Abbassare i prezzi dei farmaci per curare la tubercolosi. È l’obbiettivo di una mobilitazione globale promossa da Medici senza Frontiere (Msf) che ha visto anche una manifestazione a Bruxelles. La richiesta, nello specifico, è rivolta all’azienda farmaceutica Johnson&Johnson, da mesi al centro di polemiche di varia natura, di abbassare a 1 dollaro al giorno per paziente il prezzo della bedaquilina, uno dei principali farmaci contro la tubercolosi, malattia che uccide ogni anno 1,6 milioni di persone. L’iniziativa di Msf, nsieme ad attivisti, ex pazienti e società civile, si è svolta di fronte alle sedi della J&J negli Stati Uniti, in Belgio, Brasile, Sudafrica, Ucraina e Spagna.
Un prezzo esorbitante rispetto al costo di produzione
Msf scrive in una nota: “Solo J&J detiene il brevetto sul farmaco in molti Paesi e può decidere dove il farmaco verrà venduto. Il prezzo è di 400 dollari per un ciclo di trattamento di sei mesi nei paesi che hanno i requisiti per acquistare il farmaco attraverso il Global Drug Facility (Gdf), meccanismo per la fornitura di farmaci e diagnostica per la tubercolosi. Ma ricercatori dall’Università di Liverpool – riferisce Medici senza frontiere – hanno calcolato che la bedaquilina può essere prodotta e venduta con profitto a molto meno, fino a 25 centesimi al giorno se fossero venduti almeno 108.000 cicli di trattamento in un anno”. Ruggero Giuliani, infettivologo di MSF, racconta: “Abbiamo visto così tanti pazienti diventare sordi, perdere il lavoro o addirittura la vita perché non avevano altra scelta se non assumere quegli atroci farmaci anti-Tb da iniettare. Oggi la bedaquilina si sta dimostrando un punto di svolta, che offre ai una migliore opportunità di cura, senza effetti collaterali tossici. Abbiamo bisogno che questo farmaco sia accessibile a tutti quelli che ne hanno bisogno”.
La testimonianza: “Questo farmaco mi ha salvato la vita”
“La bedaquilina mi ha salvato la vita. Avevo subito molti effetti collaterali e indesiderati durante il trattamento precedente”, racconta Noludwe Mabandlela, ex paziente curata a Khayelitsha, in Sud Africa, e guarita a inizio 2019. “Quando sono passata alla bedaquilina, la mia salute è migliorata velocemente. Non auguro a nessuno di passare ciò che ho passato io”.