Tempo scaduto. Quasi 100mila lavoratori dipendenti, i “primi” ad essere assunti a gennaio 2015 con contratto a tempo indeterminato per tre anni, tanto per capirci quelli le cui imprese hanno beneficiato della decontribuzione della legge 190/2014, sono in attesa di conoscere il loro destino con l’esaurimento di questo bonus.
Un’incertezza che non sembra interessare la politica, non è tema di campagna elettorale e neppure fenomeno sul quale c’è la necessaria attenzione delle istituzioni.
I nodi vengono al pettine
Facciamo un salto all’indietro. Tre anni fa per molti collaboratori e lavoratori precari si aprirono allora le porte di un lavoro dignitoso e garantito, con il diritto alle ferie, alla tredicesima e il diritto alla copertura sanitaria e all’indennità di malattia. Qualcuno paventò allora che la legge n.140 potesse nascondere un limite grave e sottovalutato dagli stessi addetti osservatori: mentre da una parte assicurava ai datori di lavoro inaspettati risparmi (non necessariamente utilizzati per investimenti e ristrutturazioni aziendali), dall’altra non offriva ai lavoratori assunti alcuna certezza per il futuro, una volta esaurito il triennio 2015/2017.
La legge ebbe un successo travolgente e un consenso trasversale. Di certo, era diventato molto più conveniente assumere “in regola” che mantenere in vita i vecchi contratti Co.Co. Co. e Co.Pro. di natura atipica. Specie quando questi ultimi nascondevano veri e propri lavori dipendenti fatti passare per lavori di collaborazione.
Alcuni commentatori preferirono essere più prudenti e suggerirono di aspettare la fine dei tre anni per sapere in modo certo e definitivo se i lavoratori interessati sarebbero stati “stabilizzati” al di là della decontribuzione goduta. In attesa di conoscere cosa succederà ai lavoratori alla prossima scadenza dei loro contratti, oggi la realtà vede un dato di fatto indiscutibile: tutti gli imprenditori che hanno assunto lavoratori dal 2015 in poi, con vantaggi anno per anno decrescenti, sono stati “interamente” dispensati dall’obbligo del versamento dei contributi (che qualcuno comunque prima o poi sarà tenuto a pagare!). Unico impegno da rispettare era quello di non licenziare i lavoratori assunti “prima” della scadenza del triennio.
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Chi deve controllare?
Ma in questi tre anni si è fatto qualche passo per verificare che intenzioni hanno le aziende o se, ancora una volta, avranno solo approfittato dei soldi pubblici per incrementare i loro guadagni?
Le forze politiche e le parti sociali dovrebbero darsi da fare in modo costruttivo e da subito. A meno di non voler permettere che i lavoratori della legge n. 190/2014, dopo aver avuto “un assaggio” del sacrosanto diritto alla busta paga e aver magari sognato la possibilità di mettere su famiglia, possano poi vedere i loro sogni e le loro speranze infrangersi con un forzato ritorno al lavoro precario o in nero.