Il governo di Tokio ha deciso che immetterà in oceano le acque contaminate di Fukushima nonostante l’opposizione dei pescatori e dei paesi vicini. Il nuovo primo ministro giapponese, Fumio Kishida, annunciando l’intenzione del governo, ha detto che “sarà fatto ogni sforzo per rassicurare la popolazione locale che lo smaltimento dell’acqua nell’Oceano Pacifico è sicuro”.
Le acque reflue, che vengono pompate dai sotterranei del reattore e trattate per rimuovere tutto il materiale radioattivo tranne uno, si sono accumulate nel sito da quando l’impianto ha subito una tripla fusione nel marzo 2011.
Più di un milione di tonnellate di acqua vengono immagazzinate in 1.000 serbatoi nel sito e Tepco, Tokyo Electric Power ovvero l’operatore della centrale di Fukushima, ha avvertito che lo spazio si esaurirà alla fine del prossimo anno: da qui la necessità di rilasciare in oceano le acque “pulite”.
La decisione ha posto fine ad anni di dibattito su cosa fare con l’acqua: tra le possibili opzioni c’era anche l’evaporazione o la costruzione di più serbatoi di stoccaggio in altri siti. Alla fine il governo ha optato per il rilascio dell’acqua: “è l’opzione più realistica e consentirà ai lavoratori del sito di procedere allo smantellamento dell’impianto, un’operazione costosa che dovrebbe richiedere circa 40 anni” ha spiegato il primo ministro.
“Forniremo spiegazioni sulla sicurezza da un punto di vista scientifico e trasparenza al fine di affrontare le preoccupazioni delle persone”, ha affermato Kishida.
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