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Riproponiamo qui gli argomenti trattati sul numero di Agosto 2015: la mediazione familiare.
Quale è la formazione del mediatore familiare?
Il mediatore familiare, pur avendo di base una formazione sia nelle scienze psico-sociali che nelle scienze giuridiche (può, dunque, essere uno psicologo, un avvocato o un assistente sociale) deve conseguire necessariamente un’abilitazione “ad hoc” attraverso un percorso formativo della durata di almeno due anni. Il suo iter formativo deve essere certificato da apposite scuole di formazione in mediazione che aderiscano agli standard professionali e deontologici europei.
Esistono casi in cui la mediazione familiare è impraticabile?
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Questo intervento è precluso nei casi in cui emergano:
– episodi di grave violenza o maltrattamenti, dimostrati e dichiarati;
– denunce penali in atto perseguibili d’ufficio; episodi di abuso nei confronti dei figli, dichiarati o dimostrati;
– presenza di patologie che inficino l’esercizio della capacità genitoriale e la possibilità di instaurare relazioni interpersonali.
A chi rivolgersi per entrare nel percorso di mediazione familiare?
Esistono servizi territoriali pubblici o convenzionati. Questi sono presenti nel comune della propria città e nel resto del territorio provinciale. La coppia o uno dei due, oltre ad acquisire tutte le informazioni attraverso lo strumento telematico, può recarsi presso il municipio di appartenenza o presso la sua Asl, la quale quasi sempre all’interno del Consultorio ha collocato anche un centro di mediazione familiare. Anche l’ambito privato offre sedi di mediazione di serio livello professionale. Le maggiormente rappresentative in Italia sono: SIMeF, AIMeF, AIMS. Sia nel pubblico che nel privato i centri di mediazione familiare aderiscono a protocolli professionali e deontologici europei.
Quando viene proposta la mediazione?
In genere quando il legale, lo psicologo o il magistrato percepiscono:
– l’evidenza di chi impone e chi subisce nella coppia;
– casi in cui non si riesca a mitigare la rabbia;
– pericolose dinamiche disfunzionali nelle relazioni con i figli;
– l’uso dei figli per tenere legato il compagno