Il Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore Docg ha presetato la decima edizione del Protocollo viticolo, il documento che anno dopo anno propone e promuove un sistema sempre più virtuoso di gestione del vigneto attraverso la difesa integrata della vite, e conferma il divieto d’utilizzo degli erbicidi a base di glifosato scattato l’anno scorso.
“Siamo giunti quest’anno alla decima edizione del Protocollo Viticolo, che dopo i numerosi traguardi raggiunti, l’ultimo assolutamente innovativo il divieto del glifosato, procede sempre più convintamente lungo la strada della lotta integrata” ha spiegato Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela.
Si punta alla riduzione dell’uso della chimica e ad aumentare metodi “naturali” di lotta ai patogeni come come la confusione sessuale e l’introduzione di insetti predatori. Una delle funzioni del Protocollo viticolo infatti è quella di mettere l’agricoltore nelle condizioni di scegliere quali metodi utilizzare per la gestione del vigneto, che siano chimici oppure biologici, in base alle reali esigenze della vite e del campo in ogni momento.
L’obiettivo del Protocollo Viticolo è eliminare progressivamente pratiche e molecole considerate troppo impattanti per l’ambiente – ancorché consentite dalle norme italiane ed europee – e per contro promuovere forme di agricoltura meno invasive possibili anticipando di diversi anni il percorso virtuoso verso la sostenibilità . Risale al 2013 l’esclusione di tutte le formulazioni contenenti prodotti a base di Folpet, Mancozeb, Dithianon, e diverse altre sostanze che la legge avrebbe consentito di utilizzare, come accaduto successivamente nel 2016. Nel 2018 è stata assunta la decisione delle amministrazioni locali di vietare il glifosato. Nel 2019 il divieto è entrato in vigore, ancora con anticipo rispetto al quadro normativo nazionale ed europeo, rendendo così il Conegliano Valdobbiadene la più estesa zona in Europa che ha vietato l’uso della sostanza chimica più discussa degli ultimi anni, e classificata dalla Iarc-Oms come probabile cancerogeno per l’uomo.
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