Il Ced interforze è la banca dati gestita dal ministero dell’Interno in cui sono raccolte le informazioni relativi ai reati commessi dai cittadini e i precedenti di polizia. Chiedere la cancellazione dei propri dati è possibile ma in tale condizioni. Ecco quali
Le forze dell’ordine italiane, siano queste polizia, carabinieri o guardia di finanza, detengono un archivio dati all’interno dei quali sono raccolte tutte le informazioni inerenti i cittadini con precedenti. Si tratta del Ced interforze, ovvero del Centro elaborazione dati, istituito nel 1981 con l’articolo 8 della legge /1/4/1981, n. 121. Il suo scopo è quello di offrire alle autorità un “coordinamento della raccolta, classificazione, analisi e valutazione delle informazioni in materia di tutela dell’ordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e repressione della criminalità”, così come riportato all’art. 1, comma 1, decreto legislativo 18/5/2018, n. 51.
Si tratta dunque di un vero e proprio database che agevola il lavoro delle forze dell’ordine permettendogli di “attuare le direttive impartite dal ministero dell’Interno e di espletare i propri compiti istituzionali in materia di tutela dell’ordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e repressione della criminalità”. Il Centro elaborazione dati fa capo al Dipartimento della Pubblica Sicurezza. All’interno di questo database non sono raccolti soltanto i reati commessi da un cittadino, ma anche tutti i precedenti di polizia, come ad esempio il caso di chi è stato scoperto in possesso di sostanze stupefacenti, ma non ha commesso un delitto in quanto la detenzione è stata considerata a semplice uso personale. Vista la rilevanza di questo archivio, può accadere che i cittadini coinvolti in situazioni non piacevoli, come quella del possesso per uso personale di sostanze stupefacenti, abbiano intenzione di cancellare il proprio nome dalla banca dati delle forze dell’ordine.
Cancellazione dalla banca dati della polizia
Come detto in precedenza, nel Ced interforze confluiscono sia i reati commessi da un determinato soggetto che i suoi precedenti di polizia. In linea di principio è possibile dire che, ogni volta che un cittadino viene fermato ed identificato dalle forze dell’ordine per qualsiasi ragione, sia questo un controllo in strada, una perquisizione personale o domiciliare, il suo nominativo è inserito “senza ritardo” all’interno del Ced. In questo modo le informazioni inserite diventano disponibili, mediante consultazione, da tutti gli altri operatori di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza in occasione di futuri controlli. Vi è, dunque, una condivisione massima dei dati tra le varie forze dell’ordine, in un sistema che agevola il lavoro di tutti i soggetti che hanno accesso alla banca dati.
Ai cittadini, tuttavia, è data la possibilità di presentare un’istanza formale per chiedere l’aggiornamento o la rettifica dei dati presenti sul proprio conto in archivio. Entrando più nel dettaglio, chiedendo l’aggiornamento dei dati che lo riguardano, il cittadino raggiunge l’obiettivo della cancellazione delle informazioni ormai superate e non più attuali. La cancellazione vera e propria, invece, è consentita solo nei casi in cui siano presenti nel database delle forze dell’ordine:
- delle inesattezze o degli errori sul nominativo iscritto;
- degli errori nella conservazione dei dati, ovvero oltre il periodo massimo stabilito dalla legge.
Cancellazione dal Ced, alcuni esempi
Al fine di rendere più comprensibili i passaggi della cancellazione dal Ced in precedenza descritti, si fa ricorso ad alcuni esempi pratici. Il primo è quello che vede protagonista Tizio, denunciato per una rissa all’interno di una discoteca. La sua posizione, tuttavia, è stata stralciata ed archiviata dal giudice delle indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero. In questo caso Tizio ha tutto il diritto di poter chiedere che i suoi dati del database vengano aggiornati con l’informazione relativa all’esito del procedimento dopo la denuncia iniziale. In questo modo certificherà nel Ced di non essere stato condannato.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
Un altro esempio è quello di Caio, sotto processo per estorsione. Al termine del processo, però, è stato condannato per esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ovvero un reato minore rispetto all’estorsione. In questo caso, qualora la sentenza non venga inserita nel Ced interforze, Caio potrà richiedere la rettifica dei dati per non figurare più come un soggetto che ha commesso un reato grave come quello di estorsione.
In ultimo vediamo il caso di Sempronio che figura nel Ced interforze come spacciatore di droga. La realtà, però, è che Sempronio non è mai stato fermato da una pattuglia né tantomeno denunciato per questo reato. C’è, dunque, un vizio di forma, dovuto al fatto che il suo cognome è stato erroneamente trascritto. In tale scenario, Sempronio ha il pieno diritto di chiedere la cancellazione integrale dell’informazione sbagliata che è presente Ced interforze.
La procedura per cancellarsi dal Ced interforze
Trattandosi di informazioni inerenti la persona, il Ced interforze interessa il trattamento dei dati personali ed è sottoposto alla normativa sulla privacy. Tale principio consente, come detto, a tutti i cittadini di poter inoltrare al ministero dell’Interno un’istanza per prendere visione e conoscenza dei dati inerenti il proprio conto che sono presenti negli archivi informatizzati delle forze dell’ordine. Il soggetto interessato può avanzare questa richiesta in qualità di titolare del trattamento.
Per avanzare la propria istanza il cittadino può utilizzare i moduli prestampati messi a disposizione dalla polizia di Stato e scaricabili sul solo portale. Tali moduli, una volta compilati e sottoscritti in tutte le loro parti, dovranno essere inviati via posta all’indirizzo: ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza -Direzione Centrale della Polizia Criminale – Via Torre di Mezzavia, 9 – 00173 Roma. Andrà allegata anche la fotocopia di un documento d’identità in corso di validità.
Un’altra modalità di presentazione è quella che prevede l’invio tramite posta elettronica certificata, pec, all’indirizzo: [email protected].
L’ufficio dedicato del ministero dell’Interno ha l’obbligo di rispondere entro 30 giorni, ma, in caso di mancato riscontro, chi viene a conoscenza dell’esistenza di dati che lo riguardano e che vengono trattati in violazione di disposizioni di legge o di regolamento può rivolgersi direttamente al Garante per la protezione dei dati personali o al Tribunale civile di Roma. Andrà nello specifico richiesto di “ordinare la rettifica, l’integrazione, la cancellazione o la trasformazione in forma anonima dei dati medesimi”.
La gestione dei dati nel Ced interforze
All’interno del Ced interforze le informazioni sui cittadini permangono per un tempo molto lungo, che può arrivare fino a 20 anni per i dati che interessano procedimenti penali. Per quanto riguarda le informazioni relative ad attività di prevenzione ed amministrative, il tempo di permanenza nel Ced interforze varia tra i 5 ed i 15 anni. A regolare la durata della permanenza nel database è uno specifico decreto del presidente della Repubblica che tratta le informazioni di dividendole per specifiche categorie e segue il principio base per cui i dati “sono conservati per un periodo di tempo non superiore a quello necessario per il conseguimento delle finalità di polizia”. Benché si tratti di tempi di permanenza decisamente lunghi, è opportuno ricordare che il perdurare della presenza delle informazioni nell’archivio non è in nessun modo pregiudizievole. Questi precedenti di polizia, infatti, non sono utilizzabili all’interno di procedimenti amministrativo o penale.
Per quel che riguarda la gestione pura dei dati contenuti all’interno del Ced interforze, è importante ricordare che questa è di competenza esclusiva del dipartimento di Pubblica sicurezza della polizia di Stato presso il ministero dell’Interno. L’aggiornamento costante dei dati, invece, viene messo in atto da tutti i reparti operativi periferici, con il Sistema di indagine, Sdi, che andrà a catalogare le informazioni acquisite in banca dati in maniera sintetica e non analitica. Questo vuol dire che non verranno archiviati i provvedimenti originari, ovvero i verbali di denuncia o di arresto, le ordinanze di custodia cautelare, le sentenze dell’autorità giudiziaria, ma questi verranno richiesti solo nel momento in cui se ne ravveda la necessità.
Chi ha accesso alle informazioni presenti nel Ced interforze
Un aspetto molto importante che riguarda la gestione del Ced interforze è quella relativa ai soggetti che hanno la facoltà di accedere ai dati in esso contenuti. Si tratta, come ampiamente ribadito, di informazioni molto delicate sottoposte alla vigilanza del Garante privacy, motivo per il quale soltanto determinati soggetti possono prenderne visione, ovvero:
- gli ufficiali di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza;
- i funzionari dei servizi per le informazioni;
- la magistratura.
Inoltre, in caso di informazioni riguardanti procedimenti penali in corso e segretati, l’accesso ai dati è consentito solo:
- all’Autorità giudiziaria;
- agli ufficiali di polizia giudiziaria assegnati ai servizi istituiti presso la Procura della Repubblica;
- alla Dia, Direzione investigativa antimafia;
- alla Direzione centrale per i servizi antidroga;
- agli uffici centrali della polizia e dei carabinieri deputati al contrasto del terrorismo.
Si ricorda, infine, che la consultazione e l’utilizzazione impropria dei dati contenuti nel Ced interforze costituisce un reato che è punito con la reclusione da uno a tre anni. Inoltre, qualora la violazione avvenisse con abuso delle qualità di pubblico ufficiale, andrebbe a configurarsi il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.