Università di Torino: l’uso in deroga di pesticidi vietati è una minaccia

PESTICIDI DEROGA

I ricercatori torinesi hanno valutato l’impatto sull’uomo, le api e l’ambiete di sostanze messe al bando dalla Ue eppure approvati in emergenza: “Il 21% di queste autorizzazioni ha permesso l’uso di pesticidi altamente tossici”

Troppi pesticidi vietati vengono autorizzati in emergenza nei campi europei – e spesso anche con procedure in contrasto con la normativa comunitaria – con effetti sulla salute umana, delle api e dell’ambiente.

A questa conclusione è giunto uno studio appena pubblicato su Science of the Total Environment, condotto dal BeeLab, il Laboratorio sulla Salute e sul comportamento degli impollinatori coordinato dal professor Simone Tosi, docente del Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino, ha investigato sull’utilizzo di autorizzazioni emergenziali “in deroga” dei pesticidi e sui conseguenti effetti collaterali per la salute umana, degli impollinatori e dell’ambiente intero.

In presenza di particolari criticità agricole, gli tto a soStati membri possono agire in deroga rispestanze fitosanitarie messe al bando e concedere l’autorizzazione di emergenza (EA) ai pesticidi non autorizzati. Per proteggere la salute dell’uomo e dell’ambiente, si legge nello studio dell’Università di Torino,  le autorizzazioni di emergenza sono consentite solo in circostanze eccezionali di emergenza agricola: il loro uso dovrebbe essere limitato (ovvero non può superare i 120 giorni e una stagione di crescita) e deve essere attuata una ricerca simultanea su strategie alternative.

Cosa avviene invece nella realtà? I ricercatori torinesi analizzando le deroghe concesse negli ultimi 5 anni (in media piu di 600 l’anno) hanno scoperto che:

  • le autorizzazioni di emergenza sono ampiamente utilizzate in tutti gli Stati membri dell’UE (autorizzazioni di emergenza concesse annualmente min-max, 2017-2021 = 593-660);
  • il 12% delle autorizzazioni di emergenza hanno concesso l’uso di pesticidi per un periodo superiore a quanto prescritto dalle normative Ue;
  • il 37% delle autorizzazioni di emergenza sono state concesse ripetutamente nel tempo dallo stesso Stato membro per lo stesso scopo agricolo (vale a dire, per controllare lo stesso parassita sulla stessa coltura);
  • il 21% delle autorizzazioni di emergenza concesse all’uso di sostanze attive non approvate dalla valutazione del rischio (EA-AS tipo 3) che di conseguenza contaminano l’ambiente (il 44% degli studi di biomonitoraggio ambientale ha rilevato EA-AS tipo 3) pur essendo significativamente più tossiche per gli impollinatori rispetto agli AS regolarmente approvati.

“Il nostro studio dimostra che l’ampio uso delle Autorizzazioni d’emergenza nel tempo e nello spazio porta alla contaminazione ambientale da parte di numerose sostanze attive non approvate e altamente tossiche” ha spiegato il professor  Simone Tosi, coordinatore della ricerca. “Viviamo – prosegue – in uno stato di stabile emergenza agricola che agisce in deroga al regolamento europeo, con profonde implicazioni per gli esseri umani, gli altri animali e l’ambiente. Questa ricerca ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di un ambiente e di un’agricoltura più sostenibili e sicuri per gli esseri umani e gli altri animali”.

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L’uso prolungato delle Autorizzazioni d’emergenza e il limitato sviluppo di alternative sollevano preoccupazioni sulla sostenibilità delle pratiche agricole ed i relativi impatti sulla salute a lungo termine. “La nostra ricerca intende facilitare l’implementazione di strategie di controllo sostenibili perché il nostro ambiente diventi più sano e sicuro; infatti, abbiamo descritto le emergenze agricole più frequenti e quindi le ricerche da prioritizzare” ha concluso Luca Carisio, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta e primo autore dello studio.