“L’uso di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli, sebbene sia una prassi consolidata durante le fasi di gestione del farmaco in ospedale e sul territorio, può indurre in errore e causare danni ai pazienti. Al riguardo, è necessario fornire indicazioni per garantire qualità e sicurezza delle cure”. In altre parole le ricette devono essere più chiare e comprensibil onde evitare inutili “errori nelle terapie” prescritte.
Lo scrive il ministero della Salute in una Raccomandazione, pubblicata dal sito quotidinasanita.it, rivolta ai medici ospedalieri e di famiglie affinché usino una scrittura più comprensibile per evitare fraintendimenti che possono pregiudicare la cura del paziente.
Scrivere, ad esempio, il nome del principio attivo abbreviato invece che per esteso può portare a scambiare farmaco, oppure “1,0 mg” (invece che “1 mg”) può essere confuso con 10 mg”.
Di seguito una tabella con alcuni esempi delleindicazioni che devono essere prese in considerazione: