Alla lettera dell’amministratore delegato di Volkswagen Italia, Massimo Nordio, inviata ai concessionari della rete italiana per chiedere la sospensione immediata delle vendite delle vetture e dei veicoli commerciali Euro 5 equipaggiati con il motore 2.0 diesel TDI (EA 189), al centro dello scandalo delle emissioni falsate, potrebbero seguire a giorni le lettere di richiamo indirizzate ai proprietari di auto che montano quel motore e che attualmente circolano tranquillamente per le strade. Nel mondo la Volkswagen ha già iniziato la procedura di richiamo delle circa 11 vetture coinvolte. In Italia dovrebbero essere un milione.
La lettera arriverà dunque ai clienti della casa tedesca in possesso di un’auto con il motore incriminato, immatricolata prima del 1 settembre 2015. Ricevuto l’avviso di richiamo, gli automobilisti dovranno andare in una concessionaria della rete dove, ovviamente a spese del concessionario, la centralina verrà “ripulita”. A questo punto però si aprono tanti interrogativi.
Dopo che il software vietato verrà rimosso, cosa accadrà? L’auto potrà circolare regolarmente o c’è il rischio di incorrere in qualche sanzione? Il veicolo dovrà essere omologato di nuovo? Rischia di non superare la revisione? Inoltre, che auto si ritroverà tra le mani l’automobilista dopo l’intervento di “pulizia” sulla centralina? Questo, infatti, comporterà inevitabilmente una riduzione delle prestazioni dell’auto e il proprietario avrebbe tutte le ragione per lamentarsi di un’auto con prestazioni peggiori.
Ricordiamo, infine, che i modelli che montano il motore “truccato”, coinvolti nello scandalo, sono Audi, A3, A4, A5, A6, TT, Q3 e Q5; Seat Leon, Altea e Alhambra; Skoda Yeti, Octavia e Superb, Volkswagen Maggiolino, Sharan, Touran, Golf, Passat e Tiguan. In tutto in Italia dovrebbe circolare un milione di automobili che saranno probabile oggetto del ritiro.