.

La sanità è di competenza delle regioni, quindi le linee guida indicano quelli che dovrebbero essere i servizi minimi che l’infrastruttura regionale di telemedicina deve sforzarsi di erogare. E sono i seguenti:

  • Televisita;
  • Teleconsulto/teleconsulenza;
  • Telemonitoraggio;
  • Teleassistenza.

Per ciascuna delle quattro attività, il paziente deve essere eleggibile secondo quattro parametri:

  • La clinica;
  • La tecnologia che ha a disposizione;
  • La cultura;
  • Il livello di autonomia o la disponibilità di un supporto (caregiver o simili).

Quanti pazienti sono “connessi” in Italia?

I limiti che ostacolano ancora l’incremento della telemedicina e della sanità digitale in Italia riguardano 3 principali aspetti:

  • La formazione digitale del personale medico e amministrativo;
  • La formazione digitale dei pazienti;
  • L’infrastruttura internet.

Questi, e altri aspetti critici, sono evidenziati nell’ultimo “Rapporto civico sulla salute 2022” presentato da Cittadinanzattiva.

Prima dell’emergenza sanitaria il livello di utilizzo della telemedicina superava di poco il 10%. Durante l’emergenza ha superato il 30%, esteso per molte applicazioni.

La telemedicina non è una semplice telefonata

L’organizzazione civica sottolinea, nel rapporto del 2022, che i servizi di telemedicina sono ancora poco utilizzati dai pazienti, non tanto per la mancanza di interesse, ma a causa dell’offerta ancora limitata.

  • I pazienti dichiarano che la modalità più utilizzata per monitorare a distanza il loro stato di salute è una semplice telefonata oppure una videochiamata di controllo (23%).
  • Molto meno utilizzati i vari servizi strutturati, come la televisita con lo specialista (8%), la teleriabilitazione (6%) o il telemonitoraggio dei parametri clinici (4%).

Il Fascicolo Sanitario è ancora poco utilizzato

Inoltre, il monitoraggio realizzato dall’Agenzia per l’Italia Digitale mette in evidenza uno scarto tra attivazione ed utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Mentre lo stato di avanzamento circa la realizzazione del Fse regionale raggiunge un valore tra il 90 e il 100% per tutte le regioni d’Italia, l’indicatore di utilizzo, da parte dei cittadini, dei medici e delle aziende sanitarie, come mostra la rilevazione svolta da Doxapharma e Crea Sanità, conferma che solo il 38% della popolazione italiana ha sentito parlare del Fse e solo il 12% è consapevole di averlo utilizzato almeno una volta.

Come chiedere una visita con la telemedicina?

In teoria una prestazione medica in telemedicina può essere prescritta sia da un medico specialista che dal medico di famiglia. Le visite possono essere prescritte sia come visite tradizionali o indicando, nella ricetta, la modalità di erogazione in telemedicina.

Anche la prenotazione tramite Cup (Centro unico di prenotazione) spetta al medico specialista.

Una prestazione in telemedicina è un atto medico a tutti gli effetti che ha validità legale, con tutte le responsabilità dal punto di vista professionale.

Ma, al momento il paziente può richiedere, ma non può pretendere che una prestazione sanitaria sia effettuata in telemedicina, perché questa modalità di assistenza sanitaria non rientra ancora nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Naturalmente non è obbligato ad accettare la modalità a distanza.

Per attivare una prestazione tramite telemedicina occorre l’adesione preventiva del paziente (o quella di un familiare avente diritto). Il paziente deve confermare di avere un dispositivo adatto per il collegamento a distanza (cellulare, pc o tablet) secondo le specifiche tecniche e le normative vigenti in materia di privacy e sicurezza.

Deve ricevere adeguate informazioni sul procedimento, affinché sia consapevole delle responsabilità.

Quando non si ha a disposizione un mezzo informatico è prevista la possibilità che la televisita possa essere svolta anche presso strutture dell’Asl o anche farmacie o studi dei medici di medicina generale.

Durante la visita, il paziente può inoltre farsi assistere da un caregiver o da un medico.

I limiti della telemedicina

Tonino Aceti, presidente di Salutequità, esorta gli addetti ai lavori affinché le prestazioni di telemedicina siano riconosciute nei (Lea) e garantite in modo equo su tutto il territorio nazionale.

I limiti al momento sono molteplici:

  • Differenza tra regioni italiane (la telemedicina ha aumentato il livello di equità del sistema sanitario ma durante la pandemia sono emerse disparità fra alcuni territori anche nelle prestazioni di telemedicina);
  • Formazione all’uso delle nuove tecnologie da parte del personale medico, amministrativo e dei pazienti (Il Pnrr ha stanziato 1 miliardo di euro per la telemedicina);
  • La connessione veloce non ha raggiunto tutto il territorio nazionale;
  • Le potenzialità non sfruttate del Fascicolo sanitario elettronico

A rilevare questo limite è Eugenio Santoro, responsabile del Laboratorio di informatica medica, dipartimento di Salute pubblica Istituto di ricerche farmacologiche Irccs Mario Negri. Infatti, l’acquisizione di eventuale documentazione clinica e cartelle cliniche da valutare nel corso della visita non è ancora garantita in via telematica non potendo essere effettuata dal paziente. Occorre una integrazione tra cartella clinica e fascicolo sanitario elettronico questo sarà difficile che possa avvenire. A tal proposito non sono ancora disponibili app e tecnologia maneggevole e facile da utilizzare.

  • Infine: di chi sono le responsabilità? I medici sono disponibili ad assumersi responsabilità su prestazioni in telemedicina a fronte delle tante problematiche da risolvere?

Quali servizi non si possono fare con la telemedicina?

Non è possibile applicare la telemedicina in tutte le diagnosi dove è richiesta la presenza del medico (anche se per alcune prestazioni è possibile l’assistenza domiciliare).

Non è possibile per tutte quelle prestazioni dove è richiesta la presenza del paziente in strutture ospedaliere, ambulatori o laboratori (esempio: test di imaging, ecografie, analisi del sangue, ecc.).

Ma anche triage, consulenza telefonica per indicare un percorso diagnostico o terapeutico, visite psichiatriche o psicoterapia erogate dai centri pubblici, e altre prestazioni non ammesse dalle ultime linee guida.

Cosa si può fare con la telemedicina?

  • Esami diagnostici a domicilio;
  • Teleassistenza (anche per neomamme);
  • Televisita;
  • Teleconsulto/teleconsulenza;
  • Telemonitoraggio.

Le prestazioni possono riguardare sia malati cronici che acuti.

Quanto costa una visita di telemedicina?

Una visita telemedica, quindi con modalità telemedicina in media ha gli stessi costi di una visita tradizionale del Servizio Sanitario Nazionale.

La telemedicina può essere una grande opportunità per alleggerire i costi del sistema sanitario italiano.

Il futuro della telemedicina

Fondazione Airc ricorda che uno dei vantaggi della telemedicina può consistere nel monitoraggio anche quotidiano di alcuni parametri clinici e sintomi che, per esempio attraverso una app, possono essere misurati o riferiti dai pazienti.

La telemedicina consente inoltre l’accesso alle visite anche a pazienti che, per diverse ragioni, faticano a recarsi in ospedale o nello studio del medico, o che vivono in aree mal collegate ai centri di cura.

Inoltre, i consulti a distanza (e anche alcuni test) si sono rivelati essenziali in questo periodo di emergenza sanitaria, per poter portare avanti le sperimentazioni cliniche che altrimenti si sarebbero dovute interrompere.

Nel futuro dovrà essere migliorata l’assistenza domiciliare per poter effettuare anche visite specialistiche a casa, oltre che il monitoraggio nell’ottica di una medicina sempre più personalizzata a seconda dei bisogni e delle esigenze del paziente.