Mai più pesce in tavola proveniente da allevamenti non sostenibili, grazie al Disciplinare di produzione di Acquacoltura Sostenibile

Pubbliredazionale a cura di Unioncamere

Il costante incremento nei consumi di pescato e pesce d’allevamento (in Italia come in Europa) richiede una riflessione in termini di sicurezza e controllo nella filiera produttiva e distributiva.

Il tema alimentare, quando parliamo di cibi ad alta deperibilità come è nel settore ittico, è quindi al centro delle attenzioni di tutte le parti in causa che hanno un ruolo nella produzione oppure nella supervisione del comparto.

In questo senso il marchio “Acquacoltura sostenibile” identifica prodotti certificati sulla base di specifici parametri, in grado di garantire la qualità e la salubrità dei prodotti ittici provenienti da allevamenti.

La bontà del progetto è sigillata dalla meticolosa applicazione del Disciplinare di produzione, un documento redatto al fine di creare e mantenere un circuito virtuoso fra produzione e distribuzione di pesci d’allevamento.

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Ma cos’è nel dettaglio il Disciplinare di produzione utilizzato da “Acquacoltura Sostenibile”?

Il Disciplinare è un sistema di regole elaborato sulla base dei risultati delle sperimentazioni condotte in alcune imprese, grazie alla collaborazione delle associazioni del settore acquacoltura (AMA e API), che hanno affiancato il Mipaaf e l’Unioncamere, collaborando con i tecnici del CIHEAM-IAMB, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari).

Dopo attente analisi della Commissione Europea, il 4 febbraio 2020 il Disciplinare di produzione, inserito nell’ambito del Sistema di Qualità Nazionale Zootecnia è stato ufficialmente riconosciuto e quindi reso applicabile.

Principali caratteristiche

L’obiettivo principale, per cui è stato adottato il Disciplinare “Acquacoltura sostenibile”, è quello di livellare verso l’alto gli standard di qualità dei prodotti ittici d’allevamento immessi nel mercato, e questo genera specifiche conseguenze che – anch’esse – rappresentano degli obiettivi di primaria importanza per la filiera.

  • L’introduzione di standard nazionali per l’acquacoltura sostenibile in termini di qualità, al fine di minimizzare l’incidenza di mercati poco o male regolati sia nella produzione che nell’export verso il nostro paese.
  • Aumentare la riconoscibilità dei prodotti da parte del consumatore, che come garanzia di qualità deve semplicemente verificare la presenza di uno specifico marchio.
  • Qualificare e valorizzare i prodotti ittici dell’acquacoltura italiana, una delle produzioni eccellenti europee, in passato troppo spesso confusa con filiere opache e di scarsa qualità.
  • Contribuire fattivamente alla crescita della sostenibilità ambientale, grazie alla promozione di colture controllate, rispettose dell’ambiente e del benessere degli animali.
  • Favorire aggregazioni della filiera verso un sistema riconosciuto, fattore che rappresenta il vero contrasto alla presenza, purtroppo ancora attuale, di prodotti ittici provenienti da allevamenti intensivi, scarsamente controllati o che impattano in modo devastante sull’ambiente circostante.

Controllo, qualità e sostenibilità

Il Disciplinare di produzione si regge su quattro pilastri, il primo dei quali è l’attenzione al binomio qualità/sostenibilità.
La qualità è determinata da numerosi fattori, come la verifica della provenienza degli animali, le corrette pratiche di allevamento, la gestione dell’infrastruttura e dell’alimentazione degli animali, la corretta gestione sanitaria e l’applicazione dei giusti protocolli di conservazione, trasporto e vendita del prodotto.

La sostenibilità si articola in termini di riduzione dell’impatto sulle risorse naturali ma anche con la richiesta di un prezzo minimo garantito per la produzione primaria, con ripartizione del valore aggiunto all’interno della filiera.

Il controllo è il secondo pilastro fondante, effettuato da organismi indipendenti e abilitati secondo le norme internazionali. I controlli stessi sono effettuati esclusivamente sulla base del piano predisposto e approvato dal Ministero.

Il terzo pilastro, direttamente collegato al controllo, è la vigilanza. Quest’ultima viene espletata dal Ministero e dalle regioni e province autonome attraverso visite a campione nelle aziende di produzione, nelle ditte di distribuzione e nei punti vendita ove il prodotto viene venduto al pubblico.

Tracciabilità

L’ultimo pilastro è la tracciabilità del prodotto, vero tallone d’Achille di diversi prodotti non certificati. Il sistema protocollato dal Disciplinare di produzione, adottato da Acquacoltura Sostenibile, prevede di correlare le materie prime in ingresso con il prodotto finito immesso sul mercato (e identificato, quindi, con l’apposito marchio).

Il tracciamento è informatico e automatizzato, e consente di registrare informazioni di primaria importanza come le imprese produttrici di materie prime, la capacità produttiva, i quantitativi di prodotto conferiti/confezionati e i quantitativi di prodotto finito conforme.

Per maggiori informazioni: www.hellofish.it