Undici promosse e cinque bocciate. Il monitoraggio del ministero della Salute sul rispetto dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), relativo al 2015, disegna ancora una volta un paese a due velocità. Le cattive notizie, infatti, arrivano tutte dal Sud in particolare Molise, Puglia, Sicilia, Campania e Calabria che si collocano nella classe “inadempiente” che non soddisfa tutti i 35 indicatori della ‘Griglia Lea’. Le mancanze? vaccinazioni, screening, assistenza agli anziani e ai disabili, appropriatezza nell’assistenza ospedaliera.
Fra le Regioni monitorate, in tutto 16, le “promosse” sono Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio e Basilicata.
Sul podio della Griglia Lea per il quarto anno consecutivo, la Toscana, al primo posto per quanto l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza relativamente ai servizi sanitari, anche grazie al tasso di ospedalizzazione in età pediatrica per asma e gastroenterite, che rappresenta in assoluto il miglior risultato a livello nazionale; e il tasso di ospedalizzazione in età adulta per le complicanze del diabete, anche questo il miglior risultato a livello nazionale.
L’inchiesta del Salvagente
Che in campo sanitario in Italia non si sia uguaglianza non lo dimostra solo il rispetto dei Lea. Un’inchiesta realizzata dal Salvagente a settembre, aveva già tracciato la mappa delle disuguaglianze. L’epidemiologo Giuseppe Costa, docente dell’Università di Torino che ha curato il report sulla “Salute disuguale in Italia”, ci aveva confermato che esistono divari territoriali e sociali talmente marcati che modificano perfino l’aspettativa di vita. Spiega Costa nella sua ricerca: “In Italia chi è più povero di capacità e risorse è più esposto a fattori di rischio per la salute, si ammala più spesso, in modo più grave e muore prima”. Per capire meglio: oggi un uomo con la laurea può contare di vivere 5,2 anni in più di chi ha conseguito la licenza elementare e questa differenza nell’aspettativa di vita si riflette anche a livello locale: ci sono 3 anni di differenza nella speranza di vita tra chi vive in Trentino e chi vive in Campania per via della condizione socio-economica. Insomma nelle regioni del Sud e nelle Isole “si muore di più perché sono più numerose le persone di bassa posizione sociale che sono a maggior rischio”.
Ma anche a parità di titolo di studio, il divario lungo lo Stivale è enorme: nel Meridione e nelle Isole un laureato ha un’attesa di vita inferiore a quella di un laureato del Centro Nord.
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