Panni puliti, ma a che prezzo per la salute e l’ambiente?

Il nuovo numero di ottobre del Salvagente, in edicola in questi giorni mette sotto inchiesta i detersivi liquidi per lavatrice e il loro impatto sull’ambiente. Misurando l’efficacia dei 12 più venduti con un test di laboratorio.

Nei confronti dell’ambiente e della sua tutela ognuno di noi è chiamato a un gesto di responsabilità soprattutto nelle scelte d’acquisto di detersivi per il bucato e detergenti per la casa che, secondo recenti ricerche scientifiche, inquinano più delle automobili. Le alternative ecologiche non mancano tra gli scaffali dei supermercati e non solo, ma quanto a efficacia possono equipararsi ai detersivi tradizionali?
A questa domanda abbiamo cercato di dare una risposta nella lunga inchiesta del Salvagente in edicola in questi giorni, portando in laboratorio 12 detersivi liquidi per la lavatrice acquistati presso la grande distribuzione e i discount. E abbiamo incluso nel nostro campione anche due dei prodotti ecologici più sponsorizzati, le Noci Lavatutto e il sacchetto di magnesio TerraWash.

Il nostro test

Per metterli alla prova sulle macchie più ostinate, ci siamo rivolti al laboratorio di cui si serve l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria per valutare la correttezza dei claim: gli esperti hanno simulato il lavoro di ogni massaia. Hanno testato i 12 detersivi su 23 macchie tra quelle più comuni come il caffè, l’erba, il ragù, il sangue e via dicendo lavando i capi – opportunamente sporcati – in lavatrice a 40 gradi per 4 volte.
Il risultato? Purtroppo, quando parliamo di detersivi è difficile coniugare il rispetto dell’ambiente con l’efficacia.
Ci troviamo, insomma, di fronte a un bivio: aiuto l’ambiente accettando una t-shirt non egregiamente smacchiata oppure rimando le buone intenzioni ecologiste a data da destinarsi? La nostra prova ha dimostrato che per essere davvero efficace il detersivo deve contenere molte sostanze inquinanti. E che la differenza tra chi si è classificato in cima alla nostra classifica e prevede 21 ingredienti (senza contare acqua e profumi) tra tensioattivi anionici e non ionici, enzimi, sbiancanti ottici, solventi e additivi e chi ne inserisce solo 5, di cui due sono tensioattivi. Se per i tensioattivi possiamo chiudere un occhio, visto che per legge devono garantire una biodegradabilità non inferiore al 90%, non possiamo fare lo stesso con gli sbiancanti ottici, ad esempio, che sono scarsamente biodegradabili o con i conservanti sintetici come il methylisothiazolinone che fa male all’ambiente e malissimo anche alla nostra pelle.

Etichette mute

Certo, qualità e quantità esatta di tensioattivi (i responsabili numero uno di un bucato senza macchie) sono informazioni che senza l’aiuto di un laboratorio il consumatore non sarebbe mai in grado di recuperare nel momento dell’acquisto. A differenza di quanto accade con i cosmetici, le etichette dei detersivi non sono tali da aiutarci nella scelta: in fila tra gli scaffali del supermercato i flaconi di detersivo sono tutti uguali. E le cose non cambiano a un’analisi più approfondita.
Partiamo dalla composizione chimica. Quella indicata in confezione non è completa: per legge la lista integrale deve essere resa disponibile ai consumatori on line: questo significa che sulla confezione troviamo esclusivamente la percentuale di tensioattivi (indicata in un range, ad esempio 5-15%) presenti nel prodotto e una lista, più o meno lunga, di altre sostanze “secondarie”, ad esempio i conservanti e i profumi.
Dovremmo, forse, affidarci ai claim usati in confezione? Neanche, come ci ha spiegato Tommaso Zago, responsabile di Lab-Test, perché molti sono “furbi” e l’unica via per salvarci passa attraverso lo sviluppo di un senso critico che ci aiuti a scovare quelli scorretti.