“Più i treni sono lenti e più Trenitalia guadagna“. Tino Di Cicco, un passato da ispettore ferroviario, oggi è corresponsabile del settore trasporti per la Federconsumatori ed è stato tra gli estensori dell’esposto che l’associazione presieduta da Emilio Viafora ha presentato all’Antitrust per abuso di posizione dominante da parte delle Ferrovie italiane nel mercato ferroviario. “Vogliamo in particolare capire come Rfi, Rete ferroviaria italiana (la “proprietaria” dei binari, ndr) determina le tracce orarie ovvero il tempo di percorrenza affidato ai convogli regionali di Trenitalia”. Parliamo di treni per i quali le Regioni siglano contratti di servizio con Trenitalia e che naturalmente hanno un costo particolare e penalità in caso di inadempienza o ritardi.
Ogni minuto costa 10 euro
La traccia oraria, secondo Federconsumatori, sfuggerebbe però alle varibili spazio-tempo-velocità visto che, prendendo il caso della tratta Pescara-Montesilvano a volte bastano 4 minuti altre volte ne occorrono 17. “Eppure, nel caso considerato – precisa Di Cicco – ma potremmo fare tanti altri esempi in Italia – i treni viaggiano a velocità simile, non ci sono fermate intermedie e la distanza tra le stazioni è sempre la stessa; ma i tempi assegnati ai treni per percorrere la stessa distanza sono diversissimi. Un problema che non va sottovalutato, dal momento che ogni minuto di percorrenza di un treno costa alla collettività circa 10 euro. Questo vuol dire che, se al treno Montesilvano-Pescara si assegnano 13 minuti più del dovuto, la comunità pagherà in più 130 euro al giorno; quasi 50.000 euro ogni anno, solo per quel treno!”.
Tracce orarie più “larghe”? Si evitano sanzioni
La cosa sembrerebbe molto delicata. “Se il risultato dei vari algoritmi utilizzati per calcolare il prezzo dei servizi da pagare conserva l’apparenza della neutralità – spiegano da Federconsumatori – la traccia oraria è chiaramente determinata dagli interessi delle Ferrovie, senza che nessuno possa eccepire alcunché”.
Eppure dalle tracce orarie dipendono: 1) i costi sostenuti dalle Regioni per pagare i corrispettivi a Trenitalia per l’offerta del servizio regionale; 2) la possibilità di applicare o meno le sanzioni a Trenitalia in caso di ritardo; 3) la qualità del servizio ferroviario regionale ;4) la concreta possibilità di apertura del mercato ferroviario.
E Di Cicco arriva a ipotizzare: “Non vorrei che Trenitalia puntando su tracce orarie più ‘larghe’ riesca ad esempio a raggiungere obiettivi di puntualità previsti dal contratto di servizio e ad evitare sanzioni per le inadempienze”.
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