“Lei non ha lavoro? Si metta a verbale che è una prostituta”

“Si metta a verbale che è una prostituta”. Questo si è sentita dire Marta (il nome è di fantasia) in un tribunale dove la sua avvocata, Cathy La Torre, legale e attivista Lgbtq, la stava assistendo per un procedimento di cambio nome e sesso anagrafico.

Marta è una ragazza trans e come tutte le persone in transizione, con un sesso e documenti diversi dall’aspetto esteriore, ha una vita difficile, per tanti motivi, anche quello legato al lavoro perché trovarlo, in queste condizioni, è praticamente impossibile: i dati dicono che il tasso di disoccupazione tra i trans è dell’88%. Ma è stata proprio una domanda diretta sulla sua situazione lavorativa l’unica  che il giudice ha rivolto a Marta: “Senta, lei lavora?”. La donna ha è scoppiata a piangere, difficile avere la lucidità per rispondere che in queste condizioni è quasi impossibile trovarlo. Ed è, infatti, anche per questo motivo che tante persone trans chiedono che la loro condizione anagrafica sia adeguata al genere eletto. Piangendo ha assentito e il giudice, quindi, ha sentenziato: “Si metta a verbale che è una prostituta”.

“Un fatto gravissimo – scandisce La Torre – una domanda non necessaria e anche tendenziosa”.

Infatti, ciò che i giudici di solito fanno in udienze simili – La Torre ne ha seguite centinaia – è cercare di capire il contesto in cui avviene la richiesta di modifica anagrafica: “Chiedono alle persone interessate se hanno relazioni sociali, da quando hanno iniziato il percorso di transizione, che tipo di problemi hanno riscontrato, se sono convinti della scelta”, fa sapere l’avvocata bolognese. Insomma, cercano di capire se la scelta è consapevole fino in fondo, se il chi fa la richiesta è psicologicamente stabile.

L’adeguamento dei documenti al genere eletto è pressoché l’unica strada per avere una vita davvero normale. Oltre tutto, aggiunge La Torre, “non sempre i trans decidono di sottoporsi all’operazione chirurgica perché si tratta di percorsi molto dolorosi che non sempre hanno i risultati sperati e la vita sessuale spesso ne risente molto”.

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L’avvocata di Marta, adesso, è in attesa di conoscere le decisioni del giudice che, per il momento, ha posto la riserva sulla richiesta della sua assistita e dovrà far sapere se la rigetterà o l’accoglierà. Ma probabilmente gli sviluppi di questa vicenda saranno anche altri.