Da oggi è possibile utilizzare la procedura telematica per l’invio delle dichiarazioni di successione: la modalità telematica è facoltativa per tutto il 2018, mentre a partire dal 2019 sarà obbligatorio ed esclusivo, l’invio della dichiarazione in modalità telematica. Per i contribuenti più “evoluti” c’è la possibilità di fare tutto da soli scaricando il software gratuito messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate; per quelli che invece hanno più difficoltà nell’adattarsi alle novità tecnologiche resta pur sempre valida l’opzione dell’intermediario fiscale di fiducia (Caf o commercialista).
Quando è obbligatoria la successione
Tecnologia a parte, la successione resta un adempimento non facile – diciamo anche complesso – anche perché le regole da osservare sono molte e i documenti da presentare altrettanti. È pur vero che la soglia tecnica per chiudere la successione è di un anno esatto dalla morte del de cuius . Oltretutto non è neanche detto che l’obbligo della dichiarazione sussista, perché la normativa, che stabiliva in precedenza un limite minimo di attivo ereditario pari 25.833 euro entro il quale non vi sarebbe stata la necessità di dichiarare, ha innalzato tale soglia addirittura a 100.000 euro. Se il valore complessivo dei beni in successione non supera i 100.000 euro, dunque, la dichiarazione non dev’essere fatta. Attenzione però, perché a questa condizione ne va aggiunta un’altra, vale a dire che l’attivo ereditario non deve comprendere beni immobili o diritti reali immobiliari. Traduzione: è sufficiente che la persona defunta abbia lasciato in eredità un garage o un piccolo terreno (anche se incolto) perché sussista l’obbligo dichiarativo. Quindi i suddetti requisiti (valore dell’attivo ereditario fino a 100.000 euro e assenza di beni immobili) vanno considerati contemporaneamente e non separatamente, cioè debbono verificarsi entrambi perché decada l’obbligo dichiarativo.