Larissa Mies Bombardi è una ricercatrice brasiliana del dipartimento di Geografia dell’Università di San Paolo e nel 2019 ha pubblicato “Geografia dell’uso dell’agrochimica in Brasile, in relazione all’Unione europea“, un atlante in cui evidenziava le aree più trattate con fitofarmaci in un paese in cui, la deforestazione lascia sempre più spazio alle coltivazioni sterminate di soia, sempre più richiesta dall’industria della carne carioca per alimentare gli allevamenti intensivi.
Subito dopo la pubblicazione del suo lavoro Larissa (nella foto in basso) ha ricevuto le prime minacce che sono aumentate dopo che i suoi studi sono stati tradotti in inglese ed è stata invitata, nel dicembre 2020, dal Parlamento europeo per presentare una ricerca specifica sull’accordo Ue-Mercosur in relazione al commercio e all’utilizzo dei pesticidi. Dalle intimidazioni, alle minacce si arrivati anche all’aggressione fisica, avvenuta nella sua casa nell’agosto 2020. A quel punto Larissa Mies Bombardi ha deciso di lasciare il paese per la sua incolumità fisica.
A raccontare la sua vicenda è stato il portale di inchiesta Osservatorio Diritti che ha intervistato la ricercatrice brasiliana:”Le prime minacce arrivarono già nel 2019, quando mi recai in Europa per il lancio del mio Atlante. Era la prima volta che veniva pubblicato in inglese, la prima versione era in portoghese. Dopo un’intervista in televisione, in Brasile, ricevetti una mail da parte di una persona che si definiva un pilota degli aeromobili che spruzzano pesticidi nei campi. Mi invitava a volare con lui per dimostrarmi che i pesticidi non erano affatto pericolosi. Fu in quel momento che alcuni leader dei movimenti contadini in Brasile mi consigliarono, per ragioni di sicurezza, di cambiare indirizzo mail, modificare le mie abitudini, i miei orari i percorsi che facevo ogni giorno. Fu in quel periodo che mi arrivò notizia di essere controllata dal ministero dell’agricoltura. Gli attacchi che seguirono erano indirizzati contro la mia ricerca. Comparvero articoli on-line che screditavano il mio lavoro e la mia persona”.
La situazione peggiora perà quando un gruppo scandinavo della grande distribuzione biologica ha deciso di smettere di acquistare di prodotti brasiliani dichiarando pubblicamente di essere venuto a conoscenza della situazione dei pesticidi in Brasile grazie all’Atlante dalla ricercatrice. Le intimidazioni aumentano e anche parte il mondo accademico comincia a prendere le distanze: “Nel luglio del 2019 – ha raccontato ancora a Marta Gatti Osservatorio Diritti – venni invitata nello Stato di Santa Caterina, per tenere una lezione riguardante le mie ricerche. Cominciai a rendermi conto del rischio che correvo quando le autorità locali mi offrirono una scorta per accompagnarmi negli spostamenti che avrei dovuto compiere. Quando tornai alla mia università il rettore fece lo stesso, offrendomi che ci fosse una guardia pronta a seguirmi in tutti gli spostamenti nel campus. Mi rifiutai perché non volevo vivere nella paranoia”.
Ad agosto 2020 poi la ricercatrice che si trova in casa con la madre subisce un’aggressione e il furto di un vecchio pc dove però “c’erano le mie ricerche”. Quest’anno poi ha pubblicato la sua nuova ricerca dal titolo “Geografia dell’asimmetria: il circolo vizioso dei pesticidi e del colonialismo nelle relazioni commerciali tra Mercosur e Unione europea“, in collaborazione con la sinistra al Parlamento europeo. Nel testo mette in evidenza l’asimmetria dell’accordo commerciale in termini di conseguenze sociali e ambientali per i paesi del Mercosur. “Mi resi conto che, al momento del lancio della mia nuova ricerca, avrei dovuto lasciare il paese perché la situazione in Brasile è pericolosa per tanti ricercatori. Faccio parte di un gruppo di intellettuali che denuncia le minacce e le persecuzioni degli studiosi da parte delle istituzioni per cui lavorano e da parte del governo”.
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