“Ai poteri forti che cercano e cercheranno di ostacolare la legge, io dico con chiarezza: giù le mani dalla class action!”. La risposta netta al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che parla dell’azione di classe come di una legge “contro le imprese”, arriva dal deputato del Movimento 5 stelle Alfonso Bonafede: “Il presidente Squinzi dovrebbe difendere le buone imprese e per questo non dovrebbe temere l’azione di classe, un provvedimento, ricordo, approvato all’unanimità dalla Camera. Chi fa bene a temere questa legge sono invece le grandi società che fino ad oggi hanno fatto il bello e cattivo tempo in virtù della forza contrattuale che avevano sul mercato. Oggi queste imprese devono essere consapevoli che se compiono un illecito, contrattuale o extracontrattuale, avranno meno chance di farla franca: i cittadini non saranno più soli ma potranno riunirsi in un’azione di classe per ottenere un risarcimento”.
“Avrei rinunciato al Jobs Act”
L’Aula di Montecitorio ha approvato mercoledì 3 giugno con 388 voti favorevoli e nessun contrario la riforma della class action presentata dal Movimento 5 stelle e modificata in base a un serie di emendamenti proposti dal Pd. Il provvedimento, che ora passerà all’esame del Senato, prevede una serie di novità, la principale è la possibilità per un cittadino di presentare l’istanza di risarcimento – ovvero di entrare a far parte della classe – anche dopo il verdetto del giudice. Il risarcimento non sarà automatico ma si dovrà presentare un’istanza al Tribunale: se l’interesse leso è simile a quello tutelato dalla sentenza il giudice accorderà il risarcimento senza dover istruire un nuovo processo.
Una novità non da poco che – insieme alla riforma nel suo complesso che rende effettivamente utilizzabile la class action in Italia dopo almeno dieci anni – deve aver contribuito a scatenare l’ira di Confindustria. Il presidente Squinzi ha scorto dietro alla legge approvata in prima lettura “una manina anti-imprese” tanto da arrivare a dire: “Scambierei volentieri il risultato del Jobs Act con questa nuova legge anti-impresa che sta proponendo la class action”.
“Da che parte sta Condindustria?”
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Le imprese temono un “uso strumentale” dell’azione di classe e di dover fare i contri con richieste risarcitorie milionarie. Il deputato del Movimento 5 stelle Alfonso Bonafede, relatore del provvedimento e primo firmatario della proposta di legge, vuol riportare il dibattito “nel merito” del provvedimento: “Le critiche di Confindustria purtroppo non entrano nel vivo dei contenuti della legge che abbiamo approvato. Mi chiedo quale sia il problema? Se oggi dieci cittadini danneggiati da un’impresa o da un gestore di servizi pubblici sono costretti a promuovere dieci cause parallele, con l’azione di classe ne basterà una: si ridurrà il carico pendente sui tribunali e sarà sempre un giudice che dovrà esprimersi nel merito della richiesta”.
Il diritto di rivalsa, ovvero la possibilità di aderire all’azione anche dopo il pronunciamento del giudice, è sicuramente una novità normativa di forte impatto. “Non dimentichiamoci però – precisa Bonafede – che sarà sempre un giudice a valutare l’istanza. In realtà tra le cose che non piacciono a Confindustria c’è il fatto che anche le piccole e medie imprese possono promuovere una class action, ad esempio contro un’azienda più grande di cui sono fornitrici: mi chiedo perché Squinzi non pensa anche a queste imprese. Quali imprese stiamo difendendo? Quelle virtuose o quelle che hanno fatto il bello e il cattivo tempo sulla pelle dei consumatori? Noi sappiamo da che parte stare”.
Uno stimolo per il mercato
Anche Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera e tra i promotori della riforma, al Test ieri spiegava: “La class action rappresenta un modo moderno per tutelare i diritti di tutti i cittadini e i dei consumatori ma, al contempo, non penalizza la stragrande maggioranza delle imprese e delle società di servizi che sono responsabili e serie. Sarà uno stimolo per le aziende per fornire prodotti e servizi migliori”.
L’uscita di Confindustria tuttavia lascia intendere che la partita in Senato non sarà affatto facile nonostante le buone premesse poste dalla Camera. “A Montecitorio – conclude Bonafede – c’è stato un consenso trasversale e un voto chiaro e netto: adesso chi vorrà in Senato compiere un passo indietro dovrà assumersene tutte le responsabilità”.