Aflatossine nei formaggi, Adiconsum parte civile al processo

L’Adiconsum si è costituita parte civile nel processo che si è aperto presso il Tribunale di Brescia relativo all’inchiesta sulla presenza di aflatossine nel latte destinato alla produzione di formaggi, Grana padano in particolare. Il processo coinvolte oltre 100 gli indagati, tutti titolari di allevamenti e di due caseifici che dovranno difendersi dall’accusa di “adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari“. Oltre ad Adiconsum, anche Legambiente e il Consorzio di tutela del Grana padano si sono costituiti come parti civili.

La contaminazione dal campo al formaggio

L’inchiesta parte nel marzo scorso quando i carabinieri del Nas, dopo mesi di indagini, sequestrano 4mila forme di Grana padano, perché sarebbero state prodotte con latte contaminato da aflatossine. La materia prima sarebbe risultata contaminata da aflatossina M1,  che è un derivato dell’aflatossina B1 da parte di animali alimentati con mangimi contaminati con aflatossina B1. Quest’ulitma è un fungo tossico, che si sviluppa su cereali, in particolare mais, che la Iarc la classifica nel gruppo 1 ovvero cancerogeno per l’uomo.

Il latte incriminato finito poi ne formaggi sarebbe partito da un allevamento di Leno che di fronte ad un latte contaminato invece di distruggerlo, come prevede la normativa in quanto “rifiuto speciale”, lo ha “diluito” abbassando, in un certo qual modo, la presenza di aflatossina, per poi rivenderlo. A questo punto la contaminazione è stata scoperta grazie alle analisi di autocontrollo effettuate dal Gruppo Ambrosi e dalla Centrale del latte di Brescia che, riscontrate anomalie sulle aflatossine, hanno segnalato il caso alla Asl. Lo stesso Consorzio del Grana padano ha avviato dei controlli specifici.

Adiconsum: “A tutela dei consumatori”

L’Adiconsum, e in particolare la sede di Brescia, si è costituita parte civile nel processo “per salvaguardare la sicurezza alimentare e la tutela dei consumatori sulle cui tavole non possono e non devono finire alimenti pericolosi”. La maxi inchiesta è sostenuta dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani e le udienze andranno avanti fino al 7 febbraio 2017.