Arriva la condanna definitiva per la Monsanto – la multinazionale dell’agrofarma acquistata da Bayer – a risarcire il contadino francese Paul François, avvelenato dall’uso dell’erbicida Lasso. La Corte di Cassazione ha rigettato l’offerta della Monsanto per annullare le sentenze risarcitorie alle quali – nella lunga maratona giudiziaria cominciata nel 2007 e conclusa nel 2019 – i tribunali ordinari hanno dato ragione all’agricoltore che ha riportato danni neurologici a seguito dell’uso dell’erbicida Lasso.
Parliamo di un diserbante vietato in Francia dal novembre 2007, ma bandito dal Canada nel 1985, poi in Belgio e nel Regno Unito nel 1992. In Italia è ancora autorizzato e regolarmente in vendita.
Francois è stato intossicato nell’aprile 2004 dopo aver inalato i fumi del diserbante usato per il mais e aveva testimoniato di aver subito gravi danni neurologici e di conseguenza citò in giudizio per oltre un milione di euro (1,18 milioni dollari) di danni la Monsanto. Il tribunale di primo grado accertò nel 2007 che la Monsanto non avesse fornito informazioni sufficienti sui rischi dell’inalazione di Lasso. Nell’aprile 2019, poi, la corte di appello di Lione ha ritenuto nuovamente Monsanto responsabile con la motivazione che il diserbante era un “prodotto difettoso”.
La Bayer, che nel frattempo aveva acquisito Monsanto, ha impugnato la sentenza dinanzi dinanzi alla più alta corte d’appello francese che ora ha stabilito che la Monsanto avrebbe dovuto mettere in guardia sui pericoli rappresentati dal prodotto in serbatoi chiusi, anche se ma non ha stabilito se il Lasso fosse fondamentalmente tossico o meno.