Condividere i costi dell’affitto oppure di una cena utilizzando un’applicazione di e-payment è un gioco da ragazzi ma cosa sappiamo della sicurezza di questi strumenti? Consumer Reports ha messo a confronto 5 applicazioni tra le più scaricate: Apple Pay, Venmo,  Cash App (Square), Facebook P2P Payments in Messenger e Zelle (standalone app). Per ciascuna ha valutato i servizi di autenticazione dei pagamenti utile per prevenire frodi e errori, il livello di protezione dei i dati degli utenti e della privacy, ma ha anche esaminato la qualità dell’assistenza clienti, la chiarezza delle tariffe e se gli utenti sono vincolati da un arbitrato obbligatorio (continua dopo l’immagine riepilogativa dei risultati del test).
Come funzionano le App
Non è necessario essere esperti di tecnologia per iniziare a utilizzare un servizio mobile P2P. Basta scaricare un’applicazione gratuita, creare un profilo utente e inserire il numero di conto di una fonte di pagamento (a seconda del servizio, puoi utilizzare un conto corrente, una carta di credito o di debito, una carta prepagata, PayPal o una combinazione). Poi occorre trovare il destinatario, tramite numero di smartphone, indirizzo email o tag di identificazione speciale nella rete di utenti del servizio. Oppure invitare quella persona cui dobbiamo destinare una somma a registrarsi per lo stesso servizio; entrambe le parti devono iscriversi per inviare e accettare fondi. Quindi tocca scegliere quanti soldi inviare e poi premere “invia” o “paga” per completare la transazione. Se nel procedimento queste app si somigliano, è nel modo di trasferire i soldi che si differenziano.  I pagamenti su Facebook P2P in Messenger e Zelle trasferiscono i fondi direttamente tra i conti bancari degli utenti. Con Apple Pay, Cash App e Venmo, puoi pagare direttamente da una carta di credito o da un’altra fonte. Quando si ricevono i fondi, è possibile archiviare i fondi, quindi spostarli all’interno e all’esterno, utilizzando un account personale dedicato associato al servizio.
I risultati del test
In generale, le cinque applicazioni non hanno deluso le aspettative. Quattro su cinque sono state promosse – seppur non con il massimo dei voti – Delle è l’unica che ha ottenuto un giudizio “medio”. Apple Pay è l’unico servizio che ha ottenuto il massimo dei voti per la privacy dei dati, perché le sue politiche affermano che limita le informazioni che raccoglie. Non memorizza i numeri delle carte di credito o di debito, e afferma nei termini e nelle condizioni che non vende informazioni personali degli utenti a terzi. Ma Apple Pay ha un grosso svantaggio: richiede il possesso di un hardware e software Apple.