Rafforzare la fiducia dei consumatori in un mercato di e-commerce dinamico e complesso. Questo l’obiettivo della “Raccomandazione sul Commercio Elettronico” adottata di recente dall’Ocse secondo cui gli Stati devono aggiornare la normativa a tutela dei consumatori al fine di rispondere efficacemente ai rischi generati dalle nuove forme di commercio on-line – incluse quelle riferibili alle “app gratuite” e agli scambi diretti fra utenti (peer-to-peer) – e garantire alle transazioni su Internet lo stesso livello di protezione offerto al business tradizionale. Quindici anni dopo la prima raccomandazione dell’organizzazione, le percentuali di spesa sono notevolmente aumentate, dall’1 al 7% in Europa fino all’11% negli Stati Uniti.
La nuova Raccomandazione affronta diverse questioni emerse recentemente nell’ambito del commercio elettronico, tra le quali: le transazioni “non monetarie” in cui la fruizione di beni o servizi è solo apparentemente gratuita, ma di fatto scambiata con dati ed informazioni personali; le transazioni consumer-to-consumer; il crescente utilizzo di dispositivi mobili per l’e-commerce e le conseguenti sfide tecnologiche per garantire l’efficacia delle informazioni da fornire ai consumatori (ad esempio, per via delle ridotte dimensioni degli schermi); la privacy e la sicurezza, soprattutto in transazioni Business to Consumers; il ruolo che possono svolgere le Autorità di tutela dei consumatori.
In particolar modo, l’Ocse ha rimarcato più volte la necessità di rafforzare la tutela dei dati personali implementando adeguate misure di sicurezza contro violazioni e cyber-attacchi, ed evitando che le imprese adottino pratiche ingannevoli per la raccolta e l’utilizzo dei dati personali dei consumatori. Particolare attenzione deve essere posta, tra l’altro, alla corretta informazione dei consumatori per consentire loro di esercitare scelte consapevoli, alla riduzione del rischio del furto di identità, alla tutela dei pagamenti on-line.